Vergogna mondiale per Italia declassata alla tripla B dai suoi politicanti

L’Italia è stata declassata alla tripla B. Una bastonata epocale, per la prima volta in assoluto nella sua storia unitaria, da 151 anni. Una vergogna mondiale, se consideriamo le incredibili potenzialità del Bel Paese. Il coccodrillo è già pronto per andare in stampa:“Il giorno in cui l’Italia è fallita”, parafrasando il celebre saggio dei Philippe […]

L’Italia è stata declassata alla tripla B. Una bastonata epocale, per la prima volta in assoluto nella sua storia unitaria, da 151 anni. Una vergogna mondiale, se consideriamo le incredibili potenzialità del Bel Paese. Il coccodrillo è già pronto per andare in stampa:“Il giorno in cui l’Italia è fallita”, parafrasando il celebre saggio dei Philippe Jaffrè e Riès (Èditions Grasset & Fasquelle, 2006). Ma sapete ciò che più sconvolge in questi storici giorni così tristi e decisivi all’inizio dell’Anno del Signore 2012? È l’ipocrisia e la mediocrità dell’intera classe politica italiana. Come al solito, quando le cose vanno male, a rimetterci le penne sono sempre gli scienziati, stavolta dell’economia e della finanza. I nostri politicanti, reduci dall’implacabile Sole natalizio dei paradisi tropicali, tra creme, profumi, gioie, amori e letizie, lontani dagli affanni degli italiani, già sapevano come sarebbero andate le cose e così si sono magicamente trasformati, alimentando il sentimento di anti-Politica dei cittadini sovrani. Sì perché i nostri politicanti sono passati dall’insostenibile leggerezza minimalista alle condanne senz’appello contro le agenzie di rating, colpevoli di innaturale abominio finanziario! Non si contano le dure condanne, elargite in illeggibili comunicati stampa, intrisi di violenza ed elementare ignoranza, se non pacifica idiozia.

Con parole che richiamano alla memoria i coloriti epiteti pronunciati dai dittatori dell’Asse contro gli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Il segno del naufragio della nave Costa sull’isola del Giglio (cento anni dopo il Titanic), pur nella gravità della vicenda che invoca giustizia, non sortirà l’effetto mediatico sperato di una distrazione strategica di massa dai gravi fatti di un’economia italiana allo sbando, dove la meritocrazia è stata immolata sull’altare del privilegio di casta, della gerontocrazia, della partitocrazia, della parentocrazia, della clientocrazia e, perdonatemi lo sfogo liberartorio, della mignottocrazia. Sì perché l’Italia sta effettivamente affogando in tutto questo mare oceano di “zia”. Né le rassicurazioni delle varie cancellerie europee e della Casa Bianca (gli Obama sono già in campagna elettorale per le Presidenziali di novembre 2012) possono consigliare sonni tranquilli agli italiani. Si salsi chi può! Nelle agenzie di rating parlano i numeri e i fatti. L’Italia rischia scientificamente la bancarotta, il fallimento totale. Gli italiani lo sanno ma non ci stanno. Il Governo politico Monti, nel quale crediamo e speriamo perché fiduciosi della geniale intuizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, deve salvare la nave Italia dal quasi sicuro naufragio. Ma non bastano pochi mesi. Servono anni. Né l’ondata di declassamenti che Standard & Poor ha fatto grandinare sull’Europa e sull’Italia, può essere ammansita dai buoni propositi sotto le mentite spoglie del vecchio brocando del mal comune europeo e del mezzo gaudio italiano. La retrocessione in serie B dell’Italia, precede il suo fallimento. Peggio della Grecia oggi in gran svendita. Perché i conflitti sociali, potenzialmente innescati e pronti a deflagrare sulla Penisola e nelle varie Isole, potrebbero seriamente compromettere la tenuta del Bel Paese. Che non ha ancora digerito il panettone e lo spumante. Poche ore fa l’Italia è scesa di due gradini, da A a quota BBB+. La strage di downgrading cosa comporta? É solo un attacco politico alla moneta europea, alla debole Italia, magari per garantire all’India ed alla grande Cina succulenti acquisizioni logistiche e infrastrutturali in Italia e in Europa? Perché non siamo andati a votare dopo la “resa” incondizionata di Berlusconi? Ora cosa potrebbe accadere? Le agenzie di rating dettano la politica italiana ed europea? Pare che i veementi attacchi politici ai criteri e ai tempi con cui le agenzie di rating fanno piovere i loro verdetti sui mercati, siano stati interpretati da alcuni come un abile capro espiatorio. Inutile e controproducente. Soprattutto nei confronti dei cittadini sovrani che influenzano direttamente i mercati, attraverso i nostri consumi i cui dati sono facilmente accessibili elettronicamente a chiunque ne voglia usufruire.

