L’importanza di investire sui giovani

“Se vuoi la pace, investi sui giovani. In occasione della Giornata Mondiale della Pace il Papa lancia un chiaro appello a tutti: se vogliamo costruire un futuro di giustizia e di pace dobbiamo aprirci ai giovani, saperli ascoltare e valorizzare. E poi precisa: ‘Non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società’”. […]

“Se vuoi la pace, investi sui giovani. In occasione della Giornata Mondiale della Pace il Papa lancia un chiaro appello a tutti: se vogliamo costruire un futuro di giustizia e di pace dobbiamo aprirci ai giovani, saperli ascoltare e valorizzare. E poi precisa: ‘Non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società’”. Alla vigilia della Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio 2012, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace e Aluisi Tosolini del Programma nazionale “La mia scuola per la pace”, hanno diffuso una nota con una riflessione sulla giornata.
Dunque, le parole del Papa per Lotti e Tosolini “sembrano riecheggiare quelle del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che solo un anno fa, nel messaggio di capodanno, aveva sollecitato tutti a ‘investire sui giovani, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità’. Vista la scarsa considerazione di cui godono i giovani nel nostro paese, si tratta di un vero e proprio monito a cambiare strada”.

E continuano: “Alla fine di un anno (il 2011) che ha visto l’irrompere sulla scena internazionale di centinaia di migliaia di giovani decisi a ottenere il rispetto dei loro fondamentali diritti, il Papa coglie sino in fondo il valore di questi sommovimenti e sollecita ‘la dovuta attenzione in tutte le componenti della società’. I giovani sono la metà della popolazione mondiale, quasi tre miliardi e mezzo di persone, e le loro speranze, ambizioni e volontà di migliorare la propria vita rappresentano una straordinaria forza di cambiamento: ‘il loro entusiasmo e la loro spinta ideale possono offrire una nuova speranza al mondo’”.

Benedetto XVI ribadisce l’atteggiamento della Chiesa che “guarda ai giovani con speranza, ha fiducia in loro e li incoraggia a ricercare la verità, a difendere il bene comune, ad avere prospettive aperte sul mondo e occhi capaci di vedere cose nuove”. “Ma poi si rivolge a tutti – puntualizzano Lotti e Topolini -: genitori, famiglie, educatori, responsabili nei vari ambiti della vita religiosa, sociale, politica, economica, culturale e della comunicazione”.
Il messaggio è chiaro: “I giovani devono diventare operatori di giustizia e di pace; per questo è indispensabile investire sulla loro educazione e formazione; per essere operatori di giustizia e di pace dobbiamo ‘educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di redistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti’. Non solo, “l’educazione necessita di “autentici testimoni e non di meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni coerenti che vivono per primi il cammino che propongono. Educare è una responsabilità di tutti e nessuno può eludere questo impegno essenziale: famiglie, scuola, università, mass media, associazionismo, enti e istituzioni. Anche ‘i giovani sono responsabili della propria educazione e formazione alla giustizia e alla pace’ e dunque non devono essere considerati soggetti passivi ma co-protagonisti. Educare è bello ma difficile, specialmente di questi tempi e dunque è necessario sviluppare una nuova ‘alleanza pedagogica’ di tutti i soggetti responsabili.
Infine, per Lotti e Tosolini, “ogni ambiente educativo deve essere luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, di valorizzazione dei giovani, di apertura agli altri, di solidarietà e partecipazione attiva. E i responsabili della politica debbono sostenere concretamente le famiglie e le istituzioni educative e devono ‘offrire ai giovani un’immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti. Dall’altra parte, i mezzi di comunicazione di massa hanno una grande responsabilità nella formazione dei giovani e quindi sono tenuti a fare la loro parte”.

“L’appello del Papa non deve cadere nel vuoto né restare nelle mani di qualche addetto ai lavori più sensibile – concludono -. La celebrazione il 1 gennaio 2012 della Giornata mondiale della pace deve essere l’occasione per riflettere ma poi deve venire il tempo della progettazione e dell’attuazione. Un tempo che riguarda tutti, vale la pena di ripeterlo, secondo le proprie competenze e responsabilità. Non partiamo da zero. Nel nostro paese, nelle nostre città, scuole e università ci sono tante belle esperienze di cui far tesoro, esperienze e buone pratiche generosamente e tenacemente alimentate da tanti insegnanti, docenti, dirigenti scolastici e operatori sociali. Nel corso di questo nuovo anno dobbiamo valorizzarle, apprezzarle e svilupparle superando le vecchie e anacronistiche separatezze che portano ciascuno a coltivare solo ed esclusivamente il proprio campo. Il confronto e l’intreccio tra le diverse esperienze, competenze e responsabilità non contribuirà solo ad aumentare la qualità e l’efficacia dell’azione educativa ma anche a estenderne gli effetti nel tempo e nello spazio. Grande spazio dovrà essere dedicato tanto alla formazione e all’aggiornamento degli educatori e dei formatori che allo sviluppo di tutte le indispensabili sinergie tra l’impresa educativa, le comunità locali, l’iniziativa politica e quella informativa. Con un’attenzione e una cura particolare: la progettazione non deve essere una fatta ‘per i giovani’ ma ‘con i giovani’, deve essere una progettualità di cui i giovani si sentano e siano a tutti gli effetti protagonisti. A loro spetta il compito di traghettare la nostra società fuori dalla crisi di valori e di futuro che le caratterizza. A noi la responsabilità di non impedirglielo”.

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