Pubblicate oggi, martedì 22 novembre, sulla Gazzetta Ufficiale della Ue, il nuovo regolamento europeo sulla etichettatura degli alimenti: un aggiornamento importante di quella che era una direttiva risalente al 1979, una nuova normativa che estende l’obbligo di esplicitazione della provenienza di tutte le carni fresche. Le novità principali sono la tabella nutrizionale, gli allergeni in evidenza nell’elenco degli ingredienti, una dimensione minima per i caratteri con cui sono scritte le etichette, il divieto di indicazioni fuorvianti. Come già detto, le sostanze che possono provocare allergie dovranno essere segnalate con richiami grafici e fornite anche per i cibi non imballati. Tutti gli additivi alimentari, oltre ad avere un’utilità dimostrata, devono essere sottoposti ad una valutazione di sicurezza completa e rigorosa prima di essere approvati per l’uso. Il principale organismo europeo di valutazione della sicurezza è il Comitato Scientifico dell’Alimentazione Umana della Commissione Europea (SCF – Scientific Committee for Food). Sempre a livello internazionale, esiste il Comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari (JECFA – Joint Expert Committee on Food Additives) dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il Comitato Scientifico dell’Alimentazione Umana (SCF) incoraggia l’impiego di un livello minimo di additivi negli alimenti. Per assicurarsi che le persone non oltrepassino la DGA consumando in misura eccessiva un prodotto o troppi prodotti contenenti un particolare additivo, la regolamentazione europea esige che vengano condotte ricerche per esaminare il livello di assunzione di tali additivi da parte della popolazione e che vengano corrette le eventuali alterazioni delle modalità di consumo. Se occasionalmente il consumo giornaliero dovesse superare la DGA, è difficile che si verifichino effetti dannosi dato l’ampio margine di sicurezza che è stato fissato e che è basato su un fattore 100. Tuttavia, se la valutazione di consumo indicasse che le “dosi giornaliere ammissibili” dovessero essere regolarmente superate da alcune particolari categorie di popolazione, il Comitato Scientifico dell’Alimentazione Umana potrebbe ritenere necessario diminuire i livelli di additivi nei prodotti alimentari o ridurre la gamma degli alimenti in cui tali additivi sono permessi. Nel mirino coloranti, tartrazina, glutammato monopodico, solfiti e aspartame, sostanza ad elevato potere dolcificante (ottenuta anch’essa da aminoacidi presenti in natura, ossia acido aspartico e fenilalanina) è stato accusato di molteplici effetti negativi. L’obiettivo delle nuove regole è quello di rendere più semplice per i consumatori scoprire i segreti dei prodotti esposti sugli scaffali dei supermercati e creare omogeneità in tutta Europa. Rivoluzione anche per quanto concerne l’informazione fornita al consumatore: sull’etichetta dovranno infatti comparire le fondamentali informazioni nutrizionali e l’eventuale presenza di allergeni, vigerà inoltre il divieto di informazioni fuorvianti e, infine le dimensioni delle diciture riportate sull’etichetta dovranno essere non inferiori all’1,2 mm; 0,9 se la confezione del prodotto è particolarmente ridotta. Il Regolamento introduce nuovi requisiti in materia di etichettatura. Le indicazioni obbligatorie dovrebbero in particolare riguardare l’identita’ dei prodotti alimentari, la loro composizione e le loro caratteristiche nutrizionali, la loro origine e la loro utilizzazione sicura (durata, impatto e rischi di conseguenze nocive sulla salute). L’etichettatura nutrizionale includerà indicazioni obbligatorie tra cui il valore energetico, la quantità di alcune sostanze nutritive che rientrano nella composizione, i grassi, gli acidi grassi saturi, i carboidrati con specifico riferimento agli zuccheri e al sale. Sarà altresì obbligatorio indicare il Paese di origine per la carne suina, ovina, caprina e il pollame. La carne bovina, invece, e’ gia’ stata “normata” dopo lo scandalo della mucca pazza. Si dovra’ indicare se il prodotto e’ scongelato, se l’involucro degli insaccati e’ commestibile, il nome degli oli vegetali, le sostanze allergiche, ecc. Le nuove regole stabiliscono inoltre che le informazioni sugli allergeni dovranno essere fornite anche per i cibi non imballati, ad esempio quelli venduti nei ristoranti o nelle mense. La scritta “oli e grassi vegetali” dovrà essere abbinata all’indicazione del tipo di oli o grassi utilizzati. I consumatori non devono essere fuorviati dalla presentazione degli imballaggi alimentari, riguardo all’aspetto, alla descrizione e alla presentazione grafica, che saranno resi più comprensibili. Riguardo all’imitazione dei cibi, è stato previsto che – riferisce la Coldiretti – gli alimenti simili ad altri, ma prodotti con ingredienti diversi, come i “simil-formaggi” prodotti con materie vegetali, dovranno essere facilmente identificabili. La carne ottenuta dalla combinazione di più parti di carni dovrà essere indicata come “carne ricomposta”, lo stesso varrà per il pesce, che sarà indicato come “pesce ricomposto”. Quando la presenza nel prodotto finito dell’acqua aggiunta è superiore al 5% è obbligatorio indicarlo in etichetta. Le bevande diverse da tè, caffè e dai drink a base di tè e caffè con un tenore maggiore di 150 mg/l devono riportare sull’etichetta oltre alla scritta “Tenore elevato di caffeina” (introdotta nel 2003), l’avvertenza “Non raccomandato per bambini e donne in gravidanza o nel periodo di allattamento”. Gli stati europei avranno tre anni di tempo per adeguarsi completamente alla nuova normativa. Soddisfatte le organizzazioni agricole che però sottolineano come i tempi siano ancora lunghi per altri provvedimenti altrettanto attesi. Dovremo infatti aspettare due anni per leggere sull’etichetta l’origine dei prodotti animali trasformati, come i prosciutti e i salumi e addirittura tre per sapere da dove arrivano latte e derivati.
Carlo Di Stanislao
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