“Il cielo non ha collere paragonabili all’amore trasformato in odio”- (William Congreve)
Morire il primo giorno di primavera vuol dire credere nella rinascita eterna, trasportata dai venti leggeri che vengono da est e che sparpagliano l’anima nel cosmo.
E’ morto ieri, primo giorno di primavera e giornata mondiale dalla poesia, Tonino Guerra, con l’incanto dell’innocenza ancora negli occhi.
Aveva iniziato ad incantarsi ed incantare con le parole la sera della Vigilia di Natale del ’44 quando, di fronte ai compagni di sventura infreddoliti, impauriti e affamati, aveva “preparato” un sontuoso piatto di tagliatelle con i funghi, in un Lager spietato, raccontando i magici momenti della preparazione della farina, del fuoco crepitante e del sugo che spandeva il suo profumo di cose semplici e buone.
E con le parole aveva consolato e sfamato tutti.
Da allora non aveva smesso di usare la parola come mezzo evocativo e rasserenante, scrivendo versi e sceneggiature, parlando di quanto importante è parlare e sognare, costruendo lo scheletro dei film più belli di Antonioni, Rosi, Fellini, Tarkovskij e Theo Anghelopoulos, che non iniziava una lavorazione senza prima essere passato per lunghi, fruttuosi giorni a Pennabilli, a parlare con lui.
Theo è scomparso alla vista poche settimane fa e gli farà piacere incontrare il vecchio amico con cui discutere di “nostalgie”, di cose care e perdute e dell’odio insensato e crescente che ora le inghiotte.
E forse si unirà alla coppia (per un trio fatato), anche un’altra legata alla Primavera, Alda Merini, che il 21 marzo di 81 anni fa era nata ed assieme faranno poesia: “alacre come il fuoco” e trascorsa “fra le dita come un rosario”.
“La verità è sempre quella, la cattiveria degli uomini che ti abbassa e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa”, proporrà Ada ed i due uomini staranno a testa china, cercando una speranza.
Perché di una speranza il mondo ha ora bisogno, fra tanto odio insensato che ritma i suoi lugubri versi, fatti della follia omicida Mohamed Merah, 23 anni ed una cieco odio per la vita, tanto feroce da uccidere quattro innocenti.
E’ stato preso vivo, dopo un conflitto di 19 ore, con tre poliziotti feriti e si è vantato di “aver agito sempre da solo” e di rimpiangere di “non aver potuto uccidere di più”. Aveva in programma di “uccidere un militare” oggi e prevedeva , nei prossimi giorni, di eliminare due agenti di polizia.
Odiare, colpire, uccidere, con una insensatezza che serpeggia ed oscura la poesia, rinnegando quanto di buono resta nell’umanità.
Ieri, L’Aquila, era un