Milleproroghe 2012: tramonta la nuova social card

La sperimentazione della nuova social card tramonta. Non ci sarà, dunque, alcuna nuova versione della carta acquisti, così come elaborata e avviata dal precedente Esecutivo, non essendo stata inserita e rifinanziata con il Decreto Milleproroghe 2012. Si tratta, giova ricordarlo, della sperimentazione per la quale il precedente governo aveva stanziato 50 milioni di euro e […]

La sperimentazione della nuova social card tramonta. Non ci sarà, dunque, alcuna nuova versione della carta acquisti, così come elaborata e avviata dal precedente Esecutivo, non essendo stata inserita e rifinanziata con il Decreto Milleproroghe 2012. Si tratta, giova ricordarlo, della sperimentazione per la quale il precedente governo aveva stanziato 50 milioni di euro e introdotto il discusso coinvolgimento degli “enti caritativi e assistenziali”. Una sperimentazione poi corretta con la delega assistenziale (ora congelata). Rimane invece la Social card ordinaria, che continua a essere erogata dall’Inps. Caricata dallo Stato con 40 euro al mese, la card può essere usata per la spesa alimentare e per pagare le bollette e, fino a tutto il 2010, era stata distribuita a 734 mila anziani e famiglie con bambini sotto i tre anni. Le due versioni, “vecchia” social card e social card “sperimentale”, avrebbero dovuto coesistere da gennaio. Ma così non sarà.

L’esperimento bocciato. In cosa consisteva la novità? Alla card introdotta nel 2008, si era aggiunta una sperimentazione che secondo gli annunci sarebbe dovuta partire nelle 12 città più grandi (quelle oltre i 250 mila abitanti). Questa social card prevedeva in partenza l’intermediazione affidata al Terzo settore. Dovevano essere cioè quelli che erano stati definiti “enti caritativi” i destinatari della carta, che doveva poi da questi essere assegnata alle persone in condizione di bisogno. E proprio fin dalla definizione di “ente caritativo” (giuridicamente non più esistente) si erano levate già le prime incertezze e le successive critiche. In questo contesto, infatti, i Comuni erano tenuti ai margini e il Terzo settore assumeva compiti non propri.
Due punti non condivisi da molti osservatori, secondo i quali non poteva che essere l’ente pubblico a decidere chi riceve interventi finanziati con risorse pubbliche. Diverse furono le prese di posizione, tra cui vanno segnalate la proteste della Cisl e i dubbi delle Acli e della Caritas Italiana. Per quest’ultima, il vicedirettore Marsico segnalò che la Caritas non aveva mai chiesto alcuna modifica alla vecchia social card e si era detto “fortemente preoccupato” per la sua attuazione.

E proprio il testo della delega assistenziale, sempre presentata dal precedente Governo, sembrava recepire le critiche e correggere le indicazioni della sperimentazione: era l’ente pubblico a decidere chi riceve la card e il Comune tornava a svolgere un ruolo di regia. L’esecutivo Monti ha ora deciso: nel decreto che sarà pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale nessuna sperimentazione. A rimanere in vigore è solo la social card originaria.

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