Si aprono le solenni celebrazioni del 150mo anniversario di San Gabriele della Addolorata

“Voglio fare solo la volontà di Dio, non la mia. Possa essere sempre fatta l’adorabile, amabile, più perfetta volontà di Dio”(san Gabriele dell’Addolorata). Domenica 26 febbraio 2012 al santuario di San Gabriele(Abruzzo) si aprono le solenni celebrazioni per il 150° anniversario della morte di san Gabriele dell’Addolorata, avvenuta il 27 febbraio 1862.La santa messa delle […]

Voglio fare solo la volontà di Dio, non la mia. Possa essere sempre fatta l’adorabile, amabile, più perfetta volontà di Dio”(san Gabriele dell’Addolorata). Domenica 26 febbraio 2012 al santuario di San Gabriele(Abruzzo) si aprono le solenni celebrazioni per il 150° anniversario della morte di san Gabriele dell’Addolorata, avvenuta il 27 febbraio 1862.La santa messa delle ore 11 è presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione per i vescovi. Con l’inizio dell’Anno giubilare speciale, il Papa Benedetto XVI concede l’indulgenza plenaria a chi visiterà il santuario di san Gabriele dal 27 febbraio 2012 al 22 settembre 2013. Indulgenza plenaria che si può ottenere ogni giorno visitando il santuario secondo quanto stabilito dalla Penitenzieria Apostolica vaticana. Una vita fatta di preghiera, penitenza, pietà cristiana. È quella di Francesco Possenti, giovane, intelligente, ricco, brillante, che a diciotto anni si ritirò nel convento dei Passionisti prendendo il nome di Gabriele dell’Addolorata. Conosciuto universalmente come il santo dei miracoli. Battezzato con il nome di Francesco dai genitori, Sante Possenti e Agnese Frisciotti, Gabriele dell’Addolorata nacque il 1° marzo 1838. A motivo dei frequenti spostamenti del padre, governatore dello Stato Pontificio, Francesco poté risiedere a Spoleto dal 1841 al 1856, dove frequentò prima l’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane e poi il Collegio dei Gesuiti per gli studi superiori, dove arricchì la sua educazione cristiana, già trasmessa con sollecitudine in famiglia. A diciotto anni, Francesco Possenti salutò il padre e i fratelli (la madre era morta quando aveva quattro anni) e partì per Morrovalle (Macerata) per seguire il noviziato presso i Padri Passionisti. Qui scelse il nome di Gabriele dell’Addolorata. Tuttavia la vocazione che il giovane santo sentì già nell’adolescenza non si poté compiere perché Gabriele morì prematuramente a soli 24 anni, il 27 febbraio 1862 a Isola del Gran Sasso, ricevendo solo gli ordini minori. Fin dal 1892, anno della riesumazione del suo corpo, il giovane studente passionista iniziò a operare strepitosi segni in favore dei suoi devoti. Gli ex voto custoditi nel santuario lo dimostrano scientificamente. Il santuario che ne accolse la salma ospita da allora milioni di pellegrini e la mostra permanente sulla Sacra Sindone. Da allora si contano a migliaia gli episodi prodigiosi attribuiti all’intervento del santo. Nei fatti storici narrati in molte pubblicazioni c’è una costante ricorrente, quella del sogno premonitore. E tra questi casi ci sono quelli di persone che sognano san Gabriele pur senza neanche conoscerne l’esistenza. Il 13 maggio 1920 Gabriele dell’Addolorata fu annoverato tra i santi da papa Benedetto XV e successivamente fu eletto a compatrono dell’Azione Cattolica. Nel 1959 Gabriele dell’Addolorata fu dichiarato patrono principale dell’Abruzzo. Gli Atti del processo di beatificazione danno risalto con precisione alle caratteristiche della sua santità, fatta di fedeltà incondizionata alla Regola ed alla memoria della Passione del Signore, di completo dono di sé senza riserve, di spirito di orazione e penitenza, di particolarissima devozione a Maria Santissima Addolorata. La figura del santo del sorriso affascina per la sua genuina pietà cristiana, conquistando il cuore di moltissimi giovani di tutto il mondo. Sono state ristampate le fonti storico-biografiche di san Gabriele (Cavatassi-Giorgini) e sono in fase avanzata due  lavori che sicuramente aiuteranno a conoscere meglio il santo dei giovani e dei miracoli. Negli anni 2012-2013 i Padri Passionisti del santuario di Isola del Gran Sasso (Te) e i fedeli cattolici di tutto il mondo celebrano il 150° anniversario di san Gabriele con una serie di eventi a carattere internazionale (http://www.sangabriele.org/). Padre Natale Panetta, rettore del Santuario di San Gabriele in Isola del Gran Sasso, che ringraziamo vivamente per l’intervista speciale gentilmente concessa in esclusiva, nell’annunciare i grandi eventi in programma per celebrare il 150esimo anniversario di San Gabriele dell’Addolorata, evidenzia l’urgente attualità della testimonianza di san Gabriele nella Chiesa e nella società. Padre Natale, il calendario mondiale delle celebrazioni e delle manifestazioni in programma per il 150° anniversario di San Gabriele, quali eventi speciali propone? “Domenica 26 febbraio 2012 segna l’apertura ufficiale delle celebrazioni e delle manifestazioni in onore di san Gabriele: il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione dei vescovi, alle ore 11 presiederà la solenne celebrazione della santa messa. Il 27 febbraio, festa del santo, alle ore 6.30 viene solennemente celebrato il 150° della morte con la presenza del Superiore generale dei Passionisti padre Ottaviano D’Egidio(che alle 6.30 del mattino presiederà la celebrazione del transito del santo) e del vescovo di Teramo monsignor Michele Seccia. Alle ore 11 Mons. Seccia presiederà la solenne celebrazione. Con l’inizio dell’Anno giubilare speciale, il Papa concede l’indulgenza plenaria a chi visiterà il santuario di san Gabriele dal 27 febbraio 2012 al 22 settembre 2013. Indulgenza