Ennesimo e gravissimo atto intimidatorio ai danni della Comunità Progetto Sud guidata da don Giacomo Panizza a Lamezia Terme. Nella notte tra sabato e domenica un colpo di pistola è stato sparato contro la finestra del centro “Dopo di noi” che si occupa di assistenza ai disabili realizzato e gestito dalla comunità del sacerdote bresciano, ormai calabrese d’adozione. Il centro ha sede nella struttura denominata “Pensieri e parole”, un immobile confiscato al malaffare ed assegnato alla Progetto Sud per scopi sociali nel quartiere Capizzaglie, alla periferia sud della città. In particolare il servizio “Dopo di noi” è ubicato al secondo piano dello stabile, quindi si crede che la pallottola sia stata sparata, alla stessa altezza da qualche edificio vicino; il proiettile è finito all’interno dell’abitazione ma fortunatamente non ha colpito nessun ospite del centro. La notte dello scorso Natale, è stata fatta scoppiare una bomba davanti all’ingresso del centro per minori stranieri non accompagnati che ha sede al primo piano della stessa struttura.
Lo stabile “Pensieri e parole” è la grande casa a tre piani dove dopodomani, mercoledì 29 febbraio, sosterà la marcia pacifica de “Il giorno che non c’è la ‘ndrangheta”, la manifestazione contro la criminalità organizzata voluta dalla Progetto Sud insieme a tanti altri sodalizi. Un’iniziativa che sta avendo una lunga e tormentata vigilia: una settimana fa, infatti, è stata devastata da un terribile raid vandalico la scuola da cui partirà l’iniziativa, sempre nel quartiere di Capizzaglie. “Dopo tutti questi episodi di violenza, alla manifestazione di dopodomani – commenta don Giacomo – ci stiamo preparando più che convinti che la città si debba rimettere in marcia, sulla strada giusta. Lamezia è da cambiare. Il 29 febbraio, alla luce di quanto avvenuto, abbiamo dei motivi in più per manifestare”. Dopo l’atto intimidatorio di ieri notte, sono arrivati tanti attestati di vicinanza alla comunità. “La solidarietà fa bene – sottolinea ancora don Panizza – e dimostra che la gente è stufa di tutta questa violenza, di questo clima di paura”.
Sconcertata dall’episodio anche Nunzia Coppedè, presidente calabrese della Fish che afferma: “La gravissima intimidazione mi ha angosciato perché nella casa vivono dei disabili, quindi persone inermi, che non si possono difendere. Sarebbe potuta succedere una tragedia: quel colpo sparato avrebbe potuto uccidere qualsiasi inquilino della casa”. Su quanto avvenuto ieri e sugli altri atti intimidatori subiti dalla Comunità, Coppedè non ha dubbi: “E’ chiaro che ce l’hanno con noi. Vogliono ostacolare il nostro lavoro. Sono contro la cultura della legalità e dei diritti che noi perseguiamo da anni”. La presidente regionale della Fish fa notare che “questa gente non ha scrupoli e colpisce indiscriminatamente chiunque. Prendersela con i disabili, che non hanno fatto male a nessuno, è una vera vigliaccata. Comunque tutto ciò non ferma la nostra volontà ad andare avanti. Mercoledì marceremo per le vie di Capizzaglie perché – conclude Coppedè – la nostra determinazione e la convinzione nelle nostre idee è sempre più grande”.
Maria Scaramuzzino
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