Gli incidenti stradali sono il vero killer

Crescita occupazionale per la cooperazione italiana all’estero, aumentano le donne cooperanti e il mestiere diventa sempre più professionale, una scelta lavorativa per la vita e non solo ‘una tantum’. E’ quanto emerge dal dossier “Un mestiere difficile. Cooperazione internazionale, lavorare con le Ong” presentato Roma, a Palazzo Valentini. Fare il cooperante è anche pericoloso: 72 […]

Crescita occupazionale per la cooperazione italiana all’estero, aumentano le donne cooperanti e il mestiere diventa sempre più professionale, una scelta lavorativa per la vita e non solo ‘una tantum’. E’ quanto emerge dal dossier “Un mestiere difficile. Cooperazione internazionale, lavorare con le Ong” presentato Roma, a Palazzo Valentini. Fare il cooperante è anche pericoloso: 72 morti nell’arco di 30 anni e il vero killer non sono le guerre, bensì gli incidenti stradali nei paesi africani. Recentemente, stanno aumentando però anche i casi di attacchi violenti nei confronti degli operatori sanitari e in particolare verso i cooperanti. “In un momento di grande crisi per la cooperazione italiana e internazionale, le persone che partono sono sempre molte e continuano ad aumentare, ma a finanziarli sono fonti diverse dal Mae, sono l’Unione europea, agenzie dell’Onu, la cooperazione decentrata e finanziatori privati – dice Cinzia Giudici, presidente Siscos (Servizi per la Cooperazione internazionale) -“l’aumento altissimo delle donne che lavorano all’estero con le Ong è in controtendenza con i bassi tassi occupazionali femminili nel nostro paese. A parità di competenza, spesso vengono scelte le donne per agire in contesti internazionali”. Secondo Giudici “che si sia innalzata l’età dei cooperanti è un buon segnale perché si è usciti dalla logica ‘una volta nella vita’, le Ong hanno bisogno di professionisti che abbiano maturato una competenza specifica”. E’ positivo che gli operatori invecchiano nelle organizzazioni, questo lavoro diventa il vero mestiere della propria vita. “Le Ong italiane sono africaniste da sempre – continua il presidente Siscos – l’Africa è rimasta la grande protagonista ed è una fortuna perché in molti altri contesti c’è la tendenza ad abbandonare l’Africa, c’è chi ha deciso che non vale più la pena di intervenire in quello che viene considerato un continente alla deriva”. Da sempre il Mozambico vede interventi molto ampi delle Ong italiane. Il mestiere del cooperante non è pericoloso per gli incidenti causati da guerre o da perturbazioni sociali perché le Ong hanno messo a punto sistemi di sicurezza raffinati, invece le cause maggiori di malattia provengono da incidenti stradali che sono killer e da aspetti sanitari che si possono prevenire con un adeguato “staff care”.

A fare il punto sui rischi che corrono i cooperanti è il medico Claudio Ceravolo, presidente della Fondazione Coopi, una delle principali Ong italiane. “Su 30 anni, in cui si stima una presenza media di circa 3900 cooperanti per anno, ci sono stati 687 sinistri globalmente e 72 casi mortali che non sono pochi su popolazione giovane e in buona salute – afferma –  la mortalità di un cooperante è ai livelli di un minatore e più di un camionista o dei lavoratori edili, non è una mortalità bassa”. Il vero big killer da temere sono gli incidenti stradali.  “Un giovane adulto ha 2-3 volte di più la probabilità di morire in un incidente stradale in un paese africano rispetto all’Europa – spiega Ceravolo – è  la causa più frequente, più delle guerre, dei rapimenti, degli attacchi. Questa è la fotografia del passato fino a oggi. Purtroppo, recentemente, il numero degli attacchi violenti sta rapidamente aumentando e richiede attenzione sul futuro, perché soprattutto crescono le vittime fra le Ong”.

Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, sottolinea di credere nella cooperazione allo sviluppo. “Anche se lo spread ha superato i 500 punti, non perdiamo la fiducia e la volontà di provare a costruire un nuovo modello di sviluppo per la nostra comunità – afferma – pure in una situazione drammatica, non si deve dimenticare il mondo della cooperazione. Entro Natale rilanciamo tutti i nostri bandi, malgrado i tagli drammatici agli enti locali, non abbiamo mai tolto neanche un centesimo alle risorse sulla cooperazione internazionale,ci sembrava un buon segnale che non si colpissero sempre gli ultimi, confido che nei prossimi due anni manterremo questo impegno”. Savino Pezzotta, deputato e presidente del Consiglio italiano per i rifugiati critica la politica governativa che continua a tagliare su questo settore. “Le ultime manovre economiche hanno mostrato che la cooperazione non è all’ordine del giorno nei programmi governativi – dice – la convinzione diffusa è che la cooperazione sia marginale e riguardi solo i ‘bravi ragazzi’, invece dal dossier emerge che la cooperazione può essere una risposta a un’idea di lavoro. Inoltre in un momento in cui se uno va all’estero e dice che è parlamentare non è solo Sarkozy che si mette a ridere, divulgare e fare apprezzare la cooperazione, non solo temporanea che segue un moto del cuore, può aiutare l’immagine dell’Italia nel mondo”.

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