plenaria che si può ottenere ogni giorno visitando il santuario secondo quanto stabilito dalla Penitenzieria Apostolica vaticana. Il 27 febbraio le Poste italiane emetteranno anche uno speciale annullo filatelico dedicato al 150° anniversario di san Gabriele. L’11 marzo sarà presente al santuario il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, che celebrerà la santa messa e inaugurerà la mostra “Di annuncio in annuncio”, nella quale famosi artisti contemporanei (tra cui Bonechi, Borghi, Calabria, Casentini, Casciello, Ceccobelli, Falconi, Galliani, Giuliani, Kokocinski, Lorenzetti, Mulas, Rainaldi, Riva, Vago)rivisiteranno un’Annunciazione del Rinascimento fiammingo che sarà esposta per la prima volta al pubblico. Il 12 marzo 2012, 12mila studenti delle superiori verranno al santuario a pregare il loro santo protettore a “100 giorni dagli esami”. Il 18 marzo si terrà l’annuale raduno degli Alpini (previsto per il 12 febbraio e rinviato causa neve), al quale sono attese più di 10mila presenze. Il 25 marzo dal santuario verrà trasmessa su Rete4 la santa messa delle ore 10. Alle ore 11 si terrà il raduno dell’Associazione nazionale Carabinieri di Pescara; il 31 marzo il raduno dei giovani GMG della diocesi di Teramo-Atri; il 17 aprile il raduno dei vescovi CEAM (Conferenza episcopale Abruzzo e Molise); il 21 aprile il convegno degli educatori e formatori della pastorale giovanile CEAM (Abruzzo-Molise); il 27 aprile il raduno del movimento sacerdotale mariano; dal 27 al 30 aprile il raduno nazionale del movimento laicale passionista; il 29 aprile pellegrinaggio della diocesi di Fermo guidato dall’arcivescovo mons. Luigi Conti; il 12 maggio il pellegrinaggio della diocesi di Spoleto-Norcia, guidato dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo; il 14 maggio il pellegrinaggio da Perth (Australia); il 16 giugno il raduno delle scuole FISM d’Abruzzo; il 17 giugno il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, presiederà la santa messa delle ore 11 nel giorno dedicato alla festa della famiglia, mentre il 18 giugno al santuario arriveranno da tutta Italia monache di clausura passioniste per un incontro di aggiornamento (18-25 giugno); il 24 giugno l’incontro delle famiglie della diocesi di Macerata guidato dal vescovo mons. Claudio Giuliodori. A luglio-agosto arriveranno i grandi pellegrinaggi a piedi da varie parti d’Abruzzo, mentre il 29 luglio centinaia di motociclisti giungeranno da tutta Italia per la grande festa del motociclista guidata da monsignor Giulio Mencuccini, vescovo passionista e missionario in Indonesia. Nel mese di luglio aprirà i battenti la 15° edizione della Biennale internazionale d’arte sacra e una retrospettiva sui 20 anni di Biennali al Santuario. Il 4-5 agosto pellegrinaggi a piedi da Teramo, Città S. Angelo, Roseto, Penne; il 5 agosto il pellegrinaggio della diocesi di Assisi, guidato dal vescovo mons. Domenico Sorrentino. Il 21 agosto inizierà la 32° (20-24 agosto 2012) Tendopoli dei giovani che sarà conclusa il 25 agosto dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano (ore 11). Il 26 agosto migliaia di pellegrini arriveranno per l’annuale festa popolare del santo, che culminerà con la solenne processione con l’urna del santo (ore 17). In quel giorno ci sarà anche il 3° raduno dei “Gabriele/Gabriella”. Nei mesi di settembre, ottobre e novembre sono previsti altri grandi raduni (1° settembre: Unitalsi abruzzese; 8 settembre: Unmil; 9 settembre: ciclisti; 16 settembre: cori polifonici; 14 ottobre: confraternite del centro Italia; 4 novembre: gruppi di padre Pio; 11 novembre: “Club Fiat 500”). Nel 2013 si svolgeranno altre manifestazioni tra cui, il 1° settembre, la celebrazione dei 100 anni della rivista del santuario L’Eco di san Gabriele, diffusa nei cinque continenti. L’Anno giubilare speciale per il 150° anniversario di san Gabriele, terminerà il 22 settembre 2013 con l’inaugurazione del nuovo santuario, alla quale è stato invitatoPapa Benedetto XVI. Il 23 settembre il santuario accoglierà in visita gli ottanta partecipanti al Capitolo generale dei Passionisti, radunati a Roma da tutto il mondo. Il 14 ottobre il card. Giovanni Battista Re presiederà la santa messa delle ore 11 nel giorno in cui si terrà il raduno delle confraternite del centro Italia. Dal 14 al 16 novembre il 5° colloquio di studi su “S. Gabriele e il suo tempo” segnerà la conclusione delle manifestazioni. Nel corso del 150° anniversario ci saranno altri pellegrinaggi guidati dai vescovi d’Abruzzo, Molise, Marche e Umbria (Terni, Spoleto, Assisi, Macerata, Fermo, Camerino e altri). Ci sarà anche il pellegrinaggio delle 22 parrocchie dedicate al santo in Italia. Insomma un 150° pieno di iniziative, cioè di vita e di entusiasmo, di una vita piena e gioiosa come è stata quella vissuta dal giovane san Gabriele”. P. Natale, ripercorrendo la vita del Santo da quell’ultima notte di sofferenza fino alla sua vocazione, quali sono i miracoli di san Gabriele riconosciuti dalla Chiesa per la sua causa di beatificazione e canonizzazione? “Oggi 27 febbraio 1862. Questa mattina alle ore sei e mezza del mattino è passato all’eterno riposo il confratel Gabriele della Vergine Addolorata al secolo Francesco Possenti. Egli era nato in Assisi il 1° marzo 1838. Vestì l’abito della nostra congregazione il 21 settembre 1856 e professò il 22 del medesimo mese dell’anno seguente. La sua morte è stata cagionata da una tisi tubercolare. La vita del giovane compianto fu un non mai interrotto avanzamento nella perfezione. Da che si consacrò a Dio nella vita religiosa, si applicò talmente all’esercizio delle virtù che non rallentò mai più né per impedimento che dovesse