Fiducia al Senato con 281 voti favorevoli e 25 contrari (della Lega) al governo Monti. Quindici assenti al voto, tra cui cinque senatori a vita: Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi Montalcini, Sergio Pininfarina, Oscar Luigi Scalfaro. Maggioranza dunque su un programma articolato e ambizioso in cui prefigura interventi su temi quali Ici, pensioni, lavoro. Sostegno di tutti i principali partiti, Lega a parte. Monti respinge le accuse di un governo dei poteri forti, compiacente con l’asse franco-tedesco. Oggi la fiducia alla Camera.
Monti ha riconosciuto che il governo è nato in spirito costruttivo e unitario in una situazione di emergenza, l’ha denominato “Governo di impegno nazionale”: significa assumere su di sé il compito di rinsaldare le relazioni civili e istituzionali fondandole sul senso dello stato.
Monti ha detto: “Ho inteso fin dal primo momento il mio servizio allo Stato non certo con la supponenza di chi, considerato tecnico, venga per dimostrare una asserita superiorità della tecnica risposto alla politica. Spero che il mio governo potrà contribuire in modo rispettoso e con umilità a riconciliare i cittadini e le istituzioni, i cittadini e la politica”.
L’Europa sta vivendo i giorni più difficili dal secondo dopoguerra. “Non illudiamoci che il progetto europeo possa sopravviere se fallisce l’euro”: la fine dell’euro disgregherebbe il mercato unico. Il futuro dell’euro dipende anche da ciò che farà l’Italia.
“Gli investitori internazionale detengono la meta del nostro debito”: dobbiamo covincerli che si lavorerà per abbassare il rapporto tra pil e debito che è allo stesso livello di 20 anni, il terzo tra i paesi Ocse.
Le parole chiave del programma: rigore di bilancio, crescita, equità. “Saranno necessari sacrifici, ma vanno imposti sotto il segno dell’equità”: maggiore sarà l’equità, più facile sarà accettarli.
Il programma del governo Monti si compone di due parti ciascuna con obiettivi e tempi diversi: provvedimenti per l’emergenza in atto, da un alto; provvedimenti per sviluppo e crescita dal’altro per modernizzare le strutture economiche e sociali nel quadro di una nuova coesione territoriale e sociale. Il governo Monti è senza alcun dubbio se non proprio “un comitato d’affari”- come afferma Bruno Giorgini, in una sua analisi – certamente un governo diretto della borghesia finanziaria e delle professioni.
Monti è certo che vorrà riscrivere il patto sociale e ridefinire la collocazione e l’azione dell’Italia in Europa. Ma l’Italia è in un periodo davvero buio, perché la crisi è, come ormai dicono tutti o quasi, sistemica e mondiale. Rimane, infatti, ancora alta la tensione sul mercato dei titoli di Stato europei. Oggi scende leggermente sotto quota 500 punti il differenziale dei titoli di stato italiani e spagnoli rispetto al Bund tedesco. Per i Btp 10 anni lo spread e’ a 498 punti per i Bonos a 496. Cala la tensione sui titoli francesi con l’indicatore di rischio che si posiziona a 175 punti. Riduce il calo dell’apertura Piazza Affari, il cui indice Ftse Mib cede lo 0,18% a 15.163 punti, favorito da Unicredit (1,07%), che ha invertito la rotta rispetto al calo iniziale. Fiacca Intesa Sanpaolo (-0,25%), che oscilla intorno alla parita’. Bene Campari (+1,79%) e Italcementi (+0,95%) a differenza di Finmeccanica (-1,88%) e Luxottica (-1,61%), mentre corre la rivale Safilo (+5,63%), tra i titoli minori, che si e’ aggiudicata gli occhiali da sole di Polaroid. Giu’ Eni (-0,44%) e Fiat (-0,85%).
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