Festa dei Maestri Sarti Abruzzesi e Marchigiani dell’Accademia Nazionale dei Sartori

I maestri sarti abruzzesi e marchigiani hanno celebrato Domenica 13 novembre 2011 nella città di Teramo la tradizionale festa di sant’Omobono nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Dopo la santa messa nel Duomo di Teramo officiata da don Gabriele Orsini, gli accademici dell’alta moda su misura hanno partecipato alla conviviale organizzata dal cav. Domenico Facciolini, consigliere […]

I maestri sarti abruzzesi e marchigiani hanno celebrato Domenica 13 novembre 2011 nella città di Teramo la tradizionale festa di sant’Omobono nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Dopo la santa messa nel Duomo di Teramo officiata da don Gabriele Orsini, gli accademici dell’alta moda su misura hanno partecipato alla conviviale organizzata dal cav. Domenico Facciolini, consigliere dell’Accademia Nazionale dei Sartori di Roma, presidente dell’Assosarti di Teramo, vincitore delle Forbici d’Oro e del XXIX Congresso Mondiale dei Sarti a Parigi. Mario Napolitano, presidente dell’Accademia Nazionale dei Sartori, nel suo indirizzo di saluto, ha manifestato grande stima e cordialità. “In occasione dei festeggiamenti del Patrono della nostra categoria S. Omobono – ha dichiarato il presidente Napolitano – desidero farti i miei più vivi complimenti per l’impegno associativo che sempre dimostri nei confronti della nostra categoria. Un caro saluto a tutti i sarti presenti all’incontro. Auguri vivissimi e ancora grazie!”. La festa dei sarti è un’occasione speciale per riscoprire i valori di un mestiere, o meglio di un’arte, quella sartoriale dell’ago e del filo, purtroppo oggi in via di estinzione. Sono pochissime le botteghe artigiane ancora aperte sul territorio. Oltre a essere patrono di Cremona, Omobono Tucenghi (prima metà secolo XII – 13 novembre 1197), la cui festività religiosa si celebra il 13 novembre, è protettore di mercanti, lavoratori tessili e sarti, come ci ricorda Régine Pernoud nel suo libro “Storia della borghesia in Francia. Dalle origini all’inizio dell’età moderna”. Omobono fu commerciante di stoffe stimatissimo in città. Era abile negli affari e ricco. Ma il denaro – nella sua concezione della ricchezza, vista non fine a se stessa – per Omobono era per i poveri. Un “fondamentale” cristiano, etico e morale che dovrebbe far riflettere chi di dovere in questi tempi. La sua azione lo portò ad essere un testimone autorevole in tempi di conflitto tra Comuni e Impero (Cremona era con l’imperatore). Quando morì d’improvviso, il 13 novembre del 1197 durante la celebrazione della Santa Messa, subito si diffuse la sua fama di santità. Innocenzo III lo elevò agli altari già due anni dopo. Un santo laico, un santo imprenditore, un commerciante del ramo tessile posto sugli altari ottocento anni fa. Proclamato patrono cittadino dal Consiglio generale di Cremona nel 1643, sant’Omobono è venerato oggi anche come protettore delle partite Iva. Riposa nel Duomo di Cremona. La festività intende far riscoprire che cosa significa per i sarti onorare la massima professionale (o meglio, il loro giuramento!): un abito su misura è solo a misura d’uomo. In Abruzzo, quando si parla di ago e filo, la memoria corre subito al grande maestro accademico Gaetano Tritapepe, una delle più brillanti firme della sartoria italiana, scomparso qualche tempo fa. Famoso in Italia e in tutto il mondo, Gaetano seguì le orme di suo padre, il talentuoso Pasquale Tritapepe. “L’Italia con la scomparsa del carissimo amico Gaetano Tritapepe perde uno dei pionieri della Sartoria nazionale: uomo colto, buono e un validissimo collega, il Maestro accademico Gaetano Tritapepe sarà sempre nei nostri cuori” – ricorda Domenico Facciolini. Tutto ebbe inizio cento anni fa: proprio nel 1909 il giovane e talentuoso maestro