Ogni giorno in Italia quattro persone vengono arrestate per stalking, ma scontata la pena uno su tre torna a vessare la sua vittima. E i centri in Italia che curano queste persone si contano sulle dita di una mano. È quanto rivela l’inchiesta di gennaio di Terre di mezzo – streetmagazine, curata da Ilaria Sesana. Solo nel 2010 il ministero delle Pario pportunità ha censito 6.009 denunce e 1.422 arresti. A Milano la Procura della Repubblica ha raccolto, tra il 1° di luglio 2010 e il 30 giugno 2011, 871 denunce, contro le 574 dell’anno precedente. “In poco meno di tre anni è emerso un fenomeno dalle dimensioni inquietanti”, afferma il procuratore aggiunto Pietro Forno. In Italia lo stalking è un reato dal 23 febbraio 2009, quando il Parlamento ha approvato la legge (la numero 11) voluta dall’ex ministro Mara Carfagna. Per chi cagiona nelle persone “un perdurante e grave stato di ansia o di paura” è prevista una pena da sei mesi a quattro anni.
Solo a Milano e a Roma ci sono centri specializzati in grado di aiutare gli stalker a superare le proprie manie. Nel capoluogo lombardo il Centro italiano per la promozione della mediazione ha finora preso in carico 19 stalker e gestisce uno sportello nelle carceri di San Vittore, Opera e Bollate. “Il nostro obiettivo -afferma il criminologo Paolo Giulini- è di dare all’autore del reato gli strumenti per migliorare la gestione dello stress e della collera”. L’inchiesta di Terre di mezzo racconta anche la storia di alcuni stalker pentiti. Come quella di Sergio che ha perseguitato per due anni la sua ex partner. “Lei era terrorizzata dal mio comportamento, mentre io ho tentato di suicidarmi sei volte perché volevo cancellare l’odio che provavo nei suoi confronti”. Oggi Sergio è seguito dall’Osservatorio nazionale stalking di Roma. “Si lavora sul controllo delle emozioni e sull’elaborazione del rifiuto e dell’abbandono – spiega Massimo Lattanzi, psicoterapeuta e presidente del centro romano-. Per chi viene condannato la legge, però, dovrebbe prevedere un percorso obbligatorio di risocializzazione. C’è chi dal carcere continua a tormentare la propria vittima”.
Dopo il rodaggio di tre anni della legge sullo stalking è quindi necessario fare un passo in più e prevedere nuovi strumenti per curare gli stalker. “Purtroppo la nostra società offre molti strumenti per litigare, ma pochi per tentare una riconciliazione – afferma Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale all’Università cattolica di Milano -. Trovare un avvocato è facilissimo, ma se voglio ricucire i rapporti con una persona non mi resta che rivolgermi al parroco”.
Lo stalking non è sempre e solo frutto di un amore sbagliato. Capita di esserne vittime anche a giudici, avvocati, medici e infermieri, perseguitati dai clienti o dai loro famigliari perché ritenuti colpevoli di negligenza. Secondo un’indagine condotta nel 2009 dall’universitàdi Torino, su un campione di 995 tra medici e infermieri, 134 hanno dichiarato di aver subito molestie nel corso della loro carriera. A Milano, l’Ordine degli avvocati ha raccolto nel 2011 la testimonianza di 61 professionisti che hanno subito vessazioni: nella maggior parte dei casi (ben 42) si tratta di civilisti impegnati in casi di divorzi e separazioni. Terre di mezzo – street magazine nell’inchiesta di gennaio sul fenomeno dello stalking (vedi lancio precedente, ndr) ha raccolto la testimonianza di alcune di queste vittime professionali. “Sono stata aggredita in udienza nella totale indifferenza del magistrato -racconta un’avvocato-: ho dovuto insistere perché verbalizzasse le ingiurie, le minacce e infine l’aggressione”. E sempre nel Tribunale di Milano è accaduto che per un mese e mezzo un distinto signore raggiungesse tutti i giorni l’aula in cui lavorava il magistrato che aveva giudicato la sua causa di divorzio. “Non aveva gradito i provvedimenti in merito all’affidamento dei figli e si sentiva vittima di un’ingiustizia”, ricorda Manuela Ulivi, membro del comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati del capoluogo lombardo. E cosa faceva tutto il giorno in aula? Nulla, fissava il giudice. Nei corridoi poi sparlava di lui con le persone in attesa di essere giudicate proprio da quel magistrato.
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