Mentana commenta vicenda Formigli: “la Fiat non può fare la verginella”

Nell’edizione delle 20 del TGLA7 di ieri Enrico Mentana ha commentato così la vicenda che coinvolge un altro giornalista, Corrado Formigli, nel risarcimento alla Fiat per un servizio andato in onda ad ‘Annozero’ quando l’attuale conduttore di ‘Piazzapulita’ su LA7 lavorava per la Rai. “Diciamo per comodità di pensiero che Formigli aveva torto marcio e […]

Nell’edizione delle 20 del TGLA7 di ieri Enrico Mentana ha commentato così la vicenda che coinvolge un altro giornalista, Corrado Formigli, nel risarcimento alla Fiat per un servizio andato in onda ad ‘Annozero’ quando l’attuale conduttore di ‘Piazzapulita’ su LA7 lavorava per la Rai. “Diciamo per comodità di pensiero che Formigli aveva torto marcio e che Annozero aveva torto marcio nel giudicare quella Fiat rispetto ad altre auto”, ha esordito il direttore del TGLA7. “A parte che esiste il diritto di critica, a parte che nessun dato espresso in quel servizio era falso. Ma se un’azienda può ottenere 7 milioni di risarcimento per un’inchiesta che non le piace e che ritiene lesiva, chi farà mai più le inchieste? Si dirà: “Ma è il danno che ha avuto”. No, un attimo: il danno patrimoniale è stato giudicato dal Tribunale in un milione e 750mila euro, poi c’è il danno non patrimoniale: più di 5 milioni di euro. Che cos’è il danno non patrimoniale? E’ il danno morale, reputazionale, il danno all’immagine di un soggetto, in questo caso di un’azienda. Ora però non è che la Fiat è una onlus, è la più grande e gloriosa azienda manifatturiera di questo Paese e non soltanto: è anche attiva nell’informazione, la Fiat è proprietaria di un giornale importante, La Stampa, è proprietaria di una concessionaria della pubblicità, al Publikompass, è il secondo azionista della RCS, quindi influente su un giornale più importante, il Corriere della Sera, e anche della Gazzetta dello Sport e non soltanto. Non può non sapere la Fiat quanto è importante la libertà di informazione. Che è una cosa seria e non può soggiacere alla spada di Damocle di pene pecuniarie fortissime che invalidano evidentemente ogni possibilità di fare seriamente questo lavoro in modo critico anche nei confronti dei poteri forti. E tutto questo sarebbe tollerabile se la Fiat fosse sempre stata estranea ai rapporti inconfessabili con i giornalisti, se non avesse mai invitato i giornalisti a, che so, viaggi esotici in lontani saloni automobilistici o a gare automobilistiche in giro per il mondo, di Formula 1 e non soltanto. O se non avesse mai concesso in comodato, in prestito illimitato, in prova senza scadenza le sue automobili a compiacenti giornalisti di ogni ordine e grado. Ma siccome la Fiat ha sempre fatto tutto questo sa benissimo che non può adesso fare la verginella che in qualche modo è stata fatta oggetto di attenzioni da parte della mala informazione. Sarebbe giusto pensare invece che con tutti i soldi che ha voluto, e non dimentichiamo che quella sentenza è limitatrice rispetto alla richiesta della Fiat, che fu di 20 milioni di euro per il danno reputazionale subito, sarebbe bene che al Lingotto ci ripensassero e ragionassero equamente su questa richiesta di soldi. Anche perché un giornalista non guadagna così tanto. Certo, Formigli guadagna molto di più di un operaio di Pomigliano, soprattutto dopo l’ultimo contratto (degli operai di Pomigliano), ma guadagna molto di meno di Sergio Marchionne, infinitamente di meno. E, a differenza dell’amministratore delegato della Fiat, paga le tasse in Italia”.

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