Rimasti nel cassetto per una oltre dieci anni, dopo la prematura scomparsa di Valentina Donatelli, la giovane studiosa che li aveva “scoperti” e tradotti, sono stati finalmente pubblicati in italiano i racconti abruzzesi di Heinrich Federer (1866-1928), lo scrittore svizzero sceso in Italia all’inizio del secolo scorso, che aveva trovato ispirazione tra le montagne d’Abruzzo.
A dieci anni dalla scomparsa di Valentina, la pubblicazione, edita da D’Abruzzo-Menabò, sarà presentata sabato 12 novembre 2011 – alle ore 17 – nella sala consiliare del Comune di Montesilvano. Oltre al sindaco Pasquale Cordoma, interverranno Gaetano Basti, editore, Antonio Bini, allora dirigente del turismo della Regione – che ha curato l’introduzione al libro, Giovanna Ruscitti e Cristiana Bonanni. Modererà l’incontro la giornalista Eleonora Sasso.
Federer va oltre la visione romantica e contemplativa dei paesaggi arcadici non di rado ricorrente in altri viaggiatori ottocenteschi che si erano avventurati nella regione. Lo scenario naturale delle montagne è certamente lo sfondo inscindibile di una continua ricerca che appare continuamente tesa a comprendere e interpretare l’animo di contadini e pastori abruzzesi, talvolta con una denuncia delle problematiche sociali, anche quando la sua attenzione si pone sui santi e la devozione popolare.
La visione dell’Abruzzo sembra molto vicina alla nota sintesi che opererà anni più tardi Silone, secondo cui “L’Abruzzo è stato, attraverso i secoli, prevalentemente una creazione di santi e di lavoratori. Dopo averne capito le montagne, che sono il corpo, per scoprire l’interna struttura morale dell’Abruzzo bisogna conoscerne i santi e la povera gente”.
Come un viandante instancabile, Federer si muove soprattutto tra piccoli paesi – di cui reinventa i nomi quasi per proteggere l’intimità della loro gente – la cui umanità trovava più vicina alla propria sensibilità, tanto da giungere ad affermare che il cuore del popolo italiano si trovasse soprattutto nelle valli dell’Abruzzo.
Oltre al racconto che dà il titolo al libro – Una notte in Abruzzo – la pubblicazione comprende altri otto racconti: Dove si trova la vera Italia ?, Sibilla Pagni e Taddeo Amente, I felici apatici, L’Aquila, Il democratico in convento (a proposito di San Bernardino da Siena), In America, Restituitemi la mia natura selvaggia (Pietro da Morrone), Il santo sul valico.
Gli abruzzesi conoscono poco la propria regione, scriveva Federer. Un dato che probabilmente non è cambiato di molto da quando lo scrittore svizzero scese per la prima volta in Italia nell’anno 1902 e questo nonostante l’Abruzzo sia profondamente mutato negli ultimi decenni, attraverso processi di modernizzazione che sembrano muoversi parallelamente con la rimozione del patrimonio culturale del passato.
Proprio l’edizione italiana dei racconti di Federer – impreziosita da inedite incisioni di autori stranieri – può essere l’occasione per avvicinarsi alla comprensione di quanto rimane oggi dell’Abruzzo di ieri.
Come si è accennato, l’edizione italiana di Eine nacht in in den Abruzzen (1917) si deve alle ricerche e alle traduzioni di Valentina Donatelli, giovane studiosa scomparsa a Montesilvano il 4 novembre 2001. I suoi studi sullo scrittore svizzero si collocano nel contesto della straordinaria esperienza di divulgazione del patrimonio culturale regionale sviluppata nel biennio 1999-2001, nell’ambito del Progetto Comunicazione Giubileo promosso dalla Regione Abruzzo – Servizio Sviluppo del Turismo – che fu proclamato a Roma l’8 maggio 2001 vincitore del premio FORUM PA – 2001. Un intenso periodo in cui Valentina contribuì con passione e professionalità ad avviare processi di comunicazione internazionale dell’Abruzzo.
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