Il 10 luglio 2011, in Russia, una nave da crociera si è trasformata in una gigantesca bara subacquea per 128 passeggeri. Almeno una trentina erano bimbi, tutti rimasti intrappolati in una sala giochi mentre l’acqua del Volga penetrava dagli oblò, facendo inabissare l’imbarcazione in soli tre minuti.
Dal Titanic in poi, sono molti nel corso degli anni i disastri delle navi passeggeri in tutto il mondo. Fra le più recenti e drammatiche quella del giugno 2008, a largo dell’isola di Sibuyan, nelle Filippine, con circa 800 persone che persero la vita nel naufragio di un traghetto, affondato in mezzo alle onde gigantesche sollevate dal tifone Fengshen.
Ed ora la Concordia, che alle 21,40 di venerdì 13, si schianta contro uno scoglio a 300 metri dall’isola del Giglio per poi piegarsi paurosamente su un fianco. Era partita mercoledì da Cagliari e sabato aveva fatto tappa a Civitavecchia, la lussuosissima nave, con 1.500 cabine per ospitare fino a 3.800 persone, con l’unico obbiettivo di divertirsi e dimenticare il grigio della vita quotidiana.
L’urto è stato violentissimo: la Concordia ha letteralmente strappato uno scoglio del diametro di cinque metri, che si è conficcato nella carena di sinistra, aprendo uno squarcio di 80 metri
Oggi è salito a sei il numero delle vittime del disastro”, mentre si cercano ancora diciassette dispersi: 11 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio.
Il corpo della vittima numero sei era nel secondo ponte, rinvenuto dai vigili del fuoco che hanno lavorato tutta la notte, nella parte emersa dello scafo, che si è ripiegato su se stesso, rendendo le operazioni di ricerca ancora più difficili e pericolose.
Oggi, alle 11,30, vi sarà la conferenza stampa degli armatori, che cercheranno di fare chiarezza sulle circostanze che hanno portato una nave gigantesca ad urtare scogli affioranti, con un allarme lanciato un’ora dopo e fortemente minimizzato ed il comandante , con il suo primo ufficiale, che si sono messi in salvo, invece di restare a disposizione dei passeggeri.
“Le procedure sono state rispettate e l’evacuazione si è svolta nei tempi previsti”, dice la compagnia. Fatto sta che per almeno un’ora sulla Concordia c’è stato il panico vero.
Urla, almeno un centinaio di persone che si sono lanciate in mare e sono state miracolosamente ripescate, giubbotti salvagente strappati di mano in mano e bambini tenuti in alto per sottrarli alla furia di una folla in preda alla follia.
Il Codice della navigazione italiano, datato 1942, prevede chiaramente quali siano i doveri del comandante della nave. Compreso il caso dell’abbandono dell’imbarcazione in pericolo. Ma Francesco Schettino, al comando della “Costa Concordia”, anche se afferma il contrario, era già fuori dalla nave poche ore dopo l’incidente e, anche se spinto a farvi ritorno dalla Protezione Civile, è rimasto a riva, tutto il tempo.
Il Codice della navigazione non lascia spazio a equivoci, anche sulle responsabilità, proprio per la particolarità e dei rischi insiti nel trasporto marino.
Inoltre sancisce che, chi guida l’imbarcazione, anche nelle circostanze in cui è obbligato ad avvalersi del pilota, deve dirigerne personalmente la manovra all’entrata e all’uscita dei porti, dei canali, dei fiumi e in ogni circostanza in cui la navigazione presenti particolari difficoltà. Come dire che non sono ammesse deleghe e “passaggi” di testimone di nessuna sorta: quando subentrano complicazioni è solo il comandante a dover gestire e guidare tutte le operazioni.
Nave sfortunata la Concordia, fin dal varo, con bottiglia di champagne che non si rompe nell’urto contro lo scafo ed incidente senza vittime nel 2008, nel porto di Palermo.
Come sfortunate erano la data e l’ora: un venerdì 13 e verso l’ora di cena, la stessa del disastro del Titanic e di altre, numerose tragedie del mare.
La Concordia, che ora giace ferita mortalmente a 150 metri dalle coste del Giglio, inclinata di 90 gradi su degli scogli e che sta scivolando verso un fondale di oltre 70 metri, è stata varata il 2 settembre 2005 a Genova Sestri Ponente, lunga 290,2 metri, larga 38 e alta 61,5, con 13 ponti passeggeri ed un peso di 112mila tonnellate.
Ora questo gigante costruito da Finmeccanica con la Aon Insurance, è un relitto da rimuovere in fretta, prima che, oltre tutto, inquini uno dei tratti di mare più belli d’Italia, con le migliaia di tonnellate di gasolio dei suoi motori, capaci di una spinta fino a quasi trenta nodi.
Al di là dell’ampio squarcio sul fondo, lungo non meno di 80 metri, le cabine sono allagate e l’impianto elettrico è a bagno da tre giorni.
Ripristinare anche solo questi elementi costerebbe più che ricostruirli nuovi.
Il valore dei danni, insomma, supera il valore coperto dalle polizze assicurative gestite sul mercato internazionale dal broker di Costa, la Aon Insurance e, pertanto, la nave è da considerarsi di già un relitto.
E mentre i soccorritori lavorano alla ricerca dei dispersi, al recupero del carburante imprigionato nella nave sta lavorando la Smit Salvage di Rotterdam, un colosso attivo nel settore dal 1842 e rappresentato in Italia dalla genovese Cambiaso Risso.
