“Ho ricevuto un avvertimento dalla ‘ndrangheta per la mia inchiesta sullo smantellamento della centrale nucleare di Caorso. Temo per l’incolumità della mia famiglia. Ho bisogno d’aiuto”. Nuove minacce a Gianni Lannes, giornalista, “cacciatore di rifiuti”, direttore del giornale online Italia Terra Nostra, freelance che si definisce “libero e indipendente”, da agosto senza scorta. Lannes è da anni impegnato nella denuncia del malaffare che avvelena l’ambiente. E a trovare l’ultimo avvertimento, in macchina, è stata sua moglie. Si tratta di un bigliettino su cui si intima al giornalista di smettere di occuparsi di ecomafia. Proprio perché le inchieste di Lannes accendono i riflettori su ‘ndrangheta, nucleare e traffico di rifiuti al Nord Italia. Il giornalista ha inoltre lavorato anni a un’inchiesta che cerca di ricostruire, tassello dopo tassello, il puzzle dei traffici che riguardano le tristemente note “navi dei veleni”, ancora oggi avvolte nella cortina del silenzio. Lannes lancia un grido d’aiuto. “Ho semplicemente scoperto che la Sogin (dal 1999 ha il compito di “bonificare” il nucleare italiano), ovvero lo Stato, ha appaltato qualche anno fa lo smantellamento di una parte della centrale nucleare di Caorso alla Egoge: una srl con sede a Genova di proprietà della famiglia Mamone. Secondo alcuni rapporti della Direzione investigativa antimafia si tratta di una società, o meglio di un clan organicio alla ‘ndrangheta immersa da anni nel business dei rifiuti pericolosi”, si legge nella nota riportata sul sito del giornalista, http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/.
Nel 2008 Lannes racconta di essere riuscito a varcare la soglia della piu’ importante centrale atomica d’Italia. “Lì ho scoperto la presenza di camion della Ecoge che caricavano container” scrive nel suo blog. “Ho chiesto conto alla Sogin, ma un dirigente mi ha invitato a non rivelare questa situazione. Il 12 dicembre 2009 ho raccontato a Palermo, accanto a Salvatore Borsellino nel corso di un incontro pubblico la portata di questa scoperta”. Da allora la vita del giornalista è cambiata. Ha subito diversi attentati. La macchina di sua moglie è saltata in aria, la sua è stata data alle fiamme e molte altre sono state le intimidazioni. Perché quando un giornalista tocca gli interessi economici che si intrecciano a quelli mafiosi, il copione è sempre quello. Del resto l’inchiesta di Lannes è oggi più attaule, a fronte della ribalta mediatica sulla ramificazione capillare della ‘ndrangheta a Nord, al di là dei suoi confini. Il 13 luglio 2011 Lannes ha raccontato al tenente Vincenzo Scarfogliero del Noe carabinieri di Roma, specializzato nel nucleare, i fatti della centrale di Caorso e, sei giorni dopo, precisamente il 19 luglio, gli è stata comunicata la revoca della protezione. Su questa revoca sono state fatte numerose interrogazioni parlamentari, che ancora oggi attendono una risposta.
Lascia un commento