incontrare, né per violenza che si dovesse fare; impegnatissimo nell’adempimento dei propri doveri, caritatevole verso tutti, umile, paziente: in una parola la sua vita potrebbe dirsi un tessuto di tutte le virtù, da non sapersi quale di esse gli mancasse. Ma la virtù caratteristica del defunto era una devozione fervida, soda ed efficace verso Maria santissima. I suoi discorsi vertevano sempre su Maria santissima; e questa buona Madre lo ripagava largamente dell’affetto che le portava specialmente negli ultimi giorni della sua vita, quando assalito a diverse riprese dal diavolo, con l’invocare il nome santissimo di Maria ne riportò glorioso trionfo. Chiese se si volesse dargli ancor una volta l’assoluzione e, accontentato, chiese con insistenza un’immagine del Crocifisso alla quale aveva egli stesso aggiunta una piccola immagine dell’Addolorata, se la mise sul petto con grande ardore, mise sull’immagine le mani, ripeté per tre volte con gli occhi rivolti al cielo le giaculatorie Gesù, Giuseppe e Maria ecc. e pochi istanti dopo, senza agonia, spirò placidamente nel Signore”. È lo scarno racconto della morte di san Gabriele, redatto dal superiore della comunità di Isola del Gran Sasso. Siamo nel febbraio 1862, un anno dopo l’unità d’Italia, 150 anni fa. San Gabriele lascia questo mondo in cui è passato come una meteora di santità. Un giovane come tanti, come racconterà il suo intimo amico Filippo Giovannetti, “d’indole piacevole e di modi garbati, sempre di buon umore, faceto ed allegro”. In effetti, confermerà l’altro suo intimo amico Paolo Bonaccia, poi diventato sacerdote:“Francesco aveva sortito un’indole conformata al bene, un’anima nata fatta per le opere più belle. Ma la bellezza del suo spirito era adombrata da quella tinta di vanità e da quel velo di leggerezza che negli anni suoi più belli potentemente lo dominava. Sfoggiar nelle vesti, e queste dell’ultimo gusto e della moda d’oltremare e d’oltre monti, profumare con odori nei capelli divisi con ricercata discriminatura; aborrire ed indignarsi per la minima macchia sulle sue vesti; essere abituato ai raduni con i giovani compagni, perdersi dietro ai divertimenti fu questa la sua predominante passione giovanile. Amantissimo del piacevole conversare, avidissimo dei brillanti convegni serali, continuamente premeva il padre perché lo conducesse con sé a passare le serate in qualche distinta famiglia. Per cui, quando Francesco chiese al padre il permesso per diventare religioso, questi sorrise alla richiesta e accolse con scherzo la domanda dicendogli: “Tu mi parli di religione, tu che finora sei stato tutto preso dalle vanità e dalle compagnie? Tu mi parli di tonache e di saio, tu che sei stato sempre amante del vestire elegante? Aumentò lo stupore del padre udendo che il figlio tra gli istituti austeri ne aveva scelto uno tra i più austeri e perciò continuò a mettere in campo tutte le difficoltà, non già per distoglierlo ma per guadagnare tempo”. Nonostante il tentativo del padre, Francesco riesce a spuntarla. D’altronde per lui è chiaro che la sua scelta non è un’alzata d’ingegno, ma è una cosa seria decisa tra lui e la Madonna che gli aveva fatto capire chiaramente in quell’afoso 22 agosto 1856 a Spoleto:“Ma tu non sei fatto per il mondo. Che fai nel mondo? Presto, fatti religioso”. E il 6 settembre lascia Spoleto per il noviziato di Morrovalle, in provincia di Macerata. “Non appena la notizia della sua partenza e della sua decisione si sparse fra la scolaresca, racconta Paolo Bonaccia, uno stupore invase gli animi di tutti. Gli studenti accolsero questa notizia come un colpo di fulmine. Si guardavano l’un l’altro e non sapevano cosa domandare o rispondere. Altri dicevano: “Chi è partito per l’istituto dei Passionisti? Francesco Possenti. E per dove? Al ritiro di Morrovalle ad una vita più aspra, la più austera. E da dove una risoluzione così repentina? Un giovane ieri del teatro e della moda, oggi della cella e del chiostro? Altri si chiedevano: “Ma potrà reggere al rigore dell’Istituto? Egli di natura così delicata, di educazione gentile?”. Tutti a Spoleto si aspettavano da un momento all’altro il ritorno del ballerino che sognava di diventare frate, tra gli sberleffi dei compagni di scuola e una figuraccia garantita. Mai previsione fu più sbagliata. “Invece, testimonierà padre Norberto, egli entrando nella vita religiosa col fermo proposito di darsi tutto a Dio, fin da principio mostrò che nel servire Dio diceva davvero. Con disinvoltura e naturalezza cominciò a praticare con diligenza e attenzione gli esercizi della nuova vita che gli sembrava di essere fatto per tale vita e tale vita fosse fatta per lui. Fu perfetto modello del novizio in tutto il tempo della prova, per cui alla fine da tutti i padri del noviziato venne ritenuto degno di essere ammesso alla professione religiosa”. Ciò che sperimentò in quei primi giorni di noviziato giorni appare chiaro da una lettera scritta al padre il 23 ottobre 1856: “La contentezza e la gioia che io provo entro queste sacre mura è quasi indicibile, in paragone dei vani e leggeri passatempi mondani che si gustano nel mondo. Assicuratevi, padre mio, e credete ad un figlio che vi parla col cuore alle labbra, che non baratterei un quarto d’ora di stare innanzi alla nostra consolatrice e speranza nostra, Maria santissima, con un anno e quanto tempo volete con gli spettacoli e divertimenti del mondo”. Promosso a pieni voti al termine dell’anno di prova, Gabriele continua gli studi prima a Pievetorina (Mc) e poi dal 10 luglio 1859 a Isola del Gran Sasso. Dopo pochi anni la tubercolosi lo stronca a soli 24 anni. Così padre Norberto darà al padre Sante la triste notizia: “Iddio ci aveva dato un figlio, Egli ce lo ha tolto, sia sempre benedetto in tutto ciò che fa. La santa vita che ha condotto, la morte veramente invidiabile ci è garanzia certa che egli sia a pregare per noi rimasti nell’esilio terreno, e che sia impegnato a preparare anche per noi un posticino vicino a lui. La sua santa vita, la sua bellissima morte ha trasmesso in tutti i suoi confratelli un’emulazione, un ardore tale di assomigliargli, che beati noi se continuiamo di questo passo; giungeremo certamente a partecipare del suo premio”. La straordinarietà della vita di confratel Gabriele, testimonierà padre Norberto, sta in questo, che tutto ciò che faceva lo faceva con disposizioni interne straordinarie e nel praticare in modo straordinario la vita interiore. Di lui si può dire che sembrava impastato di virtù, non sapeva vivere che di virtù. La sua fama esplode nel 1892, quando sulla sua tomba avvengono i primi strepitosi prodigi. La fama di santo dei miracoli si basa su un’ininterrotta serie di fatti soprannaturali, testimoniati da migliaia di ex voto, una storia straordinaria di fede e segni prodigiosi elargiti con abbondanza a un’umanità sofferente, che inizia a fine Ottocento, attraversa tutto il Novecento e continua agli inizi del terzo millennio. San Gabriele è proclamato beato nel 1908 e santo nel 1920. Nel 1926 diventa compatrono della gioventù cattolica italiana. Nel 1959 Giovanni XXIII lo dichiara patrono d’Abruzzo. A causa dell’afflusso sempre crescente, nel 1970 inizia la costruzione di un nuovo, grandioso santuario che può ospitare 5-6 mila fedeli. Il 30 giugno 1985, nella sua storica visita al santuario, Giovanni Paolo II propone il santo come modello per le giovani generazioni. Il suo culto è ormai diffuso nei cinque continenti. Sono centinaia le chiese a lui dedicate in varie nazioni. In Italia si contano 22 parrocchie dedicate al santo, oltre a numerose cappelline e edicole. Al santuario arrivano annualmente pellegrinaggi da ogni parte d’Italia e da vari Paesi del mondo. Il santuario di san Gabriele è tra i più conosciuti in Europa. Una classifica vaticana lo colloca tra i quindici santuari più frequentati del mondo. Due milioni di pellegrini vi arrivano ogni anno per pregare sulla tomba del giovane studente passionista san Gabriele. I due miracoli riconosciuti per la beatificazione (1908) sono quello in favore di Maria Mazzarelli, una giovane di Isola del G. Sasso che nell’ottobre 1892 indossando la cintura del santo guarì da tisi tubercolare, e quello in favore di Domenico Tiberi di Colliberti (Te) che, tormentato da un’ernia inguaribile, nel dicembre 1892 si recò a pregare sulla tomba del santo e improvvisamente gli scomparve ogni dolore. I due miracoli riconosciuti per la santificazione (1920) sono quello in favore di Giovanni Battista Cerro di Pontecorvo (Fr) che, colpito da spondilite alle gambe e alla schiena, nel maggio 1909 andò nella chiesa dei passionisti di Pontecorvo a pregare il nuovo beato per la guarigione che ottenne immediatamente; il secondo miracolo approvato per la santificazione avvenne nel 1912 a Gallipoli (Te), dove Luigi Parisi, colpito da un’ernia che lo aveva portato in fin di vita, avendo pregato il beato per tre giorni, guarì da ogni male”. P. Natale, la vita e la testimonianza di san Gabriele durante i moti risorgimentali di 150 anni fa, quando i conventi venivano chiusi e le truppe piemontesi invadevano il regno borbonico, possono far luce sui quei tragici fatti? Perché san Gabriele non divenne sacerdote? “Quando nel 1856 entra in convento Francesco Possenti lascia un’Italia in piena ebollizione attraversata com’è da fremiti di libertà dalle Alpi all’Etna. Nel 1848 erano insorte Milano e tutte le città della penisola, da Palermo a Venezia. Gabriele già nella sua Spoleto aveva assaporato l’anelito dei moti risorgimentali e tra un salotto e l’altro sicuramente si sarà fatta un’idea di quello che cercavano i rivoluzionari che, anche se in una città appartenente allo Stato pontificio, tuttavia si facevano sentire. In convento gli sarà più difficile seguire gli avvenimenti che stavano cambiando e unendo l’Italia. Solo a Isola del Gran Sasso si troverà a più diretto contatto con i moti risorgimentali, visto che la zona del convento brulicava dei cosiddetti “briganti”, partigiani che mal sopportavano di cadere in mano ai piemontesi. Racconterà padre Norberto, direttore spirituale del santo: “Eravamo nel 1860. Da Isola del Gran Sasso si udivano le artiglierie della fortezza di Civitella del Tronto, ogni giorno avevamo intorno le bande dei reazionari e dei briganti. Una notte ci vedemmo il convento circondato da una banda di briganti armati fino ai denti che chiedevano e pretendevano il cibo, e noi sapevamo che il darlo era proibito dal governo sotto pena di fucilazione. Scomparsi i briganti, arrivavano le compagnie delle Guardie nazionali, le truppe regolari o le truppe regionali. Ognuno può immaginare i timori, le incertezze, le angosce, le agitazioni continue di animo. Confratel Gabriele in queste dolorose e difficili vicende seppe restarsene nella sua abituale tranquillità e giovialità senza mai abbattersi e diceva: “Siamo nelle mani di Dio; Iddio pensa a noi, tutto succede per disposizione di Dio”. Gli abruzzesi erano contenti del loro sovrano Ferdinando II, re di Napoli. Ma il contagio carbonaro si era largamente diffuso. Ai primi di settembre 1860 arriva anche a Teramo la notizia dell’entrata di Garibaldi a Napoli. Il 15 ottobre Vittorio Emanuele II passa il Tronto. A Giulianova è accolto da feste popolari e dal Te Deum in chiesa. Appena i nuovi padroni si sono insediati, aumentano le tasse e il costo della vita, tanto