È la credibilità dei nostri politici italiani ad essere crollata alla tripla B. E i mercati ne prendono semplicemente atto perché scommettono (siamo in un’economia di libero mercato) sul nostro fallimento di impresa e di sistema monetario, per garantirsi succulenti capitali. In Italia, ad esempio, c’è chi non crede nei grattacieli. Ma gli sceicchi arabi, di diverso avviso, vi hanno edificato e materializzato le deliziose ricchezze dei loro regni, con una geniale convergenza di interessi e capitali. I gravi comportamenti perversi dei poteri oscuri fanno poi il resto contro la debole Italia. Ma andrebbe anche spiegato agli italiani che le “lobbies” hanno nome e cognome che di solito campeggiano a caratteri cubitali sui grattacieli di mezzo mondo. Allora, a chi attribuire la vera e propria scorribanda sui mercati europei e queste intrusioni negli “affari” e nei “non-affari” di stati e governi “esteri” che si professano geograficamente “europei”, non certamente politicamente appartenenti agli Stati Uniti d’Europa? Eleggiamo un Parlamento europeo svuotato di ogni significato politico, alla mercé di pochi cervelli tecnici mai eletti dal popolo sovrano. I sistemi giuridici diversi e i vari idiomi impediscono poi l’effettiva integrazione sociale, economica e politica. Questo è grave perché la scienza ha risolto brillantemente il problema. Non crediamo che i cittadini possano sopportare oltre questi giochi al massacro del loro potere d’acquisto, dopo il sacrificio della Lira. In dieci anni gli italiani hanno perso il 40 percento (40%) della loro ricchezza. Questi sono i fatti veri e inequivocabili di una parabola economica prevedibile ed evitabile politicamente. Perché i prezzi non sono mai stati calmierati? Che fine hanno fatto, a cosa sono servite, le famose calcolatrici “made in China”, distribuite a più non posso anche agli italiani, per valutare il cambio Euro-Lira? Si sono scaricate le batterie e le celle solari? La moneta europea è sicuramente una seria minaccia per tutte le altre economie. L’Euro, se solo esistesse un’autorità politica davvero potente in grado di liberalizzare le imprese, sarebbe capace di aprirci letteralmente la via alle stelle.

Ma oggi l’Euro è senz’anima. Nel dollaro Usa, ma anche nelle varie corti di giustizia statali e federali della grande nazione americana che in questi mesi sta elaborando i lutti della guerra civile di 150 anni fa, campeggia la famosa frase:”In God we trust”, cioè “In Dio noi crediamo”. E l’Europa in chi o che cosa crede? Il grande Carlo Magno, padre del Sacro Romano Impero e del sogno di un’Europa unita maestra del Diritto, oggi si vergognerebbe di tutti coloro che, da miseri ipocriti, giocano sulla pelle dei cittadini. La soluzione esiste. È a portata di mano: “è il tempo di un’agenzia di valutazione europea”! Il motivo è semplice: se il downgrading dei debiti sovrani europei è un atto politico perverso scatenato dai poteri oscuri sull’Europa, allora la soluzione potrebbe essere quella di opporre un altro potere (niente affatto democratico, anch’esso oscuro) di valutazione economico-finanziaria per controbilanciare le forze di attacco alla nostra economia. È chiaramente l’anticamera della Quarta Guerra Mondiale, da preparare ideologicamente. E le premesse ci sono tutte perchè sarà combattuta a suon di “Clic!”, sceneggiata come volete e potete immaginare. Perché le forze in campo saranno talmente dissimulate da sembrare irriconoscibili, magari multinazionali, ma pur sempre indecifrabili, ignote, oscure e maligne e benigne. Come uscirne? Sottoponendo a controllo democratico tutto e tutti, decisamente sforbiciando uffici e incarichi dall’elefantiaco apparato burocratico europeo che alimenta la spesa corrente continentale e il nostro debito pubblico, scommettendo sull’impresa privata, sulle botteghe artigiane, sull’economia reale delle nostre città, applicando algoritmi di analisi e ricerca in grado di moltiplicare la ricchezza reale, e non virtuale, sulla base della dignità di ogni persona libera della Terra. Oggi, invece, si nasce indebitati fino al collo. Il prossimo passo è chiaro. Vogliono privarci del denaro fisico per attribuirci titoli di credito elettronico facilmente decifrabili ed accessibili da chiunque voglia assestare, con un virus informatico evoluto, un attacco su vasta scala. Magari prelevando, più o meno legalmente, pochi spiccioli da tutti i conti correnti mondiali per alimentare i propri affari. Fantascienza, fantapolitica, fantafinanza? No, realtà come quella delle microcamere portatili che ci hanno costretto a indossare grazie ai vari “devices” portatili che tanto amiamo per le teleconferenze!