Pasquale Tritapepe elesse come sua patria Castellamare Adriatica, l’attuale Città di Pescara. Nato il 5 aprile 1890 ad Atri (Te), conseguì ben presto un conclamato successo a Roma, dove si era trasferito da adolescente. Famoso per il suo spirito schietto e vitale, artista del taglio e genio del cucito, Pasquale si conquistò ben presto l’epiteto di “Principe”, in virtù anche dei servigi prestati a Casa Savoia. La seconda generazione di maestri sartori passa il testimone al figlio Gaetano (Nino) che eredita l’attività nel 1951, animato per oltre 50 anni dallo spirito del padre. Da tutti riconosciuto quale indiscusso “Arbiter Elegantiarum”, tanto da essere insignito dall’Accademia Nazionale dei Sartori del prestigioso Premio “Vita Di Sarto” nel 1999. La terza generazione della prestigiosa firma Tritapepe, trova il suo approdo in tre giovani talentuosi sarti pennesi. Che entrano giovanissimi alle dipendenze della Ditta Brioni (famosa anche per aver vestito, presidenti, re, regine e l’agente segreto “007” James Bond al servizio di Sua Maestà Britannica) di conclamata risonanza nazionale ed internazionale. Appassionati del mestiere di sarto, i tre seguono con zelo e determinazione i corsi di specializzazione di taglio e cucito, ottenendo consensi e favori dai Maestri Accademici che li seguono, tanto da ricoprire ruoli delicati di responsabilità e precisione nei vari reparti per la messa in opera dei loro abiti su misura. Nel settembre 2006 il desiderio di immortalare un marchio di indiscussa e peculiare fama, si concretizza in un incontro speciale dei tre pennesi con il Maestro Gaetano Tritapepe. Che “adotta” la competenza e la vocazione dei tre giovani allievi Andrea Cocchini, Angelo Saraceni, Gianluca Petronio dell’Accademia Nazionale dei Sartori, la più antica Università dei Sarti, fondata per volontà di Papa Gregorio XIII. Il felice e fortunato sodalizio nasce sulle ali della competenza e dell’entusiasmo della Famiglia Tritapepe. La comune passione e l’intraprendenza di tradurre le competenze acquisite in un progetto autonomo, vengono recepite e concretizzate dal nobile e disinteressato animo del maestro Gaetano Tritapepe, il quale cede ai tre talentuosi giovani l’attività, convinto che il marchio familiare oltrepasserà finalmente il traguardo del secolo e della nazione, nello spirito e nella vocazione del capostipite. All’insegna dell’evoluzione del taglio. Perché la moda è una scelta di stile, “vestita” sulla persona, non esclusivamente ai tempi. Nelle sartorie su misura, solo chi si ama si veste magnificamente. Ed allora, asole rigorosamente a mano, accortezza in ogni piccola rifinitura e particolare, attenzione anche alla proposta dei tessuti accuratamente ricercati, per dare un tocco di personalità ad ogni abito, materialmente cucito addosso a chi deve vestirlo. I maestri sarti lavorano nelle nostre botteghe artigiane per creare ricchezza reale in Italia e nel mondo. Tutti ricordano il grande successo conseguito a Parigi dal maestro Domenico Facciolini al 29° Congresso Mondiale dei Maestri Sarti. Suo fu, infatti, il primo premio che la Giuria internazionale volle assegnare all’abito italiano su misura (attualmente a Parigi) più originale, elegante e perfetto nel taglio e nel cucito: una vittoria che Domenico Facciolini, firma dell’alta moda abruzzese, condivide nel mondo soltanto con pochi altri colleghi. Il congresso mondiale dei maestri sarti è un evento prestigioso che si svolge con l’attiva partecipazione di maestri sarti artigiani provenienti da tutto il mondo. La sua prima edizione si svolse a Bruxelles nel 1910 con la partecipazione di 250 Maestri Sarti di 15 nazioni. Durante il Congresso venne istituito il Comitato esecutivo internazionale della Federazione Mondiale dei Maestri Sarti, presieduto dal fondatore Jacques Frickx, eletto presidente della