che gli abruzzesi tentano una sollevazione fulminea e furiosa, appoggiati dalla guarnigione del regno ancora di stanza nella fortezza di Civitella del Tronto. La reazione dei piemontesi stronca ogni velleità di rivoluzione con il generale Pinelli che semina terrore con fucilazioni e impiccagioni. Il 20 marzo 1861 crolla anche la fortezza di Civitella, dopo un tremendo bombardamento. Il 17 febbraio 1861 esce il decreto piemontese di soppressione degli istituti religiosi, la cui applicazione varia in severità da regione a regione. In Abruzzo andrà in vigore nel 1866, ma a settembre del 1861 si blocca l’accesso dei chierici agli ordini maggiori del suddiaconato, diaconato e sacerdozio. E Gabriele, ormai al termine degli studi di teologia, potrebbe ricevere quegli ordini, ma alla sua comunità, condannata all’estinzione, non si consente di crescere con nuovi sacerdoti. Per questo l’anno seguente i giovani di Isola saranno riportati nelle Marche dove saranno ordinati. Gabriele stesso, scrivendo il 19 dicembre 1861 al padre e il 30 dicembre al fratello Michele, dirà: “A quest’ora forse sarei sacerdote, ma la mancanza di ordinanti ha impedito che ascendessi. Iddio così vuole, così voglio anch’io”. In effetti una serie di motivi impedisce che Gabriele diventi sacerdote: la mancanza dei vescovi ordinanti, perché era loro proibito di conferire ordini sacri, le strade insicure, la malattia di Gabriele, che precipita nel dicembre 1861 e soprattutto la situazione politica che dal settembre 1861 ha bloccato il conferimento degli ordini sacri. Quando Vittorio Emanuele II divenne re d’Italia, il 17 marzo 1861, il processo di unificazione nazionale non poteva considerarsi definitivo poiché, da un lato, il Veneto, il Trentino e Trieste appartenevano ancora all’Austria e dall’altro Roma era saldamente nelle mani del Papa. A Gabriele tuttavia la cosa poco interessa. Lui ormai sta vivendo il suo ultimo anno e la malattia inizia a ghermirlo, fino a condurlo a morte prematura nel febbraio dell’anno seguente”. P. Natale, quali libri consiglia per scoprire la vera vita di San Gabriele? “A partire dal 1862, quando pochi mesi dopo la morte del santo, padre Norberto scriverà i primi “Cenni” sulla vita del suo discepolo Gabriele dell’Addolorata”, sono state centinaia le biografie scritte sul santo. Citiamo solo le fondamentali ancora in commercio: N. Cavatassi   F. Giorgini, Fonti storico biografiche di S. Gabriele dell’Addolorata, Ed. Eco, S. Gabriele (TE) 1969, pp. 520 (è in corso di ristampa la nuova edizione); AA.VV., San Gabriele dell’Addolorata e il suo tempo. Studi, ricerche e documentazione (a cura di T. P. Zecca), 4 volumi, Ed. Eco S. Gabriele (TE) 1983, 1986, 1989, 2009; F. D’Anastasio, Meraviglie di un santo, fede di un popolo, 2 volumi, Ed. Eco, S. Gabriele (TE) 1985, 1987 ; Franco D’Anastasio, Gabriele dell’Addolorata   La storia dell’inizio vista 100 anni dopo, San Gabriele dell’Addolorata (Edizioni Eco) 1993. Dalla Collana “Centenaria”; Franco D’Anastasio, San Gabriele dell’Addolorata   100 anni di ricerche (1892-1992), San Gabriele dell’Addolorata (Edizioni Eco) 1994. Dalla Collana “Centenaria”; Franco D’Anastasio, San Gabriele dell’Addolorata   Gloria e Missione, Editoriale Eco 1997. Dalla Collana “Centenaria”; Franco D’Anastasio, San Gabriele dell’Addolorata   Tra amici, briganti e frammassoni, Edizioni Eco 1998; Pierluigi Di Eugenio-Elis Romagnoli, San Gabriele dell’Addolorata. Parole a colori, Editoriale Eco 1999; Gabriele dell’Addolorata, Lettere confidenziali (a cura di Pierino Di Eugenio), San Gabriele Edizioni 2005, pp.181; S. Battistelli, S. Gabriele dell’Addolorata, Editoriale Eco, S. Gabriele (TE) 2008, 13° edizione, pp. 249; Gabriele Cingolani cp, Gabriele dell’Addolorata – Una vita da innamorato, San Gabriele Edizioni, 4° edizione 2008, pp. 174; Tito Paolo Zecca, Gabriele dell’Addolorata, Paoline editoriale libri 2008, pp.150; Pierino Di Eugenio, San Gabriele, un amico per tutte le stagioni, San Gabriele Edizioni 2011, 7° ediz., pp.77”. P. Natale, san Gabriele nel cinema, nella letteratura, nel giornalismo e nella pietà popolare: quali sono le opere più significative che hanno descritto la verità sulla vita del santo? “Nel corso degli anni sono usciti vari documentari, videocassette, dvd, cd, dischi, musicassette sulla vita del santo e sui canti a lui dedicati. Nel 2001 è stato realizzato anche un film sulla vita del santo dal regista Maurizio Angeloni. Ultimo in ordine di tempo il bellissimo musical di Carlo Tedeschi, Gabriele dell’Addolorata. Un silenzioso sospiro d’amore, edito nel 2008. Circa la pietà popolare, numerosi sono stati i componimenti di vario genere (canti, poemi, poesie, opere teatrali, racconti, ecc.) sul santo. Vastissima è poi la produzione di immaginette, cartoline e souvenir sul santo. Per quanto riguarda il giornalismo ampia è la rassegna stampa che si potrebbe citare intorno alla figura del santo e al suo santuario, anche se solo dal 1996 il santuario ha un Ufficio stampa. Vogliamo qui solo citare la rivista del santuario “L’Eco di san Gabriele” che è diffusa in migliaia di copie nei cinque continenti fin dal 1913. Ecco le principali produzioni: Gabriele Di Cesare, Gabriele dell’Addolorata nei santini e nella poesia, Edizioni Emmegrafica 1999, pp.205. Le più belle poesie e la raccolta dei santini più antichi sul santo; Domenico Lanci, A San Gabriele cantando – musicassetta 1990. Tre musicassette con ventidue canti tradizionali di san Gabriele eseguiti da cori di pellegrini di vari paesi d’Abruzzo; Giosy Cento e Giuseppe Cionfoli hanno pubblicato negli anni Novanta due musicassette di nuovi canti sul santo; Alle sorgenti della fede – ex voto a