Ancora un guaio per la Costa Crociere, dopo il disastro del Giglio.
Ieri un’altra nave della flotta, la Costa Allegra, è rimasta alla deriva a largo delle Seychelles, non a causa dell’imprudenza di un comandante incline a fare vedere quanto è bravo, ma per un incendio in sala macchine.
Mentre la notizia faceva il giro del mondo, l’armatore si è affrettato a chiarire che il fuoco è stato domato il più in fretta possibile grazie all’immediata attivazione delle “procedure e del sistema antincendio di bordo” e all’intervento di “speciali squadre”.
Niente vittime, quindi, fra i 1.000 a bordo, mentre oggi si apprende che un peschereccio francese ha raggiunto la zona dell’incidente nella notte e sta rimorchiando la nave fino all’isola Desroches, dove l’arrivo è previsto per le 15 di domani.
Una volta arrivati a Desroches, che dista circa 120 miglia da dove la nave è stata presa in consegna dal rimorchiatore, “verrà deciso il da farsi”, sottolineano alla Guardia costiera, mentre la Costa Crociere fa sapere che “gli ospiti sono costantemente assistiti e informati dal comandante e dai membri dello staff “.
Sprannominata “nave di cristallo” per l’abbondanza di vetrate, la Costa Allegra è lunga 187 metri per 28.500 tonnellate di stazza.
Era partita sabato dal Madagascar, diretta a Mahè, capitale delle isole Seychelles, dove doveva attraccare oggi.
Costa Allegra, si legge nel sito della compagnia, è stata costruita nel 1969 con il nome Annie Johnson, come portacontainer gemella della Axel Johnson, poi ribattezzata Costa Marina. Completamente rinnovata nel 1992, può ospitare 1.400 persone.
Attualmente a bordo ci sono 636 passeggeri, di varie nazionalità – 135 gli italiani – e 413 membri dell’equipaggio, oltre a un team di fucilieri di Marina del Reggimento San Marco in servizio antipirateria, poiché la sua rotta incrocia zone a rischio.
A poco più di un mese dal naufragio della Costa Concordia, la Costa Crociere ancora nelle pesti, con il mondo delle vacanze in mare del tutto in subbuglio.
Come è noto (ed è stato ribadito dopo il disastro del 13 gennaio), la crociera è l’unico tra i prodotti turistici a non aver conosciuto battute d’arresto in un percorso di crescita, nelle vendite e nei consensi, partito, quantomeno in America, a fine anni ’60 e sviluppatosi nei decenni successivi grazie al lavoro e all’investimento di compagnie e gruppi crocieristici, di aziende portuali, di cantieri, e di altre realtà il cui impegno è essenziale nella costruzione del prodotto stesso.
Se tra le ragioni di tale successo figurano senza ombra di dubbio una serie di indovinate scelte di marketing da parte delle compagnie – dal prodotto costantemente innovato e diversificato ad una politica di prezzo in grado di trovare un equilibrio particolarmente funzionale tra propensione alla spesa del cliente e redditività dell’azienda – va annoverata tra esse anche la sicurezza che questi grandi impianti di navigazione (“giganti del mare” è sempre più frequente sentirli definire) hanno saputo garantire, ed a dimostrazione della quale vi sono numeri e statistiche che non lasciano spazio a dubbi. Negli ultimi anni l’episodio più tragico ha visto protagonista la Bulgaria, una piccola e vecchia nave di crociera fluviale, pertanto ben lontana dalle caratteristiche e dagli standard delle moderne navi da crociera, che nel luglio 2011 è affondata lungo il Volga durante un temporale, con un bilancio di 116 vittime sui 208 presenti a bordo (sembra peraltro che la nave non fosse più autorizzata al trasporto passeggeri).
Gli esperti del settore e gli operatori turistici continuano a dire che la crociera è una modalità non solo divertente, ma sicura di turismo e, ancora, che non bisogna diffondere un inutile allarmismo che nuoce, indirettamente, a tutta l’economia.
Costa Crociere e MSC Crociere, assicurano ricadute di assoluto rilievo sul sistema economico italiano e in uno studio realizzato Politecnico di Milano nel 2010, si legge che esse hanno generato 2,2 miliardi di euro fra impatti diretti ed indiretti, in un solo anno di attività.
Tuttavia occorre investire di più e meglio sulla sicurezza. Anche nel caso della Costa Allegra, come ha sottolineato Andrea Mancini, ingegnere navale dell’ Insean-Cnr, è abbastanza sorprende che un incendio, scoppiato nella sala dei generatori si sia poi allargato fino al punto da causare un black out totale della nave.
Evidentemente i sistemi di sicurezza anti-incendio da un lato, hanno evitato che l’incendio si espandesse a tutta la nave mettendo a rischio la vita dei passeggeri, ma non sono neanche stato in grado di arrestare le fiamme sul nascere come invece sarebbe dovuto accadere.
C’è poi chi solleva il problema della sicurezza intrinseca di navi con un numero elevato di passeggeri a bordo. In effetti, tutte quelle persone in un posto confinato come è una nave, anche molto grande, rappresentano una bella sfida soprattutto per la gestione ordinaria.
Per esempio non sempre sono attuati sistemi per la verifica costante dei flussi dei passeggeri all’interno delle navi in modo da capire dove si trovano e dove vanno e per cercare di distribuire gli ospiti in parti diverse della nave.
E, in caso di emergenza, tutto questo può essere fonte di ulteriore rischio.
Carlo Di Stanislao
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