Quattro arresti sono stati eseguiti all’Aquila contro infiltrazioni della ‘ndrangheta. Le indagini sono nate nell’ambito delle investigazioni della Mobile per monitorare e respingere eventuali azioni di condizionamento e ‘infiltrazione’ nei lavori di ricostruzione post sisma da parte di componenti della criminalita’ organizzata.Tra gli arrestati aquilani e componenti della cosca reggina. L’indagine ha permesso di capire le modalita’ operative attraverso cui la cosca ‘ndranghetista reggina ha tentato di penetrare il territorio aquilano. Santo Giovanni Caridi, referente della cosca ‘ndranghetista reggina, arrestato nell’ambito di ‘Alta tensione’, si e’ inserito nei lavori di ricostruzione degli immobili privati per il tramite di B.S., imprenditore aquilano gia’ presente nell’ambito del post-terremoto, e grazie alla mediazione di V.A., V.M. e I.F.. I quattro – si legge in una nota dell’AGI – all’epoca erano molto attivi sul territorio aquilano e hanno sostanzialmente fornito concreto supporto logistico alla penetrazione economica della cosca, intermediando per l’acquisto di quota parte del capitale sociale di una societa’ interessata ai lavori, utilizzando le maestranze indicate dagli affiliati del sodalizio calabrese, usufruendo di imprese riconducibili alla cosca reggina. Le attivita’ di riscontro e monitoraggio hanno riguardato 31 persone fisiche e 10 giuridiche. Fiamme Gialle e Polizia, parallelamente all’esecuzione delle misure cautelari personali, hanno sottoposto a sequestro (ex art.12 sexies D.L.306/92) la consistenza patrimoniale costituita da quote sociali di 4 societa’, 8 automezzi, 5 immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e dalle attivita’ commerciali a loro facenti capo, per un valore complessivo di oltre un milione di euro.
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