“Le probabilità di default multipli fra i paesi dell’area euro non sono più irrilevanti. Più a lungo la crisi di liquidità continua, più rapidamente salgono le possibilità di più default e ‘una serie di default aumenterebbe significativamente la possibilita’ che uno o piu’ paesi, oltre al default, escano da Eurolandia’. Questo l’allarme lanciato dell’agenzia internazionale di rating Moody’s, secondo la quale nelle ultime settimane le probabilita’ di uno scenario negativo per l’area euro sono aumentate con ”l’incertezza politica in Grecia e in Italia e il peggioramento delle prospettive economiche”.
Moody’s afferma che: ”La rapida escalation della crisi del debito dell’area euro e del settore bancario sta minacciando tutti” i rating sovrani europei, sottolineando che l’aumento della pressione su Eurolandia ha spinto le autorita’ ad agire rapidamente per riportare fiducia. ”L’area euro ha punti di forza finanziari ed economici, ma la debolezza istituzionale continua a frenare la risoluzione della crisi e pesa sui rating. Eurolandia e’ vicina a un bivio che la portera’ o verso una piu’ stretta integrazione o verso una maggiore frammentazione”
Giovanni Zibordi nel suo blog scrive che: “senza l’intervento della banca centrale europea l’Italia affronterà una crisi di insolvenza, indotta da crisi di liquidità. Gli investitori venderanno titoli italiani e bond bancari, i rendimenti esploderanno e la crisi di liquidità diventerà una spirale: i rendimenti più elevati generano un peggioramento dei fondamentali economici che porta ad un rischio di insolvenza più elevato e quindi a rendimenti ancora più elevati…. fino al default.
Tutti i paesi invece che emettono la maggior parte del debito nella propria valuta (Stati Uniti, Eurozona, Regno Unito, Svizzera, Giappone), al contrario di quelli europei deboli, hanno visto i loro bonds salire e i loro rendimenti scendere. Hanno stampato più soldi che potevano ragionevolmente fare e l’hanno fatta farla. Questo ha creato un falso boom nel 2010, basato sugli aumenti dei prezzi delle attività e ha beneficiato l’oro, platino e argento . Tuttavia, quando con l’austerità ora il motore della spesa pubblica è stato spento, l’economia globale sta ricadendo nella recessione.
Siamo in un uno scenario di “depressione morbida”, in cui i paesi con un vero “finanziatore di ultima istanza” (una banca centrale che può stampare moneta) possono sostenersi senza problemi. Il problema, tuttavia è che la BCE NON è un prestatore di ultima istanza, come stiamo vedendo ora.
La BCE dovrebbe allora buttarsi a stampare moneta ? Non ci sono altre opzioni. Nessuno sta comprando obbligazioni italiane o spagnole senza avere rendimenti del 7 o 8% a prescindere dalla austerità, ora che lo spettro dell’insolvenza è uscito dalla bottiglia. Con una garanzia della BCE invece, alcuni lo comprerebbero. Un default italiano però è uguale all’insolvenza del sistema bancario italiano. Questo significa perdite massicce per le banche tedesche, francesi, inglesi e olandesi e altre ancora. Qualsiasi scenario in cui vi sia un “default” italiano porta ad una depressione con la ‘D’ maiuscola. La questione è politica e, quindi, imprevedibile. O i tedeschi (e olandesi) permettono alla BCE di offrire garanzie o hai una depressione. E ‘così semplice.” (L.S.)
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