Una festa con tanta musica e animazione da parte dei numerosi giovani e bambini presenti; ad dare ulteriore vitalità e colore la bandiera della pace. Si è svolta esattamente come volevano gli organizzatori la marcia pacifica de “Il giorno che non c’è la ‘ndrangheta”, in un clima festoso e senza spiacevoli imprevisti. Ieri sera per le vie del quartiere Capizzaglie a Lamezia un migliaio di persone è sceso in strada per dire ‘no’ al malaffare, alla violenza. Come da programma la carovana è partita dalla scuola “Gatti”: in cammino tanta gente comune ma anche molte autorità istituzionali, esponenti della magistratura locale, il vescovo diocesano, i rappresentanti dell’amministrazione comunale lametina insieme a diversi sindaci del territorio.
Don Giacomo Panizza, presidente della Comunità Progetto Sud, ed il segretario provinciale della Cgil, Giuseppe Valentino, prima di avviare il corteo hanno salutato i partecipanti. “Siamo qui perché vogliamo bene a Lamezia – ha detto il sacerdote – Una città compiuta è anche una democrazia compiuta che corresponsabilizza ogni sua istituzione, e sostiene ogni risorsa, ogni persona ed ogni famiglia. Per tutto questo – ha concluso don Panizza – ci mettiamo in cammino risoluti ad andare avanti”. Valentino ha evidenziato: “Nel giorno che non c’è la città è libera. La ‘ndrangheta ha le bombe, le truppe e i generali, noi abbiamo le mani vuote e tanta brava gente che crede negli ideali della giustizia e della democrazia e che si aspetta che la politica faccia la sua parte”. La marcia ha sostato davanti allo stabile “Pensieri e parole”, l’edificio appartenuto alle cosche e poi assegnato alla Comunità Progetto Sud.
Ad attendere i manifestanti c’era Nunzia Coppedè, presidente della Fish Calabria, la quale ha ricordato che nella grande casa a tre piani “vi sono le sedi di tante associazioni e vi è lo sportello informativo della Progetto Sud. Lo stabile è in pratica un presidio di legalità per la tutela delle persone meno fortunate”. Coppedè non è riuscita a trattenere la commozione ed ha risposto tra le lacrime ai giornalisti che la intervistavano: “Non si era mai vista tanta gente in festa davanti alla casa appartenuta ai clan del quartiere”. Forte il monito del procuratore della Repubblica di Lamezia, Salvatore Vitello che così si è rivolto ai mafiosi: “Fermatevi, avete superato il limite della tollerabilità. L’unica prospettiva che avete è la galera o la morte perché i beni, prima o poi, ve li confischeremo. Tutti i magistrati del territorio siamo qui – ha rimarcato il procuratore – perché vogliamo ribadire che i diritti devono essere soddisfatti come tali, e non essere considerati come favori”. Il vescovo diocesano Luigi Cantafora ha stigmatizzato la ’ndrangheta, “una realtà pervasiva, che condiziona tante persone, inquina la vita economica e sociale, ostacola lo sviluppo. Si favorisce la mafia – ha incalzato il presule – quando si amministra secondo una logica clientelare, quando i genitori non svolgono il loro compito educativo e ancora con la corruzione, il lavoro nero, l’evasione fiscale, l’assenteismo”. Da ciò la necessità che “ognuno svolga costantemente la sua parte. Non basta denunciare ciò che non va”. A concludere la manifestazione sul sagrato della chiesa del quartiere il sindaco Gianni Speranza che ha ringraziato organizzatori e partecipanti ed ha dichiarato: “Vorrei che tutta l’Italia vedesse la festa che siamo riusciti a fare in questo rione dove fino a qualche giorno fa si è sparato contro il centro per i disabili. Da domani nulla sarà come prima, certo non mancheranno le difficoltà ma – ha puntualizzato Speranza – questo non è certo un evento fine a se stesso. A Lamezia l’antimafia si vive e si fa ogni giorno”.
Maria Scaramuzzino
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