L’imprenditore che dal nord arrivava a sud per portare profitto e benessere, in una terra dove il lavoro si trovava solo facendo le valigie e un biglietto di sola andata, era stato definito “il miracolo del Conte Rivetti”. Un miracolo che per anni ha assicurato il lavoro a intere famiglie calabresi e lucane. Tutto comincia alla fine degli anni ’50 quando Stefano Rivetti, Conte di Val Cervo, lascia il Piemonte e approda in Basilicata. Sono gli anni della Cassa per il Mezzogiorno e delle Leggi Speciali, gli anni degli “aiuti per lo sviluppo del sud”, e per lo stabilimento tessile di Praia a Mare, Rivetti prese un finanziamento a fondo perduto pari al 20% del costo dell’intera costruzione, scatenando le ire dei parlamentari meridionali del tempo che nel Senato della Repubblica scagliarono anatemi contro l’uso di questi fondi per finanziare gli imprenditori del nord.
Allora la Calabria era priva dei servizi essenziali, ma Rivetti, con il suo stabilimento tessile, portò l’agognato lavoro. Da Praia a Mare, da Tortora, ma anche da Sapri e da Maratea. Gli operai che lavoravano tra le mura dello stabilimento Marlane arrivavano anche da lontano. Ma non sapevano che quel miracolo si sarebbe trasformato in un’opportunità negata. E che, molti di loro, dalla fabbrica sarebbero usciti con gravi neoplasie.
Ancora oggi i cimiteri di queste città sono costellati di volti incastonati nel marmo, che testimoniano quanto sia stato alto il prezzo del millantato benessere e dello sviluppo industriale del sud Italia. Operai morti all’età di 35 anni. Vedove rimaste sole con cinque figli a carico. La storia della Marlane di Praia a Mare è la storia dell’industrializzazione di una parte consistente della Calabria, fatta di corsi e ricorsi. Ma anche di tolleranza e rassegnazione. E nel cuore della città di Praia a Mare, oggi, resta la piazza dedicata al Conte Rivetti, mentre per gli operai, invece, nulla. Neanche un vicolo stretto. Ma le tracce del Conte di Val Cervo sono rimaste anche in Basilicata, dove il Conte aprì il “Lanificio R1” di Maratea. Lì, arroccata sulla montagna, ancora oggi la statua del Cristo, costruita da Rivetti a sua immagine, sovrasta il mare cristallino di Maratea. Intanto, negli anni le lane prodotte dallo stabilimento diventano il fiore all’occhiello del tessile meridionale e vengono vendute come forniture per le divise dello stato, mentre la fabbrica passa di proprietà in proprietà. Prima viene rilevata dall’IMI (Istituto Mobiliare Italiano), poi dall’ENI e, infine, dalla Lanerossi. E nel 1987, quando il Gruppo Marzotto rileva la Lanerossi, la Marlane diventa di sua proprietà. Nel 2004 lo stabilimento sarà definitivamente dismesso. E i suoi macchinari saranno smontati bullone dopo bullone e portati i Romania. Del miracolo del Conte Rivetti oggi restano solo scheletri di pareti. Edifici abbandonati in cui trova rifugio qualche senza tetto. Una fine beffarda, per quello che doveva rappresentare il volano di sviluppo delle terre del sud.
Giulia Zanfino
Lascia un commento