Walter Chiari, fino all’ultima risata, una minieserie in due puntate in onda in prima serata su Rai1, domenica 26 e lunedì 27 febbraio. Dal ring al palcoscenico. Dalle sfavillanti luci della ribalta alla solitudine del carcere. Quella di Walter Chiari è la storia di un uomo fuori dal comune che ha conquistato, con le sue grandi qualità artistiche, tutto ciò che il mondo del jet set aveva da offrire e che, proprio all’apice della sua carriera, ha perso tutto: lavoro, famiglia, amici e libertà. Gli anni del dopo carcere raccontano un uomo che comunque non si è arreso, che ha continuato a lottare per riconquistare il suo pubblico e la notorietà. Nonostante quel mondo dorato, che prima era stata la sua casa, gli avesse perentoriamente e definitivamente girato le spalle. Sono gli anni difficili, preludio alla sua fine artistica e umana, in cui i il rumore della sconfitta diventa assordante.
“Walter Chiari, fino all’ultima risata”, una coproduzione Rai Fiction Casanova Multimedia, prodotta da Luca Barbareschi, per la regia di Enzo Monteleone che firma anche soggetto e sceneggiatura con Luca Rossi. Con Alessio Boni nel ruolo di Walter Chiari, Bianca Guaccero nei panni di Valeria Fabrizi, Dajana Roncione (Alida Chelli), Anna Drijver (Eva Gardner), Karin Proia (Sophie Blondel), Caterina Misasi (Lucia Bosè) e Gerry Mastrodomenico (Bruno Guidazzi).
Il regista Enzo Monteleone, in una nota scrive: “Quando Luca Barbareschi mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto fare un film sulla vita di Walter Chiari non ho esitato: ho accettato subito. Ero stato uno di quei bambini cui il sabato sera si rivolgeva Walter dallo schermo della tv in bianco e nero negli anni ’60. Mi faceva ridere con i suoi monologhi, gli sketch con Mina e Paolo Panelli, le gag dei fratelli De Rege con Campanini, il tormentone del Sarchiapone. Ma poi lo avevo visto anche nell’ ultima parte della sua carriera. Ero al festival di Venezia, nella sala Grande, quando hanno presentato ROMANCE, e avevo sentito l’emozione e l’affetto del pubblico per il vecchio leone che era tornato. E poi la sera della premiazione la delusione, il dolore per vedere un’ ingiustizia, il premio annunciato e poi non assegnato.
Ma soprattutto fare un film sulla vita di Walter Chiari significa attraversare vari decenni dello spettacolo italiano, dal varietà, al cinema, al musical, alla televisione. E poi la Dolce Vita, le dive, i grandi amori. Insomma la vita avventurosa di Walter doveva essere raccontata. Anche perché è una parabola dell’ uomo di talento e di successo, dell’ uomo che ha tutto e perde tutto. Nei lunghi mesi in cui ho incontrato molte persone che lo hanno conosciuto e che sono state importanti nella sua vita ho sentito sempre un grande affetto nei suoi confronti. E una grande nostalgia. E’ venuto fuori il ritratto di un uomo generosissimo, anarcoide, fuori dagli schemi, di enorme talento, coltissimo nonostante le umili origini (leggeva “The Lancet” ,un mensile di medicina, in inglese! diceva che se non faceva l’attore avrebbe fatto il medico), un uomo sempre disponibile con tutti, soprattutto con i meno fortunati, con gli ex-pugili un po’ suonati che lo aspettavano fuori dal teatro sapendo che lui non li avrebbe lasciati a mani vuote.
E allo stesso tempo però un uomo che ha dovuto combattere contro un demone: il buttarsi via, l’autodistruzione.
Walter Chiari ha dato tanto allo spettacolo italiano – conclude la nota – ha divertito generazioni diverse. E’ stato maltrattato e dimenticato troppo in fretta. Con questo film abbiamo cercato di ricordarlo”.
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