Mentre la crisi invade l’Occidente, i cinesi riescono a vendere lo stesso investendo nel nostro paese a tasso pari a zero. Qual è il loro segreto? L’imitazione, in quanto per loro sin dai tempi di Confucio, rifarsi ai modelli altrui è un valore. Copiano, e il capolavoro è la ricostruzione delle attrazioni europee. Si pensi che nell’area limitrofa a Pechino è sorto nel 2011 un outlet che riproduce il Canal Grande di Venezia. (nella Foto)
Ecco l’arte dei cinesi: appropriarsi del mondo, copiandolo. Talvolta la replica appare perfetta, come il falso dell’Apple Store aperto nella città di Kunming e subito chiuso dalle autorità locali. Con una certa frequenza si apportano modifiche a marchi universali: i profumi Chanel o gli orologi Rolex ne sono da esempio.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio stima che l’8% degli scambi globali sia rappresentato da prodotti contraffatti e pirati, un giro d’affari che secondo l’Ocse era pari a 250 miliari di dollari (pari a 193 miliardi di euro) soltanto nel 2007.
Eppure gli Italiani sono attratti dai loro prodotti, in quanto, a pochi euro possono vestirsi e cambiare accessori su exempla delle Grandi Marche senza svuotare i propri portafogli.
Almeno 600 miliardi di dollari, secondo la Camera di Commercio Internazionale, e la metà dei “tarocchi” viene realizzata ovattata dalla Grande Muraglia. Il perché? Da secoli la mentalità dei cinesi ha un’inclinazione per l’imitazione.
Non a caso nel vocabolo “cinese” la parola studiare coincide con il verbo copiare. In effetti, a scuola la lezione consiste nel ripetere senza errori quel che fa il maestro.
La tradizione pittorica in Cina, tra l’altro, esalta lo stile di uno specifico indirizzo artistico.
L’inclinazione all’imitazione non esclude neppure l’Amministrazione Statale. Il Sistema Imperiale cinese è rimasto lo stesso di duecento anni prima di Cristo.
Nulla di sorprendente dunque, occorre saper avere un occhio sul Mondo e rifarsi a chi è migliore di noi per realizzare un Impero.
Francesca Ranieri
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