La realtà è più fantasiosa della fantasia che i nostri politici farebbero bene a considerare, prima di sconfessare se stessi con giudizi elementari, qualunquistici, infruttuosi e sconsolanti. Per cambiare registro servono in Italia Politiche di crescita reale (nessuno parla del numeratore, il Pil, chissà forse per incapacità e vergogna!) le uniche in grado di far affogare (altro che sostenere ed alimentare!) il debito, le accise e i costi delle bollette nella ricchezza nazionale alla quale contribuiscono anche i migranti. Mentre altre manovre ammazza-italiani non dovrebbero nemmeno essere immaginabili all’orizzonte. A meno di dovere necessariamente contemplare, per forza maggiore, uno scenario di stato di guerra degno di novello Capitan Europa (i maestri del fumetto sono allertati) specializzato nella vendita di buoni di guerra, l’eventuale nostra unica àncora di salvezza! Giovani del Nord e del Sud insieme, datevi da fare, spegnete la Tv, rimboccatevi le maniche, muovetevi per il bene vostro e delle vostre famiglie. Lasciate perdere le raccomandazioni. Lasciate perdere la retorica dei 15 minuti di rappresentanza studentesca e di notorietà quirinalizia. Il futuro va conquistato sul campo di battaglia della vita quotidiana nelle nostre città, del sacrificio, della sofferenza, del servizio. Lasciate perdere le coccole politiche di quanti vi vogliono bamboccioni a vita, magari perché poveri rincitrulliti dai talk-show televisivi più insensati che hanno invaso l’etere, spaventando pure i Marziani, e dall’illusione del successo immediato garantito solo ai “tronisti” (ed alle “escort”) dei 10mila euro a serata. In fondo i videogiochi insegnano a cavarsela vincendo i vari livelli sempre più difficili, per accedere alla vittoria finale, dopo aspri combattimenti che nella Politica si giocano a tutto campo con ogni mezzo possibile e immaginabile. La paurosa disoccupazione giovanile, talmente grave da far morire di vergogna l’intera classe politica, è la prova-regina del fallimento di chi vi ha promesso (ingannandovi) mare e monti lasciando nel piatto di legno (non d’argento) solo i funghi per i più fortunati. La spietata crisi economica e finanziaria, la più grave che il mondo ricordi dal 1929, non può giustificare il vuoto programmatico e politico di chi gioca la partita delle tre carte sulla vostra pelle, ben sapendo di potervi tenere sotto scacco! La scossa? Eccola servita. Alcuni migranti (per ora, ma sono tantissimi alle nostre porte) vi stanno meritatamente e legalmente soffiando via centinaia di migliaia di posti di lavoro, magari umili ma regolari, iniziando a lavorare nei mesi estivi quando preferite andare (studenti e pluri-laureati disoccupati) “in vacanza” con mamma, nonna, nonno e papà. Capito? Non è così che si costruisce una nuova nazione federale ed alcuni politici della vecchia guardia lo sanno e vi attendono al varco.