Federazione, stabilendo anche la cadenza biennale del congresso. Che, tuttavia, nei primi anni non fu rispettata a causa della prima guerra mondiale e della generale recessione economica del 1929. Per i successivi congressi mondiali dobbiamo attendere il 1937. All’epoca si svolse a Parigi alla presenza di un centinaio di maestri sarti. Poi a Zurigo nel 1939. Poi a Londra nel 1950, dove si svolse il quarto congresso mondiale dei maestri sarti. Da quella edizione in poi il congresso ha proseguito il suo percorso naturale durante gli anni seguendo la cadenza biennale stabilita nel corso della sua prima edizione, riscuotendo sempre più successi e mantenendo un ruolo fondamentale nel panorama degli eventi che vedono coinvolta l’alta sartoria internazionale. Le città che negli anni hanno ospitato il congresso sono diventate per l’occasione crocevia di alta moda e cultura, fornendo un magnifico sfondo scenografico alle passerelle dalle quali si sono potute ammirare creazioni uniche di alta fattura sartoriale, realizzate da maestri sarti provenienti dai vari Paesi, ciascuno con il proprio bagaglio culturale e sociale, ma uniti dalla passione per uno dei mestieri più antichi, più nobili e più belli del mondo. Il 34° Congresso svoltosi a Roma la scorsa estate, è stata l’occasione per festeggiare il 100° Anniversario della Federazione Mondiale dei Maestri Sarti. Non solo. La Presidenza mondiale il 9 agosto 2011 ha eletto Mr. Kim Yong-Earn della Corea del Sud, nuovo Presidente mondiale per il prossimo quadriennio.

Per salvare l’Alta Sartoria su misura delle nostre botteghe artigiane italiane, del made in Italy che crea ricchezza reale, è giusto che si facciano avanti giovani volenterosi che abbiano voglia di imparare a maneggiare ago, filo, metro e forbici. Ma è altrettanto giusto che lo Stato faccia la sua parte nei nostri territori, con la scuola e l’università. “In un momento in cui tutti parlano di crisi – fanno sapere i maestri sartori accademici – noi vogliamo dare fiducia ai giovani, aiutandoli ad avvicinarsi ad un lavoro impegnativo ma ricco di soddisfazioni. Vogliamo offrire a una nuova generazione di aspiranti sarti la possibilità di seguire le orme degli antichi maestri”. Forte del suo glorioso passato, l’Accademia Nazionale dei Sartori, guarda al futuro, grazie alla Chiesa Apostolica che giustamente riconosce nei giovani (Magistero, Gmg, Congressi Eucaristici, Cei, Associazionismo cattolico) la speranza di un avvenire migliore, più prospero per tutti, più umano. Alle nuove leve che sono sempre più scarse in questo settore artigianale, è affidato il futuro della sartoria italiana. Per attirare i giovani nelle botteghe artigiane, per dimostrare quanto si possa imparare seguendo l’insegnamento dei più esperti, bisogna sapere ascoltare. “Il sarto – fa notare il presidente Mario Napolitano – ha da sempre rappresentato quel elemento di equilibrio tra la contemporaneità e la tradizione, dove l’eleganza è soprattutto personalità. Questo equilibrio è sempre stato per i Maestri Sartori un punto di forza nella continua valorizzazione del grande impegno artigianale. I valori protetti e sostenuti dall’Accademia sono l’’eccellenza della tradizione sartoriale italiana e il lusso di sentirsi unici, indossando un abito tagliato e cucito su misura”. E poiché l’alta sartoria italiana è diventata lo status symbol di James Bond che veste l’impeccabile smoking nero con rifiniture in ottomana di seta, bottoni speciali in corno e revers a lancia ricoperti di grosgrain, potete immaginare le potenzialità di un’arte sapienziale su misura che unisce popoli e culture. Antichi e nuovi pezzi della nostra moda e della nostra storia debbono e possono risorgere in aziende formato famiglia che trovano nelle nostre città il cuore dei loro dettagli, tanto da dotarsi in alcuni celebri casi di uno chef  