Lenuta Lazar, aveva 31 anni ed era venuta dalla Romania a Ferrara, dove faceva la prostituta. Ad ucciderla è stato un italiano di 52 anni, due precedenti per lesioni gravissime a un’altra prostituta e per il tentato omicidio dell’ex moglie. L’uomo, forse in preda a un raptus, ha caricato Lenuta sul suo furgone, l’ha picchiata, accoltellata e ha scaricato il suo corpo senza vita ai bordi di un fiume. Il 2012 era iniziato da pochi giorni quando l’Emilia-Romagna ha dovuto assistere a un nuovo femicidio: le uccisioni di donne in regione sono raddoppiate in sei anni: da 7 nel 2005 a 14 nel 2011. Nel corso dell’anno appena chiuso, i dieci Centri antiviolenza della regione hanno accolto 2.256 donne, tra le quali le vittime di violenza sono quasi 2 mila. Il 40% delle donne che hanno chiesto aiuto è di origine straniera, alcune di loro si trovano in situazione di fragilità sociale. Nei rifugi antiviolenza sono state ospitate 86 donne, accompagnate da 68 bambini.
“L’attenzione sulla violenza deve restare alta”, dice la presidente del Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna Antonella Oriani. “Purtroppo, quando si parla di questi temi, nessun luogo è salvifico: sollecitiamo i cittadini a prestare attenzione e, soprattutto, a operare per un vero cambiamento culturale. Serve un patto ‘di genere’ tra donne e uomini, affinché questi ultimi siano più vicini alle donne nel contrasto alla violenza. Uscire dalla violenza non è semplice, diventa impossibile se nella cultura non si supera la concezione della donna come oggetto”.
Lenuta era conosciuta all’unità di strada del progetto ferrarese “Luna Blu”, che collabora al progetto “Oltre la strada” per le vittime di tratta in Emilia-Romagna. “Era a Ferrara solo da un paio di mesi”, dice la coordinatrice di Luna Blu Dora Casalino, “l’avevamo conosciuta nelle nostre uscite in strada, durante le quali contattiamo le prostitute per offrire loro informazioni sull’assistenza sanitaria sul territorio. Purtroppo non abbiamo avuto il tempo di approfondire la sua conoscenza, non sappiamo se praticasse la prostituzione in modo coatto o meno”.
Attraverso Oltre la strada si effettua l’accoglienza per le vittime di tratta che chiedono di uscire dal giro della prostituzione. “Ma anche chi non è vittima della tratta deve avere diritto ad essere tutelata” dice Casalino. La coordinatrice si riferisce “innanzitutto all’assistenza sanitaria, ma anche ai progetti per la regolamentazione del lavoro sessuale”. Ripristinare le case chiuse? “Noi siamo tecnici, non abbiamo le soluzioni politiche”, taglia corto Casalino, “ma affrontare il problema significherebbe già non far finta di non vedere un problema che è sotto gli occhi di tutti”. E che riguarda, sempre di più, la sicurezza e il contrasto alla violenza. “Bisogna affrontare il tema della violenza in strada, che è tanta ma non fa notizia se non in casi estremi come quello appena successo. La creazione di aree protette per la prostituzione, o l’istituzione di un numero diretto da cui le prostitute possono chiamare le forze dell’ordine, sono soluzioni già sperimentate in altri paesi. Sicuramente, conclude la coordinatrice, “non sono le ordinanze antiprostituzione a risolvere il problema”. (ef)
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