“Stiamo pensando a un percorso di protezione che porti Adama in un luogo sicuro e segreto: ora la priorità è la sua liberazione”. Lo afferma Paola Rudan del collettivo Migranda, che insieme all’associazione Trama di Terre ha lanciato nei giorni scorsi un appello per la liberazione della donna senegalese rinchiusa nel Cie di Bologna dopo aver denunciato uno stupro. In pochi giorni, l’appello ha raccolto più di 600 firme “e le adesioni continuano ad arrivare – dice Rudan – si tratta di istituzioni, associazioni, collettivi e anche di singoli cittadini”.
Sta invece “aspettando la decisione della Questura”l’avvocato di Adama, Andrea Ronchi, che ha depositato oggi una richiesta di permesso di soggiorno straordinario per motivi umanitari: non ci sono criteri di tempo per la risposta da parte delle istituzioni, ma l’avvocato lascia intendere che la decisione potrebbe arrivare già nel giro di qualche ora. Nei giorni scorsi anche il neo ministro dell’Interno, l’ex commissario prefettizio di Bologna Anna Maria Cancellieri, ha dichiarato di volere far luce sui fatti. Il sindaco del capoluogo emiliano Virginio Merola ha chiesto pubblicamente la scarcerazione di Adama, definendo “una vergogna” l’intera vicenda.
La storia di Adama è ormai nota: arrivata in Italia dairregolare, ha raccontato di essere stata tenuta sotto scacco e sottoposta aviolenze e sopraffazioni dall’uomo che le aveva trovato una casa ed eradivenuto poi il suo compagno. Lo stesso uomo che da ‘salvatore’ si eratrasformato in aguzzino trattenendole una parte dello stipendio e picchiadolacon il ricatto di denunciarla alla polizia se lei si fosse ribellata. Il 26agosto Adama trova il coraggio di rivolgersi ai Carabinieri, a cui denuncia diessere stata stuprata e ferita al collo con un coltello dal compagno. Le forzedell’ordine però, poiché la donna è priva di documenti, decidono di potarla alCie di Bologna. La richiesta di ricevere la visita di un medico, presentatal’11 di settembre, viene accordata dalla Prefettura solo il 26 ottobre. Ilmedico di parte, in quell’occasione, constata lo stato di debilitazione fisicae psicologica della donna. “Noi non siamo mai riusciti a incontrare Adama –spiega oggi Rudan – ma sappiamo che non parla bene né l’italiano né il francesee per questo si trova in una condizione di isolamento. Sappiamo che è provatadai mesi di permanenza all’interno del Cie, dove non deve più rimanere”. (ef)
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