Non più Im(m)u(ni)

Con quindici applausi ed una standing ovation finale, ieri Monti è uscito trionfante anche dal Parlamento Europeo, dopo aver bacchettato gli euroscettici inglesi, ma anche Francia e Germania,  colpevoli, a suo dire, di avere incrinato “la credibilità del Patto di stabilità” ed espresso più di qualche ripensamento  per misure “forse eccessive” nei confronti della Grecia, […]

Con quindici applausi ed una standing ovation finale, ieri Monti è uscito trionfante anche dal Parlamento Europeo, dopo aver bacchettato gli euroscettici inglesi, ma anche Francia e Germania,  colpevoli, a suo dire, di avere incrinato “la credibilità del Patto di stabilità” ed espresso più di qualche ripensamento  per misure “forse eccessive” nei confronti della Grecia, anche se generate  dal “catalogo delle peggiori pratiche di governo” in Europa.

Monti incassa, nella sua prima prova uscita da premier a Strasburgo, “amicizia e rispetto” da Schulz e da gran parte dei gruppi.

E questo prendendosi anche qualche soddisfazione, come quando chiede al capogruppo Pdl Mario Mauro (che ricordava come Berlusconi si era detto, alla fine, favorevole alla tassazione sulle rendite finanziarie sia pure a certe condizioni) se quella posizione “era stata resa nota e quando?”. Oppure quando irride all’alto “pensiero filosofico” del leghista Speroni che merita una risposta più analitica e dettagliata. O,infine, nella risposta stizzita all’inviato nelle istituzioni europee a Bruxelles Ivo Caizzi che in un articolo di due giorni prima lo aveva citato tra i casi di cooptazione eccellente all’interno di un Governo non scevro da nepotismi.

Con Mario Monti, insomma, l’Italia ha rialzato la schiena perché ha recuperato rispetto. Un rispetto guadagnato sul campo e in una manciata di settimane.

L’intervento di Monti è stato soprattutto proteso a rassicurare i partner sulla capacità del Governo italiano di rispettare gli impegni,  anche in presenza di dati congiunturali più negativi. Non ci sarà, infatti, bisogno di nuove manovre correttive, insiste Monti, perché il Governo italiano “ha utilizzato previsioni molto pessimistiche sui tassi di crescita” (come in effetti un Pil ora dato in negativo e in totale salito solo dello 0,4 ci dicono) e sono stati ipotizzati anche tassi di rifinanziamento simili a quello del novembre scorso. Alla fine, secondo il premier, “il modo migliore per fare politica anticiclica in Italia è mantenere fermo il timone della rotta verso l’impegnativo pareggio di bilancio”,  perché questo sarà percepito dai mercati in modo positivo. E tutto questo senza contare il possibile gettito derivante dalla lotta all’evasione fiscale perché il Governo ha impostato la politica di bilancio non tenendo conto delle entrate derivanti dal contrastato all’evasione contrariamente a quanto è stato fatto dai Governi precedenti.

In questa stessa direzione va anche l’annuncio, sempre di Monti, che lui stesso presentera’ in Parlamento un emendamento per chiarire la questione dell’esenzione dell’Imu per gli enti non commerciali. “Una volta che l’emendamento sara’ approvato dal Parlamento – si legge in una dichiarazione diffusa dagli uffici del vicepresidente Joaquin Almunia, al quale Monti ha inviato la comunicazione – la Commissione lo valutera’ e prendera’ una decisione”.

Comunicazione che la Commissione Europea ha accolto come “un buon progresso”.

Quindi niente più esenzioni Ici (Imu) per le attività “non esclusivamente commerciali” della Chiesa (cliniche, pensioni, scuole) e per l’esenzione non basterà più avere all’interno dell’immobile una struttura religiosa (che rimarrà esente), poiché il fisco guarderà alla destinazione prevalente, individuando un rapporto percentuale tra le due attività e su tutto il resto si pagherà il dovuto. La nuova disciplina riguarderà anche tutti gli altri soggetti (partiti, sindacati, associazioni, circoli) che oggi non pagano l’imposta comunale sugli immobili.

Dicevamo della soddisfazione della Commissione Europea, espressa per tramite del vicepresidente Joaquin Almunia, anche perché, la stessa Commissione, aveva aperto una procedura di infrazione  per violazione della concorrenza ed illegittimo aiuto di Stato, dopo un esposto del Partito radicale, nell’ottobre 2010.

Quanto al reale valore della’Ici per la chiesa, come ricorda oggi il Corriere, da anni va avanti un vero e proprio balletto di cifre.

L’esenzione dell’Ici alla Chiesa non vale “miliardi” di euro, ma forse anche meno di 100 milioni: è questa la posizione espressa a inizio 2012 dal giornale della Cei Avvenire , visto che il rapporto finale del Gruppo di lavoro Ceriani sull’erosione fiscale ha individuato quella cifra per quanto riguarda gli immobili di tutti gli enti non profit, non solo quelli ecclesiali.

Appresa la decisione di Monti, che comunque ne aveva già parlato nella sua visita ufficiale in Vaticano il 14 gennaio,  non si è fatta attendere la reazione della Conferenza episcopale italianam  che attraverso il suo portavoce, monsignor Domenico Pompili, ha commentato: “Attendiamo di conoscere l’esatta formulazione del testo così da poter esprimere un giudizio circostanziato». Aggiungendo che come dichiarato più volte, anche di recente, dal cardinale Bagnasco, «ogni intervento volto a introdurre chiarimenti alle formule vigenti sarà accolto con la massima attenzione e senso di responsabilità”.

Lo scorso dicembre, in relazione all’inchiesta del giornalista de L’Espresso Stefano Livadiotti, contenuta nel libro “I senza Dio”, il Fatto Quitidiano stimava un risparmio di almeno 700 milioni l’anno.

Lo stesso Livadotti ricorda che tutto è iniziato nel 1992, quando il Parlamento (con governo di sinistra) ha messo la propria firma sotto la legge istitutiva dell’imposta comunale sugli immobili.

Dopo l’annuncio di Monti, il presidente dell’Anci, Graziano Del Rio, ha proposto innanzitutto un censimento degli immobili, visto che molti non sarebbero neppure denunciati al catasto, in particolare per individuare quelli adibiti a uso commerciale.

E,secondo stime realizzate sul web,  si parlerebbe di un totale di 100 mila immobili, di cui 9 mila sono scuole, 26 mila strutture ecclesiastiche e quasi 5 mila strutture sanitarie.

Sicché, secondo stime non ufficiali dell’Agenzia delle entrate, si tratterebbe di un potenziale introito di due miliardi di euro all’anno. Altro che pochi spiccioli.

Carlo Di Stanislao

2 risposte a “Non più Im(m)u(ni)”

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