Gli enti religiosi attraversano un periodo di grande difficoltà, in peggioramento e persino drammatico. I tagli dei contributi regionali e la diffusa gratuità dei servizi prestati sono le principali cause di questo stato di crisi. Anche le offerte, negli ultimi 2-3 anni, sono in diminuzione. Lo evidenzia la ricerca “Mondo cattolico, terzo settore e comunità: il rapporto con il mercato in tempi di crisi economica”, affidata dalla Settimana della vita collettiva a Lexis Ricerche e Gruppo Areté per valutare i bisogni, nei processi di acquisto di beni e servizi, degli amministratori delle parrocchie (parroci o loro delegati) e di amministratori, economi e responsabili acquisti di congregazioni religiose che operano in diversi settori quali sanità, scuola, ospitalità, cura della persona ecc. Lo studio è stato presentato questa mattina all’apertura della Sevicol, in corso fino al 27 novembre presso il Palazzo dei Congressi.
Ma quanto spendono gli enti religiosi? Non è possibile fare delle medie, ma degli esempi. Una casa di cura paga ogni mese bollette per 40mila euro, che diventano 5mila in una congregazione che gestisce scuole perché si è dotata di impianto fotovoltaico (investimento da 60mila euro). Il vitto e la mensa, in organizzazioni paragonabili per dimensioni, variano dai 5 ai 13mila euro al mese. Una casa di cura spende dai 30 ai 40mila euro al mese per i farmaci e 25mila per la manutenzione. Il rialzo di un piano in una Casa di riposo è costato 300mila euro. E c’è chi spende anche 100mila euro all’anno solo di Irap. Di tutte le voci di spesa, quella meno comprimibile, il personale, è anche quella che incide di più sui bilanci: si va dal 70% del fatturato per le case di riposo, all’80% nei centri di riabilitazione, fino al 90% nella scuola. Bisogna aggiungere che questi Enti dichiarano, praticamente all’unanimità, che “per principio non si licenzia”.
Tre le soluzioni di risparmio prese più in considerazione negli ultimi anni: la ricerca di fornitori più convenienti, l’esternalizzazione dei servizi e alcuni investimenti, come il fotovoltaico, per tagliare i costi delle utenze, la voce in cui si esprime il maggior desiderio di miglioramento. Gli enti religiosi, anche quelli che si dicono abbastanza soddisfatti dei loro fornitori, si dichiarano assolutamente favorevoli a conoscerne di nuovi. In particolare, c’è largo consenso per un “Albo di fornitori per il mondo cattolico”, che offra anche una valutazione sulla loro affidabilità. (lab)
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