”Per favore, abbiate la coscienza di prendere la cosa sul serio, non siamo numeri da macello ma ci sentiamo esseri umani”. Si conclude così uno degli appelli rivolti questo pomeriggio dai detenuti di Sollicciano al ministro della giustizia Paola Severino. Bruciano ancora, tra i reclusi dell’istituto penitenziario fiorentino, i due suicidi avvenuti dall’inizio dell’anno. “Negli istituti di pena si muore – hanno spiegato i detenuti al ministro – Le condizioni vergognose e disumane che ognuno deve affrontare sono per molti croci troppo pese da portare. Quando si arriva a tanto ci si deve chiedere il perché. Tutti voi dovete riflettere sulle ragioni, magari quelle persone avevano bisogno di un’attenzione maggiore, di applicargli pene alternative o poterle far andare in strutture più idonee. Quando in un posto di muore, si sta male, si lotta per non impazzire, lo Stato e chi lo rappresenta devono assumersi le responsabilità di essere arrivati a un punto di non ritorno. Tocca però a voi dimostrare il contrario, senza però i soliti discorsi che si sciolgono come neve al sole”.
Detenuti, “non siamo numeri da macello”
”Per favore, abbiate la coscienza di prendere la cosa sul serio, non siamo numeri da macello ma ci sentiamo esseri umani”. Si conclude così uno degli appelli rivolti questo pomeriggio dai detenuti di Sollicciano al ministro della giustizia Paola Severino. Bruciano ancora, tra i reclusi dell’istituto penitenziario fiorentino, i due suicidi avvenuti dall’inizio dell’anno. “Negli […]
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