san Gabriele – videocassetta 1992. Documentario con alcuni tra le migliaia di ex voto donati a san Gabriele da fedeli miracolati quale segno tangibile di ringraziamento. Videocassetta realizzata in dialogo con i passionisti del santuario; Gabriele dell’Addolorata – il santo dei giovani. I luoghi e la vita – Ed. Eco 2000 (disponibile in dvd). Il video offre una panoramica completa sulla vita del santo, sull’antico e nuovo santuario, sugli ex voto e sulle iniziative culturali. Molto interessante la ricostruzione della vita del santo; San Gabriele dell’Addolorata – cd interattivo – NAT Multimedia 2000. È il primo cd rom interattivo su san Gabriele e il suo santuario, con filmati e possibilità di navigazione virtuale; San Gabriele dell’Addolorata – musicassetta/cd 2004. La vita del santo, canti popolari antichi e moderni, le campane del santuario; Maurizio Angeloni, San Gabriele, film dvd, Minerva pictures group 2001; Carlo Tedeschi, Gabriele dell’Addolorata. Un silenzioso sospiro d’amore, musical sul santo dei giovani, Fondazione Leo Amici 2008”. P. Natale, è auspicabile una lettura scientifica della nostra storia risorgimentale nazionale, che faccia piena luce sulla vera storia dei nostri territori seguendo la testimonianza di san Gabriele? “Si tratta di un’operazione possibile, soprattutto se si leggono i numerosi volumi pubblicati da padre Franco D’Anastasio passionista, autore di lunghe ricerche (durate un trentennio) sulla vita del santo a Isola del Gran Sasso e sul territorio circostante”. P. Natale, cosa può insegnare ai giovani di oggi impegnati a vincere la più grave crisi economica mondiale degli ultimi tempi, il messaggio di san Gabriele? “Le crisi nella storia sono ricorrenti. Anche ai tempi del santo la società aveva i suoi problemi politici, sociali ed economici. La crisi odierna sembra più ampia in quanto la globalizzazione ci permette di vedere lo scenario mondiale, nel bene e nel male, in tempo reale. La rapidità delle comunicazioni del nostro mondo non è certo paragonabile a quella dell’Ottocento. Eppure anche il secolo di Gabriele ha vissuto fondamentali cambiamenti (basti pensare all’Unità d’Italia) e ha aperto la strada all’industrializzazione di massa e al progresso degli Stati. Ieri come oggi san Gabriele può insegnare che l’importante nella vita è dare il giusto valore alle cose. Per lui il primato era di Dio, il resto veniva di conseguenza e per questo non ebbe neppure paura di morire a soli 24 anni, consapevole che, come ripeteva spesso: “Per servire Dio basta fare bene quello che si sta facendo. Dio non guarda il quanto ma il come!”. San Gabriele ricorda che essere amici di Dio non è rinunciare alla vita, ma realizzare in pienezza la vita, appagare tutti i nostri desideri e ripete che la santità è una strada percorribile da ognuno, perché a Dio non servono le cose straordinarie; invece, come sosteneva lui, “La nostra perfezione non consiste nel fare cose grandi e straordinarie, ma nel fare bene le cose ordinarie”. La figura di san Gabriele affascina tutti. “I santi – scrive il teologo Tito Paolo Zecca, sacerdote passionista – poiché hanno vissuto in pienezza le beatitudini, godono della perenne attualità del Vangelo che “fa sempre nuove tutte le cose”, a prescindere dal periodo storico in cui essi sono vissuti. Il faticoso discernimento vocazionale di san Gabriele può rappresentare per i giovani un esempio molto significativo e suggestivo. In questo Gabriele è sempre attuale. Non sappiamo con precisione perché lo spoletino Francesco Possenti, entrando nella congregazione missionaria dei Passionisti, abbia scelto il nome Gabriele dell’Addolorata. Forse gli fu assegnato dal maestro del noviziato, oppure, più probabilmente, trasse ispirazione dal pellegrinaggio che egli fece al santuario della Santa Casa di Loreto, prima di entrare nel noviziato di Morrovalle, dove si confermò nel fermo proposito di consacrarsi a Dio nella congregazione dei Passionisti. Inoltre in casa, a Spoleto, egli aveva una statuetta della “Pietà” (simile alla Pietà di Michelangelo). In fondo, in Maria ai piedi della croce, Gabriele vedeva realizzato il “sì” dell’annunciazione. Il suo, quindi è un nome molto “vocazionale”. Esso racchiude la disponibilità a dire di “sì” al Signore, come fece Maria a Nazareth dopo l’annuncio ricevuto dall’angelo Gabriele, e come confermò ai piedi della croce quando Maria divenne la madre di tutti i credenti. San Gabriele dell’Addolorata è stato chiamato “santo del sorriso” per due motivi. Innanzitutto – spiega il teologo Tito Paolo Zecca – perché è vissuto in modo gioioso, lieto, sempre sereno ed ilare. I testimoni ricordano che era un ragazzo sempre sorridente. Poi è chiamato in questo modo perché restituisce serenità e pace a tante persone che si raccomandano alla sua intercessione, invocano il suo patrocinio. La Chiesa riconosce in San Gabriele, uno dei santi più invocati e lo pone come modello della vita sacerdotale e religiosa. Quando tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si diffuse la sua fama di santità e di taumaturgo, la conoscenza della breve vita di Gabriele, trascorsa tutta nello studio, prima a Spoleto in famiglia e poi in una casa religiosa per prepararsi al sacerdozio ed alla vita missionaria, fece sorgere, quasi spontaneamente, in tanti seminari e case religiose, sia maschili sia femminili, il desiderio di proporlo come modello attuale di vita consacrata. La sua vita è stata spesa tutta nella fatica del quotidiano con una coltivazione della vita interiore intensa, straordinaria, ma anche gioiosa e piena di slancio, nel periodo così importante e delicato della prima formazione, quando si pongono i fondamenti di