Mentre la Lega araba fa sapere che proseguirà i suoi sforzi per risolvere la crisi siriana malgrado il nulla di fatto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Russia difende la scelta di mettere il veto. E bollando come “isterica” la condanna unanime dell’Occidente al veto posto sabato al Palazzo di Vetro da Mosca e da Pechino sull’ultima bozza di risoluzione Onu contro il regime in Siria. “Direi che alcuni commenti dall’Occidente sul voto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha commentato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, “sono indecenti e rasentano l’isteria”.
Parlando dopo un incontro con il ministro degli Esteri del Bahrein a Mosca, Lavrov ha ribadito che la Russia sta facendo pressione sul presidente siriano Bashar el-Assad perche’ attui riforme democratiche, e ha rifiutato di anticipare quale messaggio portera’ domani a Damasco, dove e’ atteso in visita insieme al responsabile dell’intelligence per l’estero, Mikhail Fradkov.
Mosca è un vecchio allato del governo di Bashar al-Assad e martedì a Damasco arriverà il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov insieme al capo dei servizi segreti per l’estero (Svr) Mikhail Fradkov. I due vedranno Assad e ricercheranno una soluzione alla crisi in atto, ha riferito Gatilov senza fornire dettagli.
La diplomazia USA si è detta “indignata”, quella italiana “costernata”, ma intanto nel Paese Medio-Orientale sono ricominciati i bombardamenti contro i quartieri di Homs, bastione della rivolta contro il regime di Bashar al-Assad nel centro della Siria, con almeno 39 le vittime accertate.
Le tv arabe hanno mostrato immagini in diretta dalla città, con colonne di fumo che si levano in cielo.
Il bombardamento sarebbe proseguito per ore, con palazzi in fiamme e altri edifici distrutti. Accanto ai morti si conterebbero centinaia di feriti. Non è chiaro per quale ragione le forze armate governative avrebbero aperto il fuoco contro queste case di Homs in modo così massiccio e devastante.
Nella notte tra venerdì e sabato, oltre 230 civili erano stati uccisi a Homs dall’esercito di Assad e l’opposizione si sta attuando ora un vero e proprio “massacro”.
Sabato gli USA hanno ritirato da Damasco la loro delegazione diplomatica e oggi il New York Times spiega che Washington potrebbe consegnare armi ai ribelli, anche se il presidente Barack Obama, preoccupato dei sondaggi e dei molti teatri di guerra in cuyi gli Usa sono impegnati, spiega che la crisi va risolta senza intervento militare esterno.
Lo scorso 6 febbraio, l’Inviato speciale del ministro degli Esteri per il Medio oriente e il Mediterraneo, Maurizio Massari, ha avuto colloqui ad Ankara, per convincere in governo turco ad un intervento coordinato con Roma, per tentare di far ripartire il processo politico in Siria.
Massari ha riferito all’ANSA, di aver avuto colloqui con i principali esponenti del ministero degli Esteri turco che si occupano di Medio oriente, Primavere arabe e maggiori crisi del momento, come quella siriana.
”Riteniamo che la Turchia sia un player assolutamente centrale in tutta la regione”, ha detto l’inviato del ministro Giulio Terzi, aggiungendo che il ruolo turco e’ molto ”cresciuto a seguito degli eventi dell’ultimo anno e quindi abbiamo interesse e volonta’ di stabilire un raccordo molto stretto per condividere valutazioni e opzioni politiche”.
”Il messaggio e’ stato ben recepito”, ha aggiunto Massari sottolineando che ”c’e’ un interesse anche da parte turca a raccordarsi strettamente con noi e ad avere frequenti e regolari scambi”. Nei colloqui, ha detto, si e’ parlato ”dell’evoluzione nell’intera regione, dalla Tunisia al Marocco, all’Egitto, alla Libia”, e delle ”transizioni democratiche in questi paesi” dove sia Italia che Turchia hanno ”interessi e un ruolo molto importante da giocare”.
Occasioni per affrontare questi temi, fra l’altro, saranno il Foromed che si svolgera’ a Roma il 20 febbraio, cui la Turchia e’ stata invitata, ed il forum che si terra’ ad Ankara il 2-3 marzo organizzato dall’Aspen institute.
Ma intanto il massacro in Siria continua e con decine di vittime ogni giorno.
Formalmente la Siria è una repubblica retta dal gruppo etnico-religioso degli alauiti, al cui vertice è dal 1970 la famiglia Asad, titolare della Presidenza della Repubblica in forma ormai ereditaria; attualmente la carica è ricoperta da Bashar al-Asad.
Il Presidente è anche segretario generale del partito Baʿth e capo del Fronte Progressista Nazionale, alleanza di 10 partiti legali egemonizzata dal Baʿth. I suoi poteri, già enormi ai sensi della Costituzione del 1973, sono ulteriormente aumentati dal fatto che dal 1963 (data della presa del potere da parte del Bath) è in vigore la legge marziale. Bashar al-Asad ha allentato la repressione dei dissidenti ma ha messo in chiaro che la sua priorità è lo sviluppo economico, e non la liberalizzazione politica.
Carlo Di Stanislao
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