Tagli alla spesa sociale ma gli F35 sono proprio intoccabili?

Tagli e sacrifici in Italia riguardano sempre i soliti noti. Anche se non ancora confermata, la spesa per i 130 cacciabombardieri F35/JSF (Joint Strike Fighter) da 133 milioni l’uno non è stata messa in discussione, nonostante una campagna di tre anni che ne ha rivelato i difetti. Con il costo di un solo aereo si […]

Tagli e sacrifici in Italia riguardano sempre i soliti noti. Anche se non ancora confermata, la spesa per i 130 cacciabombardieri F35/JSF (Joint Strike Fighter) da 133 milioni l’uno non è stata messa in discussione, nonostante una campagna di tre anni che ne ha rivelato i difetti. Con il costo di un solo aereo si salverebbe il servizio civile
L’F35/JSF Joint Strike Fighter ha un nome da videogame, ma di divertente non ha nulla. L’Italia ha partecipato fin dall’inizio alla loro realizzazione investendo circa 1,5 miliardi di euro e anche se non ha firmato ancora l’acquisto, l’interesse del nostro Paese non sembra scemare. Il tutto per una spesa complessiva che supera i 15 miliardi di euro. A cui bisogna aggiungere un’altra manciata di miliardi di spese varie. Le spese militari ci sono sempre state, è vero. Ma quella che sta per essere perfezionata con gli F35 ha una storia particolare, che vede l’Italia in controtendenza rispetto al resto dei finanziatori del progetto e degli acquirenti. Ad oggi, infatti, ci sono state diverse prese di posizione sul progetto e le critiche sono evidenti. “In Olanda la Corte dei conti ha fatto un dossier – spiega Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo -, in Australia il governo ha fermato tutto e discuterà, in Norvegia c’è una discussione parlamentare in corso, c’è un dibattito aperto anche in Canada. In Italia, invece, non c’è nulla”.

Ma su cosa vertono le discussioni? Quali sono i dubbi? Non si tratta soltanto di farsi i conti in tasca in periodo di crisi. Si tratta anche di spendere “bene” i soldi. E per quanto riguarda l’F35 pare che un recente rapporto dal titolo elaborato da alti ufficiali del Dipartimento della Difesa Usa rivela una serie di “malfunzioni” con numerose richieste di modifiche ed implementazioni.
Tuttavia, nonostante queste vicende, il ministro della Difesa italiano, Giampaolo Di Paola, non sembra essere preoccupato e durante la trasmissione Otto e Mezzo spiega come “l’investimento negli F35 consentirà all’Italia di avere capacità di primo livello nel settore aereo e consentirà all’industria italiana di fare investimenti importanti e di crescere, quindi non mi sembra sia uno spreco”. L’acquisto degli aerei ad oggi non è stato ancora confermato, spiega Vignarca, ma se andasse in porto “potrebbe far alzare le spese militari di circa il 10% . Anche se il vero problema è che in ogni programma il costo di acquisto è la metà o un terzo del costo complessivo per il mantenimento e la gestione”. Ad oggi, però, nonostante i tagli, la crisi, le lacrime dei ministri, le intenzioni di acquisto non sembrano essere neanche scalfite, dopo ormai quasi tre anni di campagna di informazione delle associazioni “no-F35”.
Tra le ragioni per dire no ai cacciabombardieri, le associazioni sollevano anche la “incostituzionalità” del possibile acquisto. L’F35, infatti, non è solo un aereo militare. Si tratta di un aereo da guerra, un mezzo predisposto all’attacco e non alla difesa. Per tale ragione l’acquisto di tale cacciabombardiere andrebbe in netto conflitto con l’articolo 11 della Costituzione italiana, dove si dice che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Non c’è, infine, neanche la consolazione di vedere crescere i posti di lavoro, spiega la Rete Disarmo. “Dei 10.000 posti annunciati, sembrano rimanere nella realtà poche centinaia che non saranno neanche nuovi, ma ricollocazioni di lavoratori che perderanno il posto a causa dei tagli dell’Eurofighter (un altro caccia che vede la partecipazione dell’Italia tra i finanziatori del progetto) entrato in concorrenza con l’F35”.
Qualcosa, però, si sta muovendo. “A livello politico c’è stata una sensibilizzazione in Parlamento grazie al lavoro fatto da Umberto Veronesi e Savino Pezzotta – spiega Giulio Marcon coordinatore della campagna Sbilanciamoci! – che avevano preparato una mozione per la Camera e per il Senato per fermare l’acquisizione e la produzione degli F35. Poi la Camusso, insieme alla Cgil, ha preso posizione sugli F35 chiedendo di fermare il programma. Per noi questo è un primo risultato rispetto all’impermeabilità del sistema politico. Grazie anche alla crisi economica è emersa la consapevolezza dell’inutilità e dello spreco di questa iniziativa”. Secondo Marcon, però, i dubbi non sono sorti soltanto tra associazioni e qualche politico. “Anche in ambienti militari c’è la consapevolezza che si tratta di un programma sbagliato. – aggiunge Marcon – Rischiamo di comprare aerei costosissimi senza avere neanche la possibilità di mantenerli. In una parte degli ambienti militari c’è la consapevolezza dell’inutilità di questi aerei”. Ma i cacciabombardieri, secondo l’ultima Controfinanziaria di Sbilanciamoci! sono solo una parte dei possibili tagli alla spesa militare del nostro Paese. Riducendo di un terzo le Forze Armate, spiega Marcon, e tagliando su sommergibili e fregate si potrebbero risparmiare oltre 4 miliardi di euro, mentre al posto dei cacciabombardieri F35, costruire dei Canadair per spegnere gli incendi che devastano l’Italia non solo d’estate.

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