“Con l’esplosione e il successo di Facebook e dei vari social network, è aumentato vertiginosamente il numero di pagine, siti, blog e forum dai contenuti apertamente razzisti e xenofobi”. E’ quanto afferma la ricercatrice Paola Andrisani che ha curato la parte sulle nuove forme di razzismo online, all’interno del secondo libro bianco di Lunaria, che sarà presentato domani al salone dell’editoria sociale. Secondo l’autrice del saggio, i bersagli preferiti sono i cittadini di religione musulmana ed ebraica, ma anche i cittadini cinesi e rom, o i migranti in generale. La maggior parte di queste pagine dell’odio sono ideate e create da sostenitori dell’estrema destra nazionalista, da integralisti cristiani, skinhead e negazionisti o da esponenti della Lega Nord. Già 25 volte i media hanno raccontato l’uso del popolare social network in chiave xenofoba da utenti che propagandavano messaggi di odio razziale, ma secondo la ricerca, gli episodi sono molti di più. Nel maggio 2011 Lunaria ha segnalato 120 tra gruppi e profili di Facebook all’Unar e alla polizia postale per i loro contenuti xenofobi e razzisti. Un monitoraggio analogo svolto dall’associazione nell’aprile 2009 aveva evidenziato l’esistenza di 106 gruppi e profili Facebook con contenuti simili.
Si va dai giochi con l’obiettivo di eliminare immigrati irregolari e rom, ai gruppi organizzati che invocano torture e azioni da ku klux klan contro gli stranieri, ai singoli che incitano alla pulizia etnica. All’orrore non c’è mai fine e a volte dietro ci sono anche figure politiche. Con i respingimenti in mare nell’estate del 2009, Renzo Bossi inventa il gioco “Rimbalza il calndestino”, un’applicazione che con un clic fa scomparire le barche dei migranti, vince chi ne respinge di più. Per questo, il figlio del leader della Lega Nord viene denunciato dall’Arci per “istigazione all’odio razziale”. Poi è la volta del gruppo “Lega Nord Mirano” (VE) che con i suoi quattrocento amici utilizza come immagine del profilo un appello choc: “Immigrati clandestini: torturali! È legittima difesa”. Molti gruppi Facebook razzisti nascono da qualche caso di cronaca e di attualità o dall’opposizione alla costruzione di moschee, di campi rom, ai ‘negozi etnici’ o all’ ‘invasione islamica’. Antisemitismo e rifiuto dei migranti sono i filoni più seguiti. Spesso ad aprirli sono nostalgici neofascisti.
Di recente, è ritornato su Facebook un gioco, “Acciacca lo zingaro”, promosso dal circolo romano Forza Nuova Roma Sud ispirato dal rogo in cui hanno perso la vita quattro bambini rom, Raul, Fernando, Patrizia e Sebastian. Prevede punteggi per chi investe uno “zingaro”. Poi c’è la pagina Facebook del gruppo nazionalista e xenofobo “Resistenza Nazionale”.Ma a diffondere l’odio sui social network non sono soltanto realtà organizzate. Le pagine individuali non sono meno pericolose. Nell’aprile 2010 un giovane 22enne di Grantorto, in provincia di Padova, che si definisce “leghista e cristiano”, crea due gruppi: “Grantorto 24 ore di fuoco libero con gli extra disarmati…Chi ci sta???” e “Quelli che girando per Grantorto si chiedono: ma siamo a Kabul?”.
Sempre sul social network, le realtà antirazziste si attrezzano per prendere le contromisure, anche se la disparità di forze è evidente. Le pagine Facebook “Basta con il razzismo su Facebook” e “Segnaliamo il razzismo” sono le uniche in Italia che fanno un monitoraggio quasi quotidiano dei profili e gruppi razzisti sul social media. Hanno entrambe stilato alcune liste che vedono sempre presenti almeno un centinaio di gruppi da segnalare al gestore. “Liste che, purtroppo, non si accorciano mai, in ragione del fatto che questi gruppi vengono continuamente riaperti, una volta censurati” si legge nel libro bianco.
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