Berlusconi andrà da Putin per congratularsi, ma da’ buca, all’ultimo momento, a Bruno Vespa, perché la sua presenza, due settimane prima di quella di Bersani, potrebbe nuocere al ruolo del delfino Angiolino Alfano.
Quindi Vespa è costretto a rivedere l’ospitata del suo salotto, a poche ore dall’in onda, dopo che Berlusconi, sospinto da una serie di telefonate notturne, su insistenza di alcuni non meglio precisati maggiorenti del Pdl, non ha voluto in alcun modo delegittimare l’attuale segretario, soprattutto dopo lo scivolone, di pochi giorni fa, subito rettificato, della mancanza di “un quid”, per essere perfetto.
Sono in molti però, come fa intendere il Corriere, a ritenere che la questione Alfano sia solo strumentale e la vera intenzione e tenere lontano Berlusconi , un padre non troppo nobile e a cui si guarda ora con fastidio, dagli schermi; con malumori sempre più riemergenti nel Pdl, molto evidenti già qualche settimana fa, quando l’ex premier aveva detto che al suo giovane pupillo Angiolino mancava il “quid” per ambire alla leadership del partito.
Bruno Vespa ha commentato “Berlusconi è caduto vittima della par condicio” e velenosamente osservato che la legge “impone l’equilibrio delle presenze tra rappresentanti di forze politiche di peso equivalente”, insinuando l’idea che, anche adesso, la vera guida del Pd resta lui, il Cavaliere, che non ha più parlato in tv dal 12 novembre, data di uscita da Palazzo Chigi.
Naturalmente il gran ciambellano del tubo catodico Rai è in forte imbarazzo e chiosa che l’ex presidente gli ha spiegato, dopo le polemiche dei giorni scorsi, di aver deciso di non voler dare sostanza, con una sua presenza in parallelo con il segretario del Pd, a sgradevoli equivoci sulla leadership operativa del Pdl.
Lui ha provato a dirgli che così facendo egli non potrà più andare in televisione, ma non c’è stato verso.
Prova ad usare la situazione a suo favore Bersani che, su Twitter scrive: “Vespa si tolga dall’imbarazzo, inviti sia Berlusconi che Angiolino Alfano. Il 21 dovrei essere ospite di Porta a Porta. Cedo il mio posto”, ma naturalmente non fa ridere nessuno con il prolungamento di una verbosità contro a mai propositiva che davvero ha stancato un po’ tutti.
E non sono finite quì le beghe per la Rai che vede, rinviata sine die anche un’altra programmazione attesa. La questione riguarda la serie “Troppo amore”, che affronta, con quattro film prodotti da Claudia Mori, il tema, tragicamente attuale, della violenza sulle donne e che ora, vede uno schieramento compatto che fa scudo perché non vada in onda.
La serie tv, dapprima in sei, poi in quattro film, era stata voluta dal direttore di Rai Fiction Fabrizio del Noce e vedeva affrontati vari, durissimi temi: lo stalking da Liliana Cavani, l’uomo che picchia ed uccide da Margarethe von Trotta, lo sfruttamento della prostituzione da Marco Pontecorvo.
Come sigla per la serie, la canzone di Gianna Nannini “mai per amore”in cui un verso recita: “Lo sai che quasi mai il vero amore lascia i lividi”.
Ma, sebbene l’esordio fosse previsto per la prossima festa delle donne, l’8 marzo, la Rai ancora non ha dato il via libera alla programmazione.
La produttrice Claudia Mori è infuriata e Sandra Zampa (Pd) ha firmato, con la senatrice Albertina Soliani, un´interrogazione al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, perché si occupi del caso, raccogliendo l´adesione di tutte le donne del Pd – da Livia Turco a Paola Concia da Giovanna Melandri a Rosa Villecco Calipari da Marianna Madia a Rosy Bindi – ma anche dell´ex ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna (Pdl), di Gabriella Carlucci (Udc), Flavia Perina e Giulia Bongiorno (Fli), unite per chiedere alla Rai “per quali ragioni continui a non programmare i tv movie che potrebbe sensibilizzare l´opinione pubblica su questo drammatico fenomeno” un fenomeno che in Italia ha raggiunto livelli di grave allarme, tanto da rendere evidente, in questa emergenza, che spetta alle istituzioni favorire e sostenere la scelta della denuncia e promuovere le azioni necessarie per educare le nuove generazioni alla cultura dei diritti delle persone e alla non violenza.
Dopo le eclatanti, recenti cancellazioni di Santoro e Dandini, la Rai abbraccia ora la linea dei rinvii e si dimentica (o fa finta) di essere servizio pubblico che certi temi deve affrontarli, per istituzione.
Carlo Di Stanislao
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