Professionisti di alto livello, gente che ha operato sulla bonifica del relitto della Haven (1991, Arenzano); che ha recuperato il sommergibile nucleare Kursk affondato nel mare di Barents nel 2000; che ha salvato la portacontainer Msc Chitra in India.
Sette tra ingegneri, sommozzatori e tecnici, che sono sbarcati sul posto fin dalla prima mattina del disastro, in costante contatto con gli ingegneri navali dell’ufficio tecnico di Rotterdam, che da là opera sulla base delle informazioni e dei disegni trasmessi.
Si è già deciso di usare la tecnologia Hot Tapping, una tecnica che permette di forare la lamiera di una cisterna e, contestualmente, risucchiare il combustibile anche in profondità. E, almeno sotto il profilo ecologico, il disastro pare essere scongiurato.
Intanto l’autorità inquirente deve spiegare una lunga nottata di mare e di terra, di penose bugie e di verità fredde e dure come un masso. Capire e spiegare perché la nave si è avvicinata tanto alla costa, perché l’allarme è stato dato con tanto ritardo, perché le operazioni a bordi sono state tanto deficitarie.
E trema il mondo delle crociere, che in Italia conta 11 milioni di utenti ogni anno. Perché il problema, secondo alcuni, è quello delle grandi navi da crociera, che si sono trasformate in veicolo di turismo di massa (da elitarie che erano) e il cui solo equipaggio supera la popolazione residente dell’isola del Giglio stessa.
Il problema è quello di un turismo mordi e fuggi che si accontenta di “toccare” più porti in una settimana, come se avvicinarsi a un’isola significhi averla non dico compresa, ma almeno assaggiata.
E senza alcun vantaggio economico per le isole, che spesso non hanno nemmeno i porti adatti per ospitare navi di quel genere.
Questo della Concordia ed il precedente naufragio della nave Rena in Nuova Zelanda, dovrebbero farci pensare.
Ma, come in tutte le storie, anche le più brutte, anche in questa vi è un eroe, magari per caso, ma non per questo meno ammirevole e luminoso.
E l’eroe di questa terribile storia si chiama Manrico Giampedroni, capo commissario di bordo, salvato dai pompieri dopo 36 ore di dolorosa angoscia, trovato dai soccorritori con una gamba spezzata nel ristorante “rovesciato” del ponte tre, tornato nella parte più profonda della nave che affondava per controllare che tutti gli occupanti avessero lasciato le cabine e aiutare i passeggeri a raggiungere le scialuppe.
Nonostante fosse rimasto al buio per un giorno e quasi due notti, non ha mai perso conoscenza e per questo è stato in grado di richiamare l’attenzione dei vigili del fuoco quando ha capito che erano vicini.
Ha una frattura scomposta, una sindrome da schiacciamento ed una ipotermia, ma, con un cuore così, siamo certi che guarirà in modo completo e in brevissimo tempo.
Sulla Concordia vi erano anche le telecamere del reality ‘Professione look maker’, spettacolo con duecento concorrenti, che nell’arco di otto giorni di navigazione nel Mediterraneo si sarebbero sfidati a colpi di spazzola e trucco, per diventare veri e proprio stilisti del look.
Il programma sarebbe dovuto andare in onda a febbraio, con la conduzione di Francesca Rettondini, ma un ben diverso spettacolo ha preso il suo posto a bordo del transatlantico.
Jaime Katz, analista azionario di Morningstar investimenti, ha commentato per Reuters che l’incidente non sarebbe potuto arrivare in un momento peggiore per il gruppo e nel bel mezzo di una crisi economica globale, che già sta rendendo “incerti” i potenziali clienti delle crociere, a cui ora si aggiunge fattore “sicurezza” tra le preoccupazioni. Il controllo della Costa Crociere è stato interamente acquisito dalla Carnival nel 2000, quando la società con sede a Miami ne ha acquistato l’altra metà di cui non era in possesso. A quel tempo le crociere europee rappresentavano il 40% delle entrate della Carnival che proprio sulla Costa Crociere puntava per ampliare il suo mercato in questa parte del mondo.
Nata agli inizi degli anni ’70, Carnival Crociere è diventata la compagnia di crociere più grande e famosa al mondo con una flotta di oltre 20 “Fun Ships” che operano crociere di una durata che varia da 3 a 16 giorni alle Bahamas, Caraibi, Riviera Messicana, Alaska, Hawaii, Canada, New England e Mediterraneo.
Ora, dopo l’incidente, le cose si complicano molto per la Compagnia, tenendo anche conto che le sue azioni – secondo i calcoli dell’agenzia Bloomberg – lo scorso anno avevano già subito una flessione del 29%.
Certamente, come effetto immediato, verranno persi tutti quei viaggi che erano già stati prenotati proprio sulla Costa Concordia, mentre sono ancora da ammortizzare i costi di due navi della stessa classe, pagate circa 510 milioni di euro ciascuna: Costa Favulosa, che si è aggiunta lo scorso anno alla flotta e Costa Fascinosa, che dovrebbe entrare in servizio a maggio.
Se da oggi i mercati penalizzeranno la Carnival Corporetion, è probabile che tutta la organizzazione sarà in breve un relitto da rottamare.
Intanto, in queste ore, peggiora la situazione meteo, il mare si sta increspando e per le prossime ore è previsto un temporale, nell’area del disastro della Concordia.
Una situazione che preoccupa molto i soccorritori che stanno facendo una corsa contro il tempo. Il timore è che le onde possano provocare uno spostamento del relitto e farlo sprofondare a 70 metri rispetto al gradino di 37 metri su cui è appoggiato lo scafo.
E con la nave inabissata, tutto diverrebbe ancora più difficile.
Carlo Di Stanislao
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