tutta la vita”. Nel messaggio del beato Giovanni Paolo II ai giovani, pronunciato dinanzi al Santuario di san Gabriele domenica 30 giugno 1985, possiamo cogliere l’essenzialità della testimonianza evangelica dei santi. “Sono veramente lieto di incontrarmi con voi – afferma il Santo Padre Giovanni Paolo II – presso questo suggestivo Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, ai piedi del Gran Sasso d’Italia, che con la sua ardita impennata invita non solo a compiere escursioni turistiche, ma anche ascensioni spirituali. Già il 30 agosto del 1980 ebbi modo di ammirare il versante aquilano di questo stupendo massiccio dell’Appennino, in occasione del mio incontro con i lavoratori addetti alla monumentale opera del traforo. Ho appreso con piacere che essa oggi è una felice realtà, destinata ad unire sempre di più le genti d’Abruzzo e Molise e a favorire reciproca conoscenza e utili scambi culturali, sociali ed economici. Esprimo il mio cordiale saluto a tutti voi, cari giovani, ragazzi e ragazze, e vi ringrazio per la vostra presenza così numerosa ed entusiastica. Saluto in particolare il Vescovo diocesano, Monsignor Abele Conigli; il Preposito Generale dei Passionisti, Padre Paul Boyle; e il Commissario Prefettizio di Isola del Gran Sasso: ad essi va la mia più viva gratitudine per il gentile invito rivoltomi e per la calorosa accoglienza, ben degna del senso di ospitalità proprio del popolo abruzzese. Le ricorrenze del primo centenario della venuta di San Gabriele in Abruzzo e del 25° della sua proclamazione a Patrono principale dell’Abruzzo e del Molise hanno offerto, cari giovani, a voi e a me l’occasione propizia per visitare questo santuario e per venerare le sacre spoglie del “Santo del sorriso”. Questo pellegrinaggio vi ha raccolti da ogni parte delle due Regioni, in rappresentanza dei movimenti ecclesiali giovanili, appartenenti all’Azione cattolica, Comunione e Liberazione, Agesci, Neo-catecumenato, Gen, Cursillos e altri gruppi. Sono venuto per voi; per vedervi, per parlarvi, per guardarvi negli occhi, come faceva Gesù (cf. Mc 10, 20); sono venuto per affidarvi una parola particolare, in questo Anno Internazionale della Gioventù, che vi sia di stimolo a vivere sempre più profondamente le esigenze del Vangelo, nella splendida luce dell’esempio di un giovane, più o meno della vostra età, San Gabriele dell’Addolorata. Il primo sentimento che nasce nel mio cuore è quello della gioia, come ho già accennato. La gioia cristiana fu la nota caratteristica di San Gabriele, il quale, pur nella continua meditazione della Passione di Nostro Signore e della Beata Vergine Addolorata, ne visse in profondità ogni interiore risonanza, e ne fece oggetto di conversione e di corrispondenza epistolare. Le fonti storico-biografiche affermano che: “Aveva sortito da natura un carattere molto vivace, soave, gioviale, insinuante, insieme risoluto e generoso, e aveva un cuore sensibilissimo e pieno d’affetto . . . di parola pronta, propria, arguta, facile e piena di grazia, che colpiva e metteva in attenzione” (Fonti storico-biografiche, pp. 24-25). Scriveva ai familiari: “La contentezza e la gioia che io provo entro queste sacre mura è quasi indicibile”; “piena di contenuto è la mia vita”; “la mia vita è un continuo godere”; e ancora: “vivo contento d’essermi ritirato in questa santa religione” (Scritti, p. 185, 192, 206, 322). A questo livello si innalza la gioia cristiana, ogniqualvolta si intraprende un effettivo cammino di fede, di speranza e di carità autenticamente evangeliche. Anche voi, cari giovani abruzzesi e molisani, sulla scia di così luminoso esempio che incessantemente si irradia da questo Santuario, siete invitati a riscoprire le radici profonde della gioia, cioè della buona novella recata sulla terra dalla venuta di Gesù: “Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (Lc 2, 10). Abbiate sempre più chiara coscienza di questa realtà interiore che contraddistingue ogni seguace di Cristo, chiamato a viverla intensamente e a proclamarla come espressione della nuova alleanza, suggellata dal sangue dell’Agnello e come segno pasquale della risurrezione e dell’Alleluia. Diffondetela negli ambienti dove vivete o svolgete le vostre attività: nella famiglia, nella scuola, nei posti di lavoro, di gioco e di divertimento; comunicatela soprattutto alle persone sole, anziane, ammalate o emarginate dalla società; a quelle assorbite dalla routine del tran-tran quotidiano; a quelle che invano la cercano dove essa non è: nei micidiali surrogati della droga e dell’alcool; o nel fatale e vuoto ricorso al consumismo e al disimpegno; e soprattutto a quelle che dovessero lasciarsi suggestionare dalle deplorevoli iniziative ispirate in qualunque modo alla violenza o alla mancanza di rispetto per la persona altrui. A tutti questi fratelli e sorelle, che, in un modo o nell’altro, consapevolmente o inconsapevolmente, attendono una vostra parola, un vostro sorriso e la vostra amicizia, non fate mancare la vostra presenza, non rifiutate di mostrare la vostra gioia, le ragioni della vostra speranza. Certamente conoscerete la vita di San Gabriele: nato ad Assisi nel 1838 nell’illustre famiglia del Governatore dello Stato Pontificio, Sante Possenti, ricevette nel Battesimo il nome di Francesco. A 18 anni entrò a far parte della famiglia Passionista, compiendo il noviziato a Morrovalle. Nel luglio del 1859 giunse con i suoi confratelli ad Isola del Gran Sasso, ultima tappa del suo peregrinare: qui infatti morì il 27 febbraio del 1862, all’età di 24 anni. Come vedete, non ci fu niente di eccezionale esternamente, ma quanta ricchezza interiore vibrò nel suo animo sensibile e generoso, e quale totale dono di sé egli seppe fare a Dio e alla Vergine, nell’assoluta fedeltà alla Regola e allo spirito di orazione e di penitenza! In conformità al carisma proprio della Congregazione della Passione di Gesù Cristo, egli trovò il segreto della sua perfezione nella meditazione del Cristocrocifisso e della madre sua Addolorata ai piedi della Croce. Alla scuola di Gesù e di Maria, egli seppe raggiungere nel breve spazio di pochi anni le vette più alte della perfezione con slancio davvero mirabile: “ad Iesum per Mariam!”