Iacuba, 24 anni, fuggito dal Ghana perché destinato al sacrificio per la morte del nonno, capo tribù e Mustapha, tuareg, obbligato a combattere per il governo libico e fuggito dai ribelli che volevano sgozzarlo sono 2 degli 850 profughi provenienti da Lampedusa e accolti negli hotel della stazione di Napoli. I profughi in Campania sono un’emergenza pronta a esplodere: lo denuncia il portale Napoli Città Sociale con uno speciale – a firma di Alessandra Del Giudice – che spiega come siano già 2.500 i profughi sul territorio regionale, destinati ad arrivare a quota 5.000 entro la fine dell’anno, e come sia del tutto inadeguata la gestione della Protezione civile campana. I profughi, infatti, girano per piazza Garibaldi senza sapere quale sarà il loro destino. Gli hotel deputati a divenire CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo) dalla Protezione civile, delegata dal Governo ad occuparsi dell’emergenza umanitaria, non forniscono che vitto e alloggio, senza alcun servizio di mediazione linguistica, né di orientamento legale, né supporto psicologico, assistenza sanitaria ed attività ricreative come previsto dall’ordinanza ministeriale per l’emergenza umanitaria. I richiedenti asilo non sono avviati ad un percorso di inserimento socio professionale, al contrario di quanto avviene in altre regioni italiane che hanno organizzato tavoli di concertazione tra istituzioni e cooperative sociali per offrire tutti i servizi di prima e seconda accoglienza ai profughi.
Da giugno scorso, i profughi dormono e mangiano in 4 in camere spesso piccole e prive di aria condizionata e viene offerto loro cibo insufficiente o vecchio.
“Il cibo era marcio”, dice alla giornalista del portale napoletano Joseph, nigeriano, che ha vissuto all’Hotel Prati con altri 55 fino alla settimana scorsa ed in seguito alle proteste è stato sloggiato con tutti gli altri. “Alcuni ospiti sono stati spostati a Casoria in 7 in una stanza. Venti profughi di Grottaminarda hanno ottenuto il diniego dello status di rifugiato dalla Commissione di Caserta e hanno vandalizzato la hall dell’hotel. In altri centri si stanno preparando scioperi della fame. La gestione della Protezione civile è pessima e la situazione è esplosiva” – dichiara, senza remore, Jamal Qaddorah, responsabile delle politiche per l’immigrazione della Cgil Campania che per supplire alle carenze del piano di accoglienza tiene corsi di italiano per 600 profughi in alcune scuole nei pressi di piazza Garibaldi. Peggiori sono le condizioni dei profughi risiedenti nelle altre località campane che non possono usufruire dei corsi di lingua e dell’assistenza sanitaria che a Napoli viene offerta dal sovraffollato ambulatorio per immigrati dell’ospedale Ascalesi.
Il piano di emergenza umanitaria stabilisce un costo di 80 euro pro capite al giorno per l’assistenza dei profughi, di cui 47 euro vanno agli hotel per il costo di vitto e alloggio che nella maggior parte dei casi è pessimo.
Senza soldi i migranti sono impossibilitati a comprare generi di prima necessità e in particolare ricariche telefoniche essenziali per contattare familiari: avrebbero diritto ad un ticket giornaliero di 2,50 euro da spendere nei negozi convenzionati con la P.C., ma in 3 mesi hanno ricevuto solo 10 ticket pari a 25 euro. I negozi convenzionati che vendono schede telefoniche sono fuori Napoli così i negozianti lucrano sulle disgrazie dei profughi scambiando 10 ticket (del valore di 25 euro) con 10 euro, rialzando i prezzi e non concedendo resto su una spesa inferiore a 2,50 euro.
Sulla testa dei profughi intanto pende la spada di Damocle del riconoscimento dello status di rifugiato. “Alcuni di quelli giunti a Napoli che si sono rivolti a noi per un aiuto hanno dichiarato di essere stati identificati dalla Questura che, in opposizione alla convenzione di Ginevra, ha comminato loro un articolo 10 bis, reato di clandestinità. Solo in seguito ha formalizzato la richiesta di asilo. Ma questa, collegata al 10 bis, qualora venisse rigettata determinerebbe un’espulsione giudiziaria immediata. E’ gravissimo trattare i profughi da criminali”- denuncia Marika Visconti, presidente dell’associazione L.E.S.S. Onlus responsabile del progetto I.A.R.A. (Integrazione e Accoglienza per Rifugiati e richiedenti Asilo). “L’Italia ha preso l’impegno di risolvere l’emergenza umanitaria – conclude Jamal-. Andrebbe concesso a tutti lo status di rifugiato umanitario”.
E accanto ai profughi si mobilitano, oltre i sindacati e le associazioni, anche i volontari che stanno collaborando con la Cgil allo sportello di tutela legale e all’organizzazione e gestione di corsi d’italiano ed hanno creato l’associazione “Garibaldi 101″. “Questi esseri umani sono scaraventati in una situazione di precaria attesa e prospettive opache da mesi oramai – chiarisce Stefania Abbate-. Al di là delle singole responsabilità nella gestione dell’accoglienza, è lo stesso impianto di base a dover essere seriamente ridiscusso e messo sotto controllo. A tal fine perseguiremo insieme ad altre realtà presenti sul territorio tutte la strade possibili, funzionali al miglioramento della situazione”.
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