Nella suggestiva e meravigliosa città dei fiori, che ospita il famoso teatro Ariston, recentemente si è conclusa, con un altissimo indice d’ascolto, la 62°edizione del festival della canzone italiana. Rispetto alle edizioni di una volta, oggi si utilizzano sempre di più nuovi meccanismi pubblicitari con strumentalizzazioni di vario genere,volti a fare audience ed aumentare lo share. Basti pensare alla tanto pubblicizzata farfallina di Belen Rodriguez, che ancora oggi ha un ruolo privilegiato nelle copertine, nei commenti dei tanti giornali a livello nazionale ed anche nei vari siti web. Ancor più invasivo, il monologo di Celentano che è arrivato ad attaccare la chiesa e la stampa vaticana creando una serie di polemiche tra i media ed il mondo politico. Ma tutte le situazioni “incandescenti”che hanno ruotato intorno a questa gara canora, altro non sono se non lo specchio di una crisi morale, d’identità e di contraddizioni, che stanno investendo il nostro Paese. Nella kermesse si è portata in scena la musica, quella vera con la “ M “ maiuscola e l’amore che è stato l’elemento principale dell’ultima serata, immortalata da una canzone dei Beatles e da una suggestiva esibizione di ballerini che con i loro corpi, hanno composto la parola “ Love”. Un omaggio particolare è stato conferito alla memoria della grande poetessa italiana, Alda Merini, i cui versi hanno riempito lo schermo del teatro insieme a nomi di personaggi simbolo della pace, perchè l’amore è anche questo. Comunque sia la vera regina, protagonista indiscussa, è stata solo lei: la Musica, che si è manifestata in tutta la sua attualità, bellezza, splendore attraverso i tanti brani, tutti di buon livello e ben graditi dal pubblico nel corso delle cinque serate. La musica, infatti, resta comunque una delle più nobili forme d’arte, attraverso cui ogni artista cerca di esprimere, al meglio se stesso con emozioni, pensieri e sentimenti che dovrebbero ispirare una comunione d’intenti e fantasie. Alcuni studiosi, sostengono che la stessa si sia sviluppata già nelle comunità preistoriche con un linguaggio i cui suoni la riproducevano al meglio; per amplificare la voce ed inviare messaggi a distanza essi, si servivano di conchiglie, di corteccia appropriatamente lavorata, in modo da convogliarla e trasmetterla il più lontano possibile, oppure battevano su tronchi d’albero e pelli d’animali tesi su recipienti vuoti, creando così i primi strumenti a fiato e a percussione. Le stesse melodie emesse dalla natura quali il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli, il rumore di un tuono o lo scrosciare della pioggia, erano considerati eventi musicali significativi che gli uomini primitivi interpretavano come voci divine, per cui assunse un ruolo di primaria importanza nei riti religiosi delle varie comunità. Quest’arte, così antica, ha da sempre accompagnato l’uomo in qualsiasi tipo di società, pur con le loro diversità culturali essendo un fattore essenziale, un’esigenza dello spirito umano. Taluni sostengono addirittura che è già musica quella che il nascituro avverte, nel grembo materno, poiché ogni momento è scandito dal ritmo del cuore della mamma. In questo contesto assume un certo rilievo la musicoterapia, cioè la tecnica che impiega il linguaggio dei suoni per produrre benessere al corpo, alla mente e allo spirito. Viene utilizzata come supporto terapeutico in diverse patologie, poiché ha molteplici capacità di rasserenare, risvegliare abitudini, facilitare il coordinamento dei movimenti e l’uso della parola. E’ altresì vero che il mondo è stato governato, da sempre, dalla musica , che ha accompagnato ogni generazione con le sue mode, il suo genere e le sue emozioni perché essa è emozione , poesia, sentimento, vita; è un’arte che ci rappresenta ogni giorno attraverso una canzone che parla del nostro modo di essere e di pensare, dei nostri amori e delle nostre esperienze. Già Aristotele, scienziato e filosofo greco del 384 a.C., si era interrogato sul suo significato definendola, una “disciplina” volta ad essere seriamente studiata, per un accrescimento intellettuale e non solo per essere gradita al pubblico. Egli affermava che aveva molteplici scopi: dall’educazione alla catarsi ( purificazione dell’anima ) fino alla ricreazione intesa come riposo e sollievo dalle fatiche quotidiane. Persino Dante, nella terza cantica della Divina Commedia, ne aveva compreso la portata, tanto da abbandonare lo spazio saturo della vista delineato dalla luce, immagine di Dio, per dare luogo poi nel Paradiso all’udito, quindi alla musicalità identificata dal perpetuo ruotare delle sfere celesti. I giovani , oggi , non la considerano più un’arte ma un mezzo per evadere, un mondo in cui rifugiarsi per sottrarsi al dolore e alle difficoltà quotidiane, un riparo immaginario ed intoccabile che ci accoglie quando siamo oppressi dalla società odierna ipocrita, falsa, e fondata sul consumismo. Le nuove tecnologie hanno dato vita ad un diverso modo di fare musica più legato al business, dalla tv ad internet, dai cellulari alle radio, da cui è scaturita una perdita a livello umano ed artistico. Essa deve essere vissuta e compresa, affinchè la nostra interiorità ne venga arricchita, così come la capacità di comunicare con gli altri in un linguaggio universale. A pensarci bene aveva ragione Oscar Wilde nel dire che questa nobile crea un passaggio che ignoriamo e risveglia in noi delle tristezze che falsano le nostre lacrime.
Maria Elena Marinucci
Lascia un commento