La drammatica testimonianza di un giovane omosessuale catanese giunge nella sede di GayLib Sicilia.
Il giovane ha bussato alla porta del movimento nazionale, che da pochi mesi è presente anche in Sicilia, perché non ha sopportato più la violenza subita da un padre che non riesce a comprendere il suo status di omosessuale.
“Puppo, che fotti come i cani, non ce l’ho io il problema, ce l’hai tu”. Sono alcune delle parole di Marco (nome finto) interrotte più volte dalle lacrime nel corso del lungo colloquio che ha avuto con Sandro Mangano, coordinatore regionale di GayLib.
“All’inizio mi sentivo inadeguato e sbagliato – ha raccontato Marco, 29 anni -, poi ho trovato la forza di confidare ai miei genitori quello che sono realmente. In un primo momento la loro reazione mi è sembrata di indifferenza, ma vedevo che soprattutto mio padre si allontanava sempre di più da me. Non c’era dialogo”.
Una presa di distanza che nel giro di pochi giorni, esattamente il 2 marzo, è approdata ad un gesto che Marco non dimenticherà mai più.
“Dopo avermi insultato senza motivo – prosegue il ragazzo, in lacrime – mio padre si è avventato contro di me prendendomi a pugni in faccia, con rabbia. Mi sono passati tanti pensieri per la testa; quello più triste è stato immaginarmi completamente solo e rinnegato da quella famiglia che amavo e amo”.
Pur essendo stato rassicurato dal coordinatore di GayLib che in caso di denuncia il movimento gli sarebbe vicino, Marco non intende almeno per il momento adire le vie legali.
“Sono pur sempre legato a mio padre: c’è qualcosa dentro di me che mi spinge a perdonarlo. Ma so anche che questa esperienza mi ha reso più forte e sono convinto che non subirò una seconda umiliazione”.
“Quello che costantemente siamo costretti a sentire rappresenta l’uno per mille di quanto viene rilanciato dai mass media – riferisce Sandro Mangano, coordinatore regionale di GayLib Sicilia -. Parliamoci chiaro: l’omofobia è un drammatico gioco al massacro. La meschinità è ancora più grande quando a subire i soprusi e le violenze sono i figli; i fratelli; i familiari. Quando l’orco cattivo, insomma, è quello che invece ti dovrebbe proteggere”.
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