I tassisti che tornano a lavoro, ma sono pronti ad una nuova, più dura protesta, gli avvocati, i farmacisti e i benzinai sul piede di guerra, il tutto mentre il governo mette mano al piano per le liberalizzazioni cambiando vari capitoli, dalle tariffe dei professionisti, alla rete di distribuzione al commercio e studia nuove misure, ad esempio sulla class action e sul digitale.
Oggi, dal consiglio dei ministri in corso, si a In arrivo anche un decreto ministeriale che bloccherà la gara per le frequenze pubbliche, il cosiddetto beauty contest, come annunciato dal ministro Passera.
Intanto monta, oltre i limiti regionali, quella che è stata chiamata la “rivolta dei forconi”, che rischia di incendiare varie regioni italiane, con tam tam attraverso Facebook e adesione diffusa e massiccia.
Gli abruzzesi si incontrano stasera, con un blocco, dalle 17 alle 20, all’Uscita Pescara Nord dell’A14.
Ma è soprattutto in Sicilia, dove è nata, che prosegue infuocata la rivolta, con Tir bloccati su strade e porti, mercati e raffinerie assediate, mentre i banconi dei negozi si svuotano e i distributori di carburante restano a secco.
Autotrasportatori e pescatori, operai e agricoltori, braccianti e disoccupati, tutti uniti contro alcune norme europee, gli alti tassi delle banche, il lavoro che manca, il Sud penalizzato, le accise delle raffinerie incassate dallo Stato anziché dalla Regione.
Oggi è il quarto giorno del blocco dei Tir, proclamato dal movimento “Forza d’urto”, sigla che raccoglie i camionisti aderenti all’Associazione imprese autotrasportatori siciliani, agricoltori riuniti sotto la sigla di ‘Movimento dei forconi’ e pescatori, che hanno bloccato strade, ferrovie e porti.
La rivolta siciliana non è piaciuta e non piace ai giornalisti, né di destra né di sinistra.
Ed ecco allora, che sin dal primo giorno (martedì scorso), da Repubblica al Corriere per finire al Fatto, tutti a parlare di infiltrazioni mafiose e di formazioni antagoniste rosse e nere dietro la protesta.
Questo, scrive nel suo blog Rinascita, perché non piace, ai sostenitori della politica ultra-liberista, vedere sotto un’unica bandiera i fascio-comunisti.
Così si fa ampio riferimento a Fn e al centro sociale che da quattro giorni sfilano assieme contro questo governo che, per ora, sta facendo pagare ai lavoratori, alle famiglie, ai giovani e ai pensionati la crisi nazionale.
E c’è anche chi scrive che la verità sui “forconi” è che la Sicilia si è arresa ad una categoria, gli autotrasportatori, permettendogli di mettere in ginocchio ogni attività produttiva, dimenticando che il cario benzina è un problema spinoso e da risolvere, perché se ne porta dietro tanti altri.
Dicevamo che il movimento dei “forconi”, si va allargando a tutt’Italia, con organizzazione già densa e capillare in Calabria, con blocco di varie autostrade e porti della regione.
Attualmente, sulla pagina Facebook, in 34.000 hanno aderito al movimento, pronti ad una serrata da portare fino in fondo.
E, in qualche modo, vengono in mente i Vespri Siciliani e si pensa come adesso, sette secoli dopo quei fatti, sia lo stesso stato a sembrare, in quel remoto Sud, lo straniero oppressore e da scacciare.
Come scrive su TG24.it Sabrina Spagnoli, la paura di adesso è che la protesta si propaghi a carattere nazionale, scatenando una delle rivolte più imponenti degli ultimi anni; espressione di una rabbia ormai incontenibile, che nasce dal fatto che non viene dato alcuno spazio ai veri problemi della gente, in un periodo cruciale per intervenire e per cambiare le regole democratiche ed istituzionali.
Sicché benzinai, tassisti e, soprattutto, nuovi rivoltosi del Sud, sono il segno di un’Italia ormai allo stremo, che non riesce più a contenere il proprio malcontento nei confronti di una politica volta solo al proprio profitto e indifferente al benessere del paese.
Un paese che (lo ha detto ieri l’ISTAT), invecchia e perde competitività, lavoro, garanzie e, soprattutto, prospettive.
E siccome la vita, diceva Einstein, è un delicato equilibrio fra “realizzazioni e prospettive”, con un sbilanciamento nero circa il bilancio presente e nelle visione del futuro.
Monti deve risolvere vari problemi e non solo di carattere internazionale.
Il suo viaggio in Inghilterra non ha convinto Camerun a risalire sulla nave-Europa, né a variare la posizione sulle regole ferree che metterebbero i bastoni tra le ruote alla City (come vorrebbero Merkel e Sarkozy) o sulla Tobin Tax.
Nel cuore della City per convincere banchieri, fondi d’investimento e finanzieri che il nostro Paese è solido, alla faccia delle agenzie di rating che ci spingono in serie B, l’altro ieri Monti ha parlato di una “avanti tutta” su liberalizzazioni e mercato del lavoro.
Ma attenzione a come si “timona”, così addossati agli scogli, di un’Italia che di pazienza ne ha ormai davvero poca.
Vedremo se, oltre alle categorie, i decreti riguarderanno davvero (ed in che modo), l’energia, i trasporti e le grandi rendite di posizione.
Oggi Google celebra, col suo doodle, i 92 anni dalla nascita di Fellini ed io, cinefilo incurabile e fellininiano della prima ora, ricordo due film del maestro (“Prova d’orchestra” e “E la nave va”), in cui ci si salva solo se si ascoltano gli altri.
In quei due film, Fellini si lascia alle spalle il suo mondo visionario ed onirico, per scendere fra gli umani e ricordaci che, se ciascuno si interessa solo di se stesso, si brancola nel buio, senza speranza né via d’uscita.
La nave-perfetta della Costa Crociere, in agonia sugli scogli per l’inettitudine e la codardia di un comandante, non vorremmo davvero divenisse, nel futuro, la metafora di questa Italia che naviga a vista in un mare pieno di insidie.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento