La riforma delle pensioni mira ad abbattere i costi sociali dello Stato a lungo termine, richiesta dall’Europa, trova forti resistenze, per motivi diversi, in tutte le parti politiche e sociali. L’ipotesi più percorribile è un innalzamento da 40 a 43 anni degli anni di contributi che renderà il sistema pensionistico italiano totalmente contributivo (ossia parametrato ai contributi effettivamente versati negli anni, sistema che si applica a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996), eliminando la parte retributiva (ossia legata alla media retributiva degli ultimi anni) che è ancora parzialmente in vigore. Accelerazione anche per l’età pensionabile delle donne, ormai inesorabilmente fissata a 65 anni.
Tra le modifiche la Fornero è decisa ad accelerare l’equiparazione dell’età di vecchiaia tra uomoni e donne anche nel settore privato: da 61 a 63 anni già nel 2012, e poi aggancio agli uomini nel 2018.
Elsa Fornero, Ministro del Lavoro, stringe i tempi e annuncia da Bruxelles “una riforma incisiva ma che rispetta il principiò di equità tra le generazioni”. Riforma che – dice – “verosimilmente sarà annunciata entro pochi giorni”. Dalla prossima settimana lavoreremo per migliorare il mercato del lavoro soprattutto per giovani e donne, con l’obiettivo di dare ai lavoratori più svataggiati e precari, chance in più di lavoro vero” ha aggiunto.
Rosy Bindi, Presidente del Pd, in un’intervista di oggi a Repubblica ha detto:”L’incertezza crea allarme, il governo faccia conoscere presto le sue proposte sulle pensioni”. “L’appello all’equità del Pd non significa porre veti a Monti. Comprendiamo bene che bisogna fare in fretta riforme strutturali che chiederanno sacrifici a persone che ne hanno fatti tanti. Tutto ciò sarà socialmente sopportabile se la manovra chiede tanto di più a chi possiede tanto di più – sottolinea la Bindi che spiega – non è accettabile il veto sulla patrimoniale del Pdl. E sullo stop all’aggancio della pensione con l’inflazione, vanno tutelate le fasce più deboli. Perdere 300 euro all’anno per un pensionato che ha intorno ai mille euro al mese, è troppo. Se avessimo fatto calcoli sul consenso, saremmo andati a votare. Le nostre idee non sono dettate da un tornaconto elettorale, né l’equità è un buon sentimento ma una regola di macro economia. La diseguaglianza e l’impoverimento della popolazione bloccano anche la crescita – continua Rosy Bindi – Non porremo condizioni o ultimatum al governo, costringendolo dentro la gabbia delle nostre richieste. Però lo sosteniamo con le nostre idee e proposte, che avanzeremo in concreto una volta conosciuto il progetto del governo. C’è tanto allarme in giro, prima si conoscono le misure e meglio è. Ci sono lavoratori che pensano di anticipare la pensione per evitare di essere penalizzati. Soprattutto consigliamo al governo il confronto con le forze politiche che devono sostenerlo, e il dialogo con le parti sociali – dichiara Rosy Bindi che conclude – è un segno di discontinuità rispetto all’esecutivo Berlusconi”.
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