“Mi arrivano suoni elettronici e parole sconosciute, ecco chi si anima intorno: macchine e fantesche”. “Suoni, parole e mani straniere su di me che maneggiano il corpo, penetrano l’anima”. “Da allora in poi non ho più contato quante mani profane mi abbiano invasa, sfogliata senza badare al mio cuore”. Sono alcune delle profonde riflessioni del libro ‘Le mani addosso’, dove la disabile toscana Paola Nepi racconta la storia della sua malattia, la distrofia muscolare, annotando pensieri, emozioni, sentimenti, disagi, difficoltà, disperazioni e speranze. Un libro intenso, scritto con l’ausilio di un solo dito, l’unica parte del corpo che la donna riesce a muovere, un dito che ha battuto pazientemente sulla tastiera per mesi. Le mani del titolo sono quelle che quotidianamente, da anni, toccano, curano, assistono Paola: “Mani esperte, devote, mani disposte ma sincere. La mia carne nelle loro mani, il cuore altrove… mani materne, mani matrigne, mani benedette, mani maledette, mani necessarie, mani indispensabili”. La malattia ha colpito Paola quando aveva appena nove anni, non lasciandola più. Tanti i momenti di struggente dolore nel testo: “Crescevo e sognavo, non speravo. Inconsapevole, sentivo che la bestia che mi aveva azzannata non mi avrebbe più mollata. La speranza di un miracolo la lasciavo a mia madre, sperare per me sarebbe stato solo un vizio, ma sognare me lo potevo permettere, sognare e continuare a stare nei miei panni”.
La prefazione del libro è di Adriano Sofri: “Lei ha fatto del proprio corpo – dice rivolgendosi alla scrittrice disabile – un catalogo vibrante di tutte le mani che le sono passate addosso, un archivio segreto di impronte digitali inconfondibili… Paola è in loro balia ed è lettrice dei loro desideri, delle loro ripulse, dei loro bisogni. Una nota introduttiva al libro viene offerta da Daniela Scaramuccia, assessore alla sanità della regione Toscana, che ha supportato il progetto: “Paola Nepi racconta di corpi, ma nel farlo parla con sublime maestria alle nostre anime”. Presente anche un commento del marito della donna, Richard Ingersoll: “Coricarsi in un letto resta uno dei più bei piaceri della vita, ma rimanerci per sempre è ben altra cosa. L’immobilità, la dipendenza totale, le difficoltà a risolvere i bisogni più semplici del corpo sono i fatti costanti della sua esistenza”. Il libro, che verrà presentato domani a Montevarchi (dove è nata l’autrice), è diventato anche uno spettacolo teatrale, che verrà messo in scena domani sera a Cavriglia.
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