Questo è il dramma nazionale del politichese strillato a quella che credono sia “la perduta gente”. E, invece, no. Giovani del Nord e del Sud insieme, credenti e non credenti nell’unico Dio che salva dalla fossa della disperazione e che ha un urgente bisogno di voi, come del resto la Patria che però dalle alte sfere alcuni vogliono sia confusa con lo Stato, forza e coraggio. I fondi pubblici ormai perduti fanno la fortuna di pochi fortunati formatori, non della stragrande maggioranza di voi. Buttare miliardi di euro in progetti regionali finalizzati all’inutilità (le sinistre e le destre ne sanno qualcosa) non vi rende liberi ma schiavi del regime fondato su un’incartapecorita classe dirigente sempre pronta a salire sul carro del vincitore, ossia a riciclarsi in un sano lavacro elettorale in nome del potere personale e clientelare. Che, cari giovani, dopo il voto, vi butterà nuovamente a mare! Dico questo per mettervi in guardia dai falsi profeti, non certamente per allontanarvi dalla Politica attiva e dalle urne. Votare è un diritto-dovere costituzionale sacrosanto: farne un buon uso (perché l’astensione di questi tempi è un peccato fin troppo grave) è il primo dovere di ogni cittadino italiano. Quante macerie morali dovremo rimuovere prima di riscoprire la vera Italia Federale figlia del vero Risorgimento, nel quale milioni di persone credevano già due secoli fa, ora è alle porte? Non è solo vuota retorica. Oggi chi crea la vera ricchezza nazionale è il Nord Italia con le sue imprese, grazie anche ai lavoratori del Sud costretti a lasciare le proprie case per conservare la propria dignità. Ma la pagnotta sul territorio (compresi gli stipendi pubblici) non piove dal cielo. Piove dalle tasse del Nord, dalle imprese spremute fino all’osso. Per il benessere generale del ben più retorico “benvenuti al Sud” che non riesce a fare squadra e impresa. Cause storiche e infrastrutturali, dicono. Ma ci credete ancora? Giovani, sappiate creare ricchezza nazionale sul vostro territorio, senza attendere la pioggia rigeneratrice dei zecchini d’oro. Potrete finanziare pure la ricerca scientifica e i meritevoli. Giovani, lo dico anche agli “over 30” (in Italia è la norma), smettetela di farvi trattare da bamboccioni disperati, viziati, vittime della globalizzazione, della fuga dei cervelli, della scarsa attenzione per il mondo della scienza e della tecnologia (prevenzione sismica compresa) da parte delle imprese non solo dello Stato. Smettetela di essere “pesi morti” sul fronte fiscale in una civiltà occidentale di democrazie che senza valori e con navigazione a vista, rischiano l’inevitabile declino per bancarotta. Non ascoltate le sirene dei soliti tromboni che pretendono di spegnere il cervello di chi ragiona, per nascondere il proprio fallimento politico, tentando di liquidare ogni vostra speranza di futuro. Prudenza, verità e moderazione nel giudizio politico e personale! Sul web, infatti, si rischiano grossi danni su scala planetaria. Basta con la cultura della delazione, del piagnisteo, del vittimismo, dell’estro dadaista di chi cerca di difendervi a chiacchiere, magari ad ogni costo, anche quando sbagliate e meritereste una sana sculacciata post litteram. I ruffiani sono sempre dietro l’angolo e sono a caccia dei vostri punti deboli (non solo dei voti elettorali) per trovare un senso alle loro storie, non alle vostre. Fidatevi di voi stessi e di chi rispetta la Legge, non dei rei confessi ancora in libera uscita.

