Strutture inadatte e lentezze burocratiche, così fra i profughi cresce la tensione. L’allarme arriva dall’associazione “3 febbraio”, che a Bologna è in contatto in particolare con le persone accolte ai Prati di Caprara. Nella struttura gestita dalla Croce Rossa, sabato scorso è scoppiata una lite fra due ospiti: uno è rimasto ferito gravemente ed è ricoverato all’ospedale Maggiore con una prognosi di 60 giorni, mentre l’aggressore, che sarebbe affetto da problemi psichiatrici, è accusato di tentato omicidio. Per Michele Giammario dell’associazione “3 febbraio” l’episodio è un sintomo del nervosismo crescente fra i profughi del Nord Africa. Tensioni dovute alle condizioni di vita ma soprattutto all’incertezza per il futuro. “Ai Prati di Caprara non avevano l’acqua calda fino a prima della grande nevicata”, spiega Giammario, riferendo quanto raccontato dai profughi in contatto con l’associazione, “l’hanno ottenuta solo perché sono andati a protestare con la Protezione civile”. L’esiguo numero delle docce e i pasti sempre uguali sono altri motivi di tensione fra gli ospiti della struttura.
“Queste pesone si trovano lì da otto mesi”, aggiunge Giammario, “e ancora non vedono un futuro”. Secondo l’associazione nessuno dei profughi presenti a Bologna è stato ancora convocato dalla commissione che deve decidere sulle domande di asilo. “Abbiamo chiesto alla Prefettura di accelerare i tempi, ma c’è anche un altro problema: finora a livello nazionale la domanda di asilo è stata respinta nel 60% dei casi. Succede perché si considera il paese d’origine dei richiedenti (Nigeria, Bangladesh, Mali, Togo sono alcuni dei più diffusi) e non il fatto che lavoravano e vivevano in Libia e sono fuggiti da una guerra”. Allontanarsi dalle strutture di accoglienza, però, significa perdere “ogni diritto” e ogni possibilità di vedere accolta la domanda.
Altro tasto dolente è il lavoro. “Dopo sei mesi di attesa”, spiega Giammario, “si ha diritto a un permesso di soggiorno che permette di lavorare, ma su questo ci sono delle disparità: a San Giovanni in Persiceto tutti gli ospiti ce l’hanno, mentre ai Prati di Caprara no”. Anche i corsi di formazione che in teoria dovrebbero essere organizzati per i profughi rimangono sulla carta, nonostante molte delle persone accolte abbiano dimostrato voglia di fare, ad esempio aiutando la città durante le intense nevicate dei giorni scorsi. “Chiediamo di sbloccare la situazione e di controllare le condizioni di vita all’interno delle strutture”, conclude il rappresentante dell’associazione. Giovedì prossimo, intanto, saranno gli stessi profughi a prendere la parola. Il 23 febbraio alle 12, nella Facoltà di Scienze della formazione (in via Zamboni 32, aula 1), i richiedenti asilo terranno una lezione sul rispetto dei diritti umani.
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