Dodici rinvii a giudizio per “occupazione abusiva di edificio pubblico” a L’Aquila. Fra gli imputati anche i giornalisti Angelo Venti, responsabile del Presidio che Libera ha creato all’Aquila subito dopo il sisma, e Marco D’Antonio, membro dello stesso presidio.
Oltre ai due di Libera, gli altri rinviati a giudizio sono appartenenti al comitato 3:32 nato nei giorni immediatamente successivi al sisma rei di aver occupato una struttura di pochi metri quadrati al centro del parco dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio di proprietà della Asl locale, uscita indenne dal terremoto e in stato di abbandono già prima del 2009. In questo stabile il comitato ha creato “Casematte” centro di aggregazione in cui dal settembre 2010 si sono tenuti centinaia di concerti, incontri anche con autorità locali, conferenze stampa e iniziative. Accanto alla struttura hanno poi sistemato una struttura in legno e dei container in cui vive una decina di giovani che hanno perso la propria abitazione.
I due giornalisti imputati in passato hanno condotto inchieste “scomode” sugli sprechi nella gestione dell’emergenza, sulle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione, sull’informazione nel cratere e sull’impatto ambientale delle 19 new town costruite per l’emergenza. Per Libera si tratta di un attacco mirato: “L’accusa è assurda” si legge in un comunicato diffuso dall’associazione fondata da Don Ciotti. “Che i nostri referenti non facciamo parte del comitato dei giovani del 3e32 – dichiara Libera – è noto a tutti, anche alle stesse forze dell’ordine. Dalla lettura degli atti e’ chiaro l’ intenzione di voler colpire i nostri referenti che sin dalle prime ore dell’emergenza hanno collaborato attivamente con le locali forze dell’ordine. Angelo Venti e Marco D’Antonio, sono stati gli autori di diverse inchieste giornalistiche sulle irregolarità e illegalità nel post terremoto, che hanno dato vita a successive inchieste della magistratura, molte ancora in corso. Materiale raccolto anche nel nostro dossier Abruzzo, la fine dell’ isola felice”.
“Dalla lettura degli atti della Procura – prosegue Libera nella nota – risulta che a un anno dall’apertura di uno spazio sociale frequentato da centinaia di giornalisti e migliaia di persone – i due giornalisti e referenti di Libera sono stati fotografati la mattina del 23 settembre 2010 nel parco pubblico fuori l’edificio occupato, intenti a lavorare con il loro computer portatile”.
“A sostenere l’accusa, quindi, – ha evidenziato ancora Libera – solo una foto che in realtà certifica che i due imputati erano fuori e non dentro la struttura. Fermo restando la fiducia nell’operato della magistratura e forze dell’ordine, ci preoccupa che dietro l’attacco ingiustificato ai due esponenti del presidio di Libera si celi il tentativo di mettere in crisi una proficua collaborazione con le istituzioni. La struttura in questione poi è all’interno della vasta area dell’ex ospedale pschiatrico di Collemaggio, composto da numerosi edifici immersi in un parco di diversi ettari, situato a ridosso del centro storico distrutto del capoluogo abruzzese. L’intero complesso pubblico è quindi strategico per la ricostruzione ma fa gola anche alla speculazione privata, stimolata anche dalle ipotesi di vendita dell’ intera area per ripianare il debito della sanità regionale. Un disegno, questo – conclude Libera – che qualcuno teme possa essere messo in crisi proprio dalla presenza di quei giovani presenti nella minuscola struttura a cui va la piena solidarietà di Libera per il lavoro svolto e per il recupero di un’ area abbandonata diventata spazio di democrazia e socialità”. Solidarietà condivisa e manifestata a tutti i 12 imputati anche da soggetti della società civile, del mondo dell’associazionismo locale, del sindacato e da alcune forze politiche. La prima udienza è fissata per il 10 aprile.
Elisa Cerasoli
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