Welfare, la vera sfida è “salvaguardare l’universalismo”

Seconda giornata di lavoro per la Conferenza nazionale “Cresce il welfare, cresce l’Italia”, promossa da cinquanta organizzazioni sociali, da ieri impegnate nella discussione di un nuovo modello di stato sociale. Circa 500 i partecipanti all’iniziativa, articolata tra tavole rotonde e gruppi di lavoro e sessioni plenarie. “Salvaguardare il sistema di welfare e riconvertire le risorse” […]

Seconda giornata di lavoro per la Conferenza nazionale “Cresce il welfare, cresce l’Italia”, promossa da cinquanta organizzazioni sociali, da ieri impegnate nella discussione di un nuovo modello di stato sociale. Circa 500 i partecipanti all’iniziativa, articolata tra tavole rotonde e gruppi di lavoro e sessioni plenarie.

“Salvaguardare il sistema di welfare e riconvertire le risorse” è il titolo del documento che ha iniziato a elaborare uno dei gruppi, anticipato oggi, nelle sue linee fondamentali, da Nerina Dirindin, del Gruppo Abele. “Preservare il principio dell’universalismo è l’obiettivo fondamentale – ha detto – facendo in modo che non si vada oltre il semplice recupero delle inefficienze che nei servizi ci sono e certamente vanno superate. Il rischio è però che la crisi del welfare attuale diventi giustificazione del rovesciamento dei principi e che concetti come ‘mala sanità’ e ‘mal sociale’ siano di fatto strumentalizzati. L’universalismo – ha spiegato – è minacciato non solo dal taglio delle risorse, ma forse ancor più dalla dequalificazione dei servizi e dalla mortificazione degli operatori, con conseguente perdita del consenso”.

Concretamente, ha concluso la Dirindin, “abbiamo individuato 9 no e 15 sì da pronunciare con fermezza: no, per esempio, al ridimensionamento dei Livelli essenziali dell’assistenza sanitaria, o alla sostituzione delle politiche sociali con la carità e la famiglia; no allo scadimento qualitativo dei servizi e attenzione anche alle esternalizzazioni. Alle associazioni spetta il compito di denunciare ogni politica che minaccia il principio fondamentale dell’universalismo”. Per quanto riguarda invece le proposte, “occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni per le politiche sociali, fare un salto di qualità nei servizi, favorendo l’integrazione socio sanitaria attraverso il miglioramento del rapporto interpersonale tra operatori e utenti e il miglioramento della qualità dei luoghi del sociale e del sanitario, che oggi restituiscono un’immagine degradata del welfare pubblico”. (cl)

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