Altrimenti la palude clientelare vi inghiottirà in un solo boccone come un pitone affamato e sarà la vostra rovina. Allora, alzate le vele verso il futuro, creando in Italia piccole imprese specializzate nell’innovazione tecnologica dei prodotti di uso quotidiano, in grado di resistere alle tentazioni della delocalizzazione e della maggiore competitività in paesi dove non sanno cos’è il Diritto. Per questo il federalismo è la sola occasione per tenere unito il Paese. Ha senso celebrare degnamente il 151° anniversario dell’Unità d’Italia nella memoria sempiterna dei nostri patrioti e martiri per la libertà, nella misura in cui avremo chiara la visione dell’Italia per i prossimi 151 anni. Che siano di pace, diritto e prosperità per tutti coloro che sapranno custodire l’Italianità, con o senza l’Europa. Quindi, sia chiaro, cari giovani: conquistate la contentezza, non fatevela regalare, magari solo istituzionalmente, non fatevela rubare sotto il naso. L’Unità d’Italia del 1861 è stata un’operazione massonica anticlericale di vertice. Il popolo ignorante ne sapeva meno di quanto possiate immaginare! Il popolo subiva e pativa nel silenzio. Il glorioso Risorgimento studiato sui libri di scuola del secolo scorso, è costato molto sangue (con il federalismo rosminiano, forse, non ne sarebbe stata versata una sola goccia!) in Italia, giocato sullo scacchiere di interessi inconfessabili da generali e leaders europei che tutto avevano a cuore fuorché la pelle delle popolazioni dei nostri territori. Senza l’appoggio delle mafie locali, il generalissimo Giuseppe Garibaldi avrebbe incontrato una tale “resistenza” nel Sud da scacciare (tra la vergogna, le bastonate e le schioppettate a tiro incrociato) le stesse Camicie Rosse in mare aperto. Un’unità artificiale che però andava completata ad ogni costo (lo fu il 4 novembre del 1918 con la Vittoria della Prima Guerra Mondiale che ci costò almeno 600mila vittime) per “fare gli Italiani”. Eppure quel Risorgimento che celebriamo non ci risparmiò il fascismo, il comunismo, il nazismo, l’olocausto del popolo ebraico, la ben più terribile Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda e i conflitti nei Balcani negli Anni Novanta del secolo scorso. Dunque, cari giovani, siamo noi i veri protagonisti-superstiti di quel Risorgimento, di quell’Unità, della Resistenza e della Prima Repubblica. Grazie all’azione dei nostri padri, alle nostre speranze disilluse, ai nostri ed ai loro meriti, ai nostri progetti per il futuro che retorici non sono. In verità, siamo noi a dover essere celebrati perché esistiamo in una nazione magnifica che il mondo invidia, in uno Stato di diritto che fa gola a tanti: a chi cerca una speranza, una casa, un lavoro, una famiglia, una nuova identità, una nuova cittadinanza, una vita più dignitosa, fuggendo dalle più spietate dittature sulla Terra.

In Italia però ci sono le regole che tutti devono rispettare e trasmettere. L’innovazione del federalismo che sul territorio i detrattori vecchi e nuovi cercheranno di scippare a voi giovani, mescolando le carte dei simboli e dei partiti, è un tesoro fin troppo prezioso e benedetto pure dai Padri fondatori della Patria, da non poter essere dilapidato. Guai a noi se lo daremo in pasto agli immeritevoli speculatori. È la nostra sola speranza benedetta dal Cielo. Per carità, non si dica che sto esagerando quando dico che il “pane” fresco non basta a sfamare miliardi di persone che prima o poi, se i nostri politici non si svegliano dal sonno e dall’eclisse della ragione, busseranno alle nostre frontiere. Riusciremo a sfamare tutti? Perché l’Europa non ci salverà. Occorre pure l’olio (oro verde e nobile) della sapienza per gustare pienamente il sapore di quel pane solidale che questi miliardi di potenziali e disperati migranti debbono poter sfornare a casa loro per il bene del mondo intero. Eppure, cari giovani, i professionisti della politica più paludata cercheranno di rubarci anche questa speranza, per farci vivere in una perenne emergenza. Per loro più redditizia. Cercheranno di rapinarci il pane e l’olio perché il federalismo obbligherà quei politici ed amministratori, altrimenti votati all’estinzione, a dare conto del denaro pubblico speso (europeo e italiano) e dei risultati ottenuti con chiarezza, trasparenza e responsabilità in progetti concreti. Vedrete quante ne sentiremo e leggeremo dopo il declassamento dell’Italia alla tripla B. Nasceranno come funghi comitati spontanei di difesa della partitocrazia, partiti e movimenti di liberazione nazionale dal federalismo, nuovi contenitori a vuoto spinto viziati ab origine dal peccato originale degli interessi corporativi e palaziali che nulla hanno a che spartire con il bene comune e il vostro futuro. Per formare una famiglia fondata sul matrimonio stabile di un uomo e di una donna, occorre un lavoro a tempo indeterminato. Vogliono farci credere il contrario, magari a costo di modificare e stravolgere pure l’istituto familiare con “nuovi” consorzi innaturali altamente instabili come il lavoro precario impone. Ma si sbagliano. Abbiamo celebrato il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con il cuore aperto all’innovazione costituzionale federale in un nuovo Patto unitario e solidale, capace di cristallizzarsi in una nuova Carta costituzionale capace di sanare le disuguaglianze inferte negli ultimi 150 anni agli Italiani del Nord, del Centro e del Sud. Sia fatta Giustizia nella Verità. Soprattutto per spazzare via tutte le mafie, nostrane e straniere, che cercano di conservare il vuoto di potere statale in molte nostre regioni per radicare e “legalizzare” capillarmente le nuove strutture feudali. Il federalismo deve introdurre necessariamente seri criteri di scelta della classe dirigente e politica, per moltiplicare le imprese sane e i posti di lavoro regolari, in particolare nelle imprese straniere che ospitiamo nei nostri territori. Basta con le proroghe, basta con i condoni. S’imponga il principio costituzionale del “chi sbaglia, paga subito allo Stato quanto dovuto”. Lo stesso dicasi dello Stato nei confronti dell’impresa privata che ha il diritto di riscuotere i propri crediti entro poche settimane. Basta con il lassismo politico-amministrativo di chi intende bloccare il varo del federalismo con illusori e infantili propositi mascherati da liturgie mediatiche e politiche clientelari.

