Pensioni, Cgil: pensioni ”negate”. Lo ”scandalo” delle ricongiunzioni

“Il diritto a pensione non e’ un privilegio. Il diritto a pensione non puo’ essere una lotteria”. Con questo slogan oggi Cgil e Inca hanno illustrato a Roma i casi e i numeri delle persone che, a causa della riforma del governo Monti, si trovano senza piu’ un lavoro, ma non hanno ancora i requisiti […]

“Il diritto a pensione non e’ un privilegio. Il diritto a pensione non puo’ essere una lotteria”. Con questo slogan oggi Cgil e Inca hanno illustrato a Roma i casi e i numeri delle persone che, a causa della riforma del governo Monti, si trovano senza piu’ un lavoro, ma non hanno ancora i requisiti per la pensione.
È il caso, ad esempio, di Lucio, lo chiameremo cosi’, un lavoratore che compira’ 60 anni a maggio con 37 anni di contribuzione versata in passato. Disoccupato da tempo a causa di licenziamento individuale senza accordi Lucio, con la vecchia normativa, avrebbe maturato il diritto a pensione con le quote nel 2012, con decorrenza a giugno 2013. Il lavoratore ha una madre di 91 anni completamente inabile, un fratello invalido al 100% a causa di motivi psichiatrici. In base alla nuova normativa Lucio potra’ andare in pensione solo nel 2016 con 64 anni di eta’, con decorrenza giugno 2016. Marta, invece, (nome di fantasia ma storia vera) ha compiuto 60 anni il 17 gennaio con 23 anni di contribuzione. Disoccupata da 4 anni. Con la vecchia normativa avrebbe maturato il diritto alla pensione di vecchiaia a gennaio con decorrenza da febbraio 2013. Con la nuova normativa potra’ andare in pensione a 63 anni e 9 mesi con decorrenza novembre 2016.
La Cgil si scaglia poi contro lo “scandalo” delle ricongiunzioni delle pensioni ricordando che la legge 122 del 2010 “ha eliminato la possibilita’ di trasferire gratuitamente all’Inpsla contribuzione versata nei fondi esclusivi e sostitutivi. La legge 122 ha anche reso onerosa la ricongiunzione verso l’Inps della contribuzione versata dalle lavoratrici e dai lavoratori in fondi diversi”.
Il che, prosegue la nota, “sta determinando situazioni drammatiche che il ministro del Lavoro sembra non aver compreso del tutto. Nel suo intervento, infatti, sul Corriere della Sera del 15 febbraio 2011, il ministro ha affermato che la legge 122 ha risposto ad un principio di equita’ e che il fatto che tante lavoratrici e tanti lavoratori si trovino ora a dover pagare delle somme esorbitanti per poter maturare il diritto a pensione risponde all’esigenza di eliminare un privilegio. Per Cgil e Inca “le cose non stanno cosi’: Il ministro nel suo articolo non parla mai della abrogazione della legge 322 del 1958. Questa legge e’ stata fino alla sua abrogazione uno dei maggiori elementi di equita’ del nostro sistema previdenziale pubblico. La legge 322 del 1958 permetteva infatti a coloro che cessavano dal servizio senza aver maturato il diritto a pensione di poter costituire la propria posizione assicurativa presso l’Inps, trasferendo la contribuzione versata presso altri fondi o altre gestioni. La legge 322 del 1958 e’ stata abrogata dal 31 luglio 2010”.
Cio’ significa “che lavoratori che hanno periodi presso gestioni o fondi diversi dal Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Inps e non maturano il diritto a pensione presso i fondi stessi sono costretti (se possono sopportarlo economicamente) a fare la ricongiunzione, sempreche’ abbiano le condizioni per farla. Chi non puo’ fare la ricongiunzione per motivi di carattere economico o perche’ non ha alcuna contribuzione versata presso l’Inps si ritrovera’ con una posizione previdenziale silente che non gli dara’ diritto a nulla. Al riguardo, infatti, e’ necessario sottolineare che la pensione supplementare esiste solo in Inps mentre non esiste in tutti gli altri fondi o gestioni diverse. Risponde ad un principio di equita’ o e’ un privilegio il vedersi annullare la propria posizione assicurativa?”. La parola al ministro Fornero.

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