Per loro i supermercati sono off limits: potrebbero morire per gli odori dei detersivi. Ma anche in strada, nei negozi o in casa rischiano lo shock anafilattico. Sono i malati di Mcs, acronimo di Sensibilità chimica multipla, sindrome che conduce alla totale intolleranza alle sostanze artificiali, contenuti in cosmetici, disinfettanti, vernici, colle, arredi o tessuti. I casi diagnosticati finora sono 500, “ma ne potrebbero soffrirne fino a due milioni di italiani, comprese le forme più lievi”, afferma Giuseppe Genovesi, immunologo e psichiatra al Policlinico Umberto I di Roma, tra i pochi medici nel nostro Paese a occuparsi di questa patologia. Terre di mezzo – street magazine di aprile, nell’inchiesta “Male chimico” curata da Andrea Rottini, racconta l’odissea quotidiana di alcuni pazienti in perpetua fuga dagli odori. Una sofferenza accentuata dal fatto che per lo Stato e per le Regioni la Mcs non esiste: si aspettano le conclusioni di una commissione ministeriale che deve individuare le forme di tutela da inserire nei Lea, i livelli essenziali di assistenza garantiti a tutti i cittadini. Nel frattempo i pazienti devono pagare di tasca propria le spese per le cure.
La vita difficile dei “prigionieri della chimica” nasce fin dalla diagnosi: prima di scoprire che sono affetti da Mcs di solito devono sottoporsi a un estenuante pellegrinaggio fra allergologi e laboratori di analisi. Col rischio che i sintomi vengano liquidati come psicosomatici. E c’è chi vola in America per capire di cosa soffre e come tenere a bada la malattia. Come Giulia Lo Pinto, presidente di “Amici della sensibilità chimica”: a Dallas infatti c’è l’Environmental health center dove ha passato quattro mesi. Ci è arrivata con un volo di Stato, in un aereo appositamente bonificato, concessole dalla Presidenza del Consiglio. La trasferta, però, le è comunque costata 70mila euro. (dp)
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