Sull’ultimo numero del settimanale Il Punto un’inchiesta sulle uccisioni di Aldo Moro e Paolo Borsellino. Le due morti, a distanza di quattordici anni l’una dall’altra, sembrano essere legate da un comune denominatore: il tradimento. Dietro a tutto, c’era quella parte di Stato che Moro e Borsellino, con ruoli diversi difendevano e per il quale hanno dato la vita. La morte dello statista Dc, nel 1978, da parte delle Brigate Rosse, ha alle spalle un’inquietante intreccio tra terrorismo, criminalità organizzata e Stato. In particolare la ‘ndrangheta era profondamente legata ai servizi segreti italiani. Tra le linee di quest’ultima organizzazione era arruolato il mafioso Francesco Fonti, oggi pentito, che ebbe un ruolo fondamentale nel tentare di aprire un dialogo con le Br per la liberazione di Moro. Cosa che però non avvenne mai perché bloccata dall’”alto”. Nel 1992, poi, la morte del giudice Borsellino. Una morte annunciata, tant’è che lo stesso Borsellino sapeva che lo Stato gli aveva voltato le spalle e che era sceso a patti con la mafia. Il giudice lo scoprì 18 giorni prima di essere ucciso, quando ad un incontro con l’allora capo della polizia Parisi, il prefetto di Roma Rossi e il ministro dell’Interno Mancino, c’era anche l’agente del Sisde Contrada, colluso con la mafia, e arrestato lo stesso anno con l’accusa di associazione mafiosa.
Il Punto: Aldo Moro e Paolo Borsellino traditi dallo Stato
Sull’ultimo numero del settimanale Il Punto un’inchiesta sulle uccisioni di Aldo Moro e Paolo Borsellino. Le due morti, a distanza di quattordici anni l’una dall’altra, sembrano essere legate da un comune denominatore: il tradimento. Dietro a tutto, c’era quella parte di Stato che Moro e Borsellino, con ruoli diversi difendevano e per il quale hanno […]
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