mastertailor, ossia del capo-sarto pronto a girare il mondo per arrivare in casa dei clienti sempre più esclusivi attratti dalla qualità che sono l’Italia sa dedicare a un abito su misura, opera d’arte e d’ingegno. Mediamente per fare un vestito servono dalle 18 alle 22 ore, dai 5 ai 7mila punti a mano e fino a 220 passaggi di lavorazione dei quali solo 80 di stiratura. La perfezione, dunque, è di casa nelle nostre botteghe artigiane. Il nostro made in Italy sartoriale territoriale, è tradizione, esclusività, appeal di marchio d’altissima gamma, unico e prestigioso, con fortissime potenzialità nei mercati emergenti, soprattutto asiatici, dove l’abbigliamento maschile di lusso cresce a ritmi importanti. La moda italiana è davvero la prima nel mondo perché i nostri maestri sarti eccellono in preziosità dei materiali, leggerezza, comfort insuperabili. I giovani italiani trovano già la giusta cornice per creare nelle loro città il proprio futuro sui pilastri dei loro maestri fondatori, celebrando l’eccellenza di abiti da uomo e da donna fatti a mano con l’esclusività e l’ottimo servizio che li contraddistingue in un’atmosfera sempre conviviale. La storia dell’alta moda si ricostruisce sugli abiti e sui loro creatori, i sarti e le sarte, ma anche sui bozzetti, sui cartamodelli, sulle stoffe, gli atelier e le imprese, che alimentano documenti, testimonianze e creazioni stilistiche. Per studiare quella del secolo scorso è nato il progetto “Archivi della Moda del ‘900”, tenuto a battesimo dal Ministero per i Beni culturali e ambientali. In diverse regioni italiane si tengono dei seminari per accendere i riflettori sul territorio, raccogliere materiale nuovo e mettere in evidenza le eccellenze tipiche di ogni parte d’Italia. Se i sarti abruzzesi nel mondo dell’alta moda si sono resi protagonisti di un clamoroso successo convincendo nobili, attori hollywoodiani, magnati americani e tutti gli amanti della bella tradizione italiana, a passare all’italian style, allora c’è una speranza, sicuramente razionale e dominante, di risurrezione economica, morale, etica, politica, sociale e culturale. Come si evince dagli “Archivi della Moda del ‘900”, un progetto triennale nazionale il cui obiettivo è di recuperare e valorizzare l’immenso patrimonio della moda italiana, i fatti positivi superano di gran lunga ogni aspettativa. Il progetto è elaborato dall’ANAI e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Direzione Generale per gli Archivi e Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali ed il diritto d’autore e Direzione Generale per l’organizzazione, gli affari generali, l’innovazione, il bilancio ed il personale) con il coinvolgimento di numerose e prestigiose istituzioni. Nasce da un’esigenza conoscitiva e conservativa verso un’eredità e un’identità a rischio di dispersione, ma oggi più che mai elemento vitale per la promozione e l’innovazione del made in Italy. Gli archivi sono miniere di informazioni per la ricostruzione della storia di molte aziende del settore e il progetto si propone di conoscerli e salvaguardarli per una coraggiosa ricognizione del Sistema Moda, sullo sfondo delle capitali della moda in Italia e nel mondo: da Firenze a Milano, da Roma a Parigi, da Londra ad Anversa, da New York a Tokyo. Un’intensa attività di ricerca, censimento e informatizzazione degli archivi è in corso in varie Regioni (Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Campania, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Puglia, Abruzzo, Sicilia) con il coordinamento delle Soprintendenze archivistiche del MiBAC. A questa attività si affianca l’organizzazione di seminari tematici realizzati dall’ANAI, per far emergere le diverse specificità territoriali e rendere fruibile un ampio spettro di fonti.

Nicola Facciolini

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