. Egli si pose come grano, destinato a morire per portare frutto (Gv 24, 12), nel solco fecondo della Croce di Cristo per recare il suo contributo all’azione salvifica che ivi si attua ogni giorno fino alla fine del mondo. Nella Croce egli percepì l’incontro salvifico della colpa con l’innocenza, della cattiveria con la bontà, dell’odio con l’amore, della morte con la vita; nella croce seppe ravvisare la composizione della giustizia con la misericordia, del dolore con la speranza, della gioia col sacrificio. A Colei che egli contemplava ai piedi della croce, non cessava di ripetere: “Il mio paradiso sono i tuoi dolori, o Madre mia” (Fonti storico-biografiche, p. 136). Carissimi giovani, San Gabriele, vostro coetaneo, oggi vi ricorda che, se volete essere veramente cristiani, non potete rifiutarvi di partecipare alla Passione del Signore e di portare dietro a lui la vostra croce: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9, 23-24). È questa la legge dell’ascetica cristiana, ribadita, peraltro, anche dalla sapienza umana: “Per crucem ad lucem”; “per angusta ad augusta”. E lo stesso sommo poeta Dante Alighieri significativamente ammoniva: “. . . seggendo in piuma / In fama non si vien, né sotto coltre” (Dante Alighieri, La Divina Commedia, “Inferno”, XXIV, 47-48). Se la vita viene svuotata della croce non ha più senso, sapore e valore. Chi tentasse di chiudere le pagine del Vangelo che documentano il tragico epilogo della vita terrena di Gesù, vagheggiando un Vangelo più facile, più comodo, più conforme ad un modo accomodante della vita, ridurrebbe il Vangelo di Gesù a un documento del passato, a una parola inerte, a un racconto senza vita e senza capacità di salvezza. Il Signore ha salvato il mondo con la Croce: ha ridato all’umanità la speranza e il diritto alla vita con la sua morte. Non si può onorare Cristo, se non lo si riconosce come Salvatore, se non si riconosce il mistero della sua santa croce. È tutto qui il nucleo del messaggio vissuto da San Gabriele dell’Addolorata e raccomandato ai giovani. Carissimi, ricordatevi sempre che anche voi collaborerete alla redenzione del mondo, se saprete trasformare in energia morale le immancabili difficoltà inerenti alle vostre specifiche situazioni esistenziali; se saprete portare la croce, se saprete cioè affrontare la vita con coraggio, senza mollezze e senza viltà; se saprete comprendere il dolore altrui ed essere dei buoni samaritani verso i fratelli che incontrerete lungo la via della vostra vicenda umana; se saprete finalmente stabilire col Cristo una profonda comunione affettiva ed effettiva. Accogliete con generosità questa consegna che ogni viene deposta nelle vostre mani e traducetela in pratica con quell’entusiasmo di cui voi siete capaci. In questo modo riuscirete a fugare le incertezze e i timori che non mancano di affacciarsi sull’orizzonte, e sarete davvero i portatori di una nuova civiltà, nella quale si realizzino la giustizia, la verità, la solidarietà e l’amore. A vent’anni dalla fine del Concilio Vaticano II vi ripeto con gli stessi caldi accenti di quella grande assise ecumenica: “La Chiesa vi guarda con fiducia e amore . . . Anche voi guardatela, e ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell’amore, il compagno e amico dei giovani” (Padri Conciliari, Nuntius quibusdam hominibus ordinibus, Oecumenicae Synodi tempore exeunte, missus: “Ad iuvenes”, 8 dicembre 1965: AAS 58 [1966] 18). Un’ultima esortazione desidero rivolgervi. La riassumo in una sola parola: coerenza. Siate coerenti con la vostra vocazione e con la fede cristiana. La fede è un dono da custodire, ma non in maniera intimistica e individualistica. La fede pervade le profondità del cuore, lo riempie in misura esuberante, e perciò si effonde nelle azioni. All’essere cristiani deve conseguentemente far riscontro il vivere da cristiani. Siate fieri di professarvi apertamente per quel che siete. Siate lieti di testimoniare con la condotta i valori morali contenuti nella Legge di Dio, specialmente quelli che una mentalità corrente tende ad offuscare, quali, per esempio, la purezza, l’onestà del costume, la santità del matrimonio e della famiglia. Ricordate la parola del Signore: “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10, 32). Ogni battezzato deve essere un apostolo, cioè un inviato a trasmettere ovunque la luce del Vangelo, a portare in ogni dimensione della vita l’animazione del fermento cristiano. Miei giovani amici! Il mondo dei vostri coetanei, il campo della cultura e dell’arte, il settore della vita civica e la politica, come ogni ambiente dell’attività umana, non possono essere estranei al vostro impegno di apostolato. Dico dell’apostolato individuale e di quello associativo. Ricordatelo sempre: dal vostro impegno dipende in gran parte il progresso della civiltà e della cultura dell’amore, di cui ha immenso bisogno la vostra epoca. A ciò vi sia di sostegno e di conforto la mia speciale Benedizione Apostolica che ora, invocando l’intercessione di San Gabriele, imparto di cuore a voi tutti e ai vostri amici”.

Nicola Facciolini

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