Non è così che si rende merito alla memoria di Lucio Dalla, non strumentalizzando il suo pensiero e facendo dietrologie sui”perché sì e perché no” del suo orientamento sessuale. È quello chepensa l’Agedo Lecce, associazione di genitori e amici di persone omosessuali,sulla “bagarre” mediatica, scatenatasi all’indomani della morte delnoto cantautore Lucio Dalla.
“Sulla omosessualità velata/nascosta di Dalla – diceGianfranca Saracino, presidente dell’associazione Agedo Lecce – e sui suoirapporti con la Chiesa si è detto di tutto e di più. È abbastanza irritante checi si scateni con le domande, le supposizioni ed anche le accuse ora che nonc’è più e che non può più risponderci. La sua decisione di non parlare apertamente del suo orientamentosessuale rimane esclusivamente sua, quali che siano state le motivazioni chel’hanno determinata e, a meno che non abbia lasciato scritti in proposito, ètroppo tardi per chiederselo. E al solito, si sposta il problema vero”.
Già, perché il problema vero è solo camuffato dietro lefinte parole di finte persone perbene. “Dagli effetti e i condizionamentimicidiali del cancro dell’omofobiasociale italiana si slitta alla mancata presa di posizione di Dalla per idiritti civili. Le persone omosessualidella sua generazione (69 anni, ndr) hanno sofferto e vissuto con grande faticagli ostacoli che la nostra mentalità bigotta e perbenista, ipocrita e moralistada strapazzo ha sempre messo sul cammino della liberazione dell’orientamentoomosessuale, interiorizzando la condanna ed il disprezzo della società nei loroconfronti ed il senso del peccato loro inculcato. Non tutti sonoguerrieri. Il problema non è di Dalla -continua la Saracino – che sicuramente avrà sofferto per l’impossibilità di essere autentico fino infondo agli occhi del suo pubblico – anche se tutti sapevano. Il problema è dichi – primi fra tutti gli inetti e gli incompetenti politici che abbiamo avutoin tutti questi decenni e i sordi e cristallizzati pastori ecclesiastici – ilproblema è di chi intralcia il processo di affermazione dei veri valori moraliche niente hanno a che fare con quelli dei sepolcri imbiancati e che dovrebberoavere come obiettivo finale il benedella persona considerata nella sua interezza e il rispetto dei bisogni vitali e della felicità dell’interacollettività”.
Poche volte il Bene, quello con la B maiuscola, occupa lementi, le mani, le bocche di chi detiene la responsabilità di costruire il benecomune, di un’intera collettività. Un problema molto italiano: “Dalla -conclude la Saracino – era un grandissimo artista, ma non si chiamava Elton John e, soprattutto, non viveva in Inghilterra…”.
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