Cari giovani, lo sviluppo è nelle vostre mani. Dunque, basta con le lacrime e con l’autoreferenzialità politica che una strana dialettica ad avvitamento perpetuo ha imposto sui media italiani, paralizzando da 18 anni ogni iniziativa politica concreta: dove sono le opere pubbliche? Che fine hanno fatto le cattedrali nel deserto? Cari giovani, amate la Giustizia e sperate in un futuro migliore. Voi siete le risorse umane e le energie dell’Italia del presente e del futuro, di un Paese stanco della retorica del passato. Voi siete i cittadini di oggi e di domani che chiedono giustamente di fare quadrato per trasformare l’Italia in una nuova potenza economica in piena autonomia energetica (non con le pale a vento, ma con la fusione elettro-nucleare, con l’economia dell’idrogeno), con o senza l’Europa. Voi siete i governatori, i politici, i leaders, gli amministratori, i tecnici, gli astronauti, gli ingegneri, i giuristi, i medici, gli architetti e i lavoratori che applicheranno e difenderanno il federalismo in Italia. Voi siete il Nuovo Risorgimento d’Italia. Voi siete la Storia. Voi siete l’Italia federale tricolore.

Nicola Facciolini

Una risposta a “Vergogna mondiale per Italia declassata alla tripla B dai suoi politicanti”

  1. francesca ha detto:

    SIAMO LA BARZELLETTA DEL MONDO PAGHIAMO PURE L’ARIA CHE RESPIRIAMO SIAMO PIENI DI TASSE X MANTENERE L’ALTO LIVELLO AI POLITICI CHE CI RUBANO TUTTO PURE L’ONORE DI ESSERE ITALIANI. I STATALI SIAMO MAL PAGATI VORREI SAPERE X CHE’ UN USCIERE DEL PARLAMENTO DEVE AVERE UN PRIVILEGIO ALTISSIMO DI GUADAGNARE UN SACCO DI SOLDI AL MESE ED A NOI STATALI MANCO QUELLI CHE METTIAMO NEL CESTINO DELLA PARROCCHIA X VEDERCI LA MESSA CI DANNO IN PIU’ SANTO PADRE MA CHE FA’ ??????????? LI METTA SOTTO TORCHIO LEI NON NE POSSIAMO PIU’ IL SAN FRANCESCO CHE HA VISSUTO DA POVERO E’ RIMASTO SULLA CARTA MA LORO A QUALE SANTO SI RIVOLGONO X GUADAGNARE TUTTO STO’
    BEN DI DIO

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