In occasione della mostra: “La donna eroina della Società”, che si terrà a Candelara dal 2 al 25 marzo 2012, organizzata in occasione delle celebrazioni dell’8 marzo, sarà allestita presso la “Sala dell’orologio” una piccola monografica dell’artista Eva Fischer. Saranno esposte sei tele, rappresentanti periodi diversi della sua carriera artistica: i fiori, i viaggi in aereo, le scuole di ballo, vedute, i mercati e le biciclette. A queste si aggiungono alcune litografie con altri soggetti iconografici.
Eva Fischer è nata a Daruvar (ex Jugoslavia) il 19 novembre 1920. Il padre Leopoldo, rabbino capo ed eccellente talmudista, venne deportato dai nazisti. Sono più di trenta i familiari di Eva scomparsi nei lager.Negli anni precedenti la guerra, Eva Fischer si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Lione e fece ritorno a Belgrado in tempo per subire i vandalici bombardamenti nazisti sulla città (1941) senza dichiarazione di guerra. Ebbe così inizio un periodo travagliato fatto di fughe e costellato da privazioni e duri sacrifici. Insieme alla madre e al fratello minore, Eva venne internata nel campo di Vallegrande (Isola di Curzola) sotto amministrazione italiana che non conobbe (Eva è lieta di dirlo) ferocia alla pari di quella nazista. Per una malattia materna ebbe un permesso di assisterla insieme al fratello nell’ospedale di Spalato; quindi si trasferì a Bologna sotto falso nome. Eva ricorda spesso quel tempo infausto ove però la mano dei buoni non si sottraeva al pericolo di dare aiuto e solidarietà ai perseguitati; ella è membro ad honorem dell’Associazione Nazionale Partigiani.
A guerra finita Eva Fischer scelse Roma come sua città d’adozione: intenso è l’amore che ella porta a questa città. Entrò immediatamente a far parte del gruppo di artisti di Via Margutta coi quali contrasse indelebili amicizie. Di quel periodo è la sua amicizia con Mafai e Guttuso, Tot, Campigli, Fazzini, Carlo Levi, Capogrossi, Corrado Alvaro e tanti di quella generazione di artisti che avevano maturato idee luminose entro il buio della dittatura. Intensa fu l’amicizia con De Chirico, Mirko, Sandro Penna e Franco Ferrara allora già brillante direttore d’orchestra; venne così il tempo di lunghe e notturne passeggiate romane anche con Jacopo Recupero, Cagli, Avenali, Giuseppe Berto e Alfonso Gatto nonché Maurice Druon non ancora ministro della cultura francese che andava scrivendo le pagine de “Le grandi famiglie”.
Fu in quel tempo che Dalì vide e s’innamorò dei mercati di Eva mentre lo stesso Ehrenburg scrisse sulle “umili e orgogliose biciclette”. Con Picasso s’incontrarono nella bella casa di Luchino Visconti parlando a lungo d’arte contemporanea e del sussulto intimo che porta alla creatività. Picasso la esortò a progredire nella luce misteriosa delle barche e delle architetture meridionali. A Parigi, Eva conobbe Marc Chagall divenendone amica devota e profonda ammiratrice. Egli le raccontava di sogni colorati nonché del fascino dei racconti biblici. Alla fine degli anni Cinquanta si stabilizzò a Roma, andando a vivere nel popolare quartiere di Trastevere. Sotto di lei vive il compositore Ennio Morricone. Nasce un profondo legame anche artistico. Nel 1990 Ennio le dedica il CD “A Eva Fischer pittore”. Il mondo della Fischer è fatto di brevi migrazioni ovunque il suo estro l’ha chiamata: da Israele, ove dipinse mirabili tele di Gerusalemme e Hebron (note sono le vetrate del Museo israelitico di Roma), fino agli U.S.A., dove conta numerosi collezionisti ed estimatori.
Oggi che l’arte di Eva Fischer è conosciuta nel mondo, ella parla di sé con assoluta modestia tipica di questa donna coraggiosa ed intelligente, dallo sguardo pulito e profondo nonostante gli affronti degli uomini in quei tempi disumani. Nel 2008 il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, ha conferito ad Eva Fischer l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica. Nel suo curriculum sono presenti mostre in tutto il mondo; prossimamente nel mese di maggio il Comune di Torino le dedicherà una grande personale. A tutte queste si aggiunge anche la piccola mostra personale organizzata dalla Pro Loco di Candelara, con il patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Pesaro e Urbino, del Comune di Pesaro e dell’Associazione Quartieri n. 3 delle colline e dei castelli.
Un piccolo tributo ad una grande protagonista della storia dell’arte mondiale, voluto per poter raccontare anche ai ragazzi del nostro territorio il dramma di quegli anni difficili, per portare una testimonianza non contrastabile e, soprattutto, un messaggio di speranza che è quello di Eva Fischer! Per questo il figlio di Eva, Alan David Baumann, ha deciso di non esporre a Candelara quadri del periodo della “Shoah” che sono stati un vero è proprio diario segreto dell’artista nascosto agli stessi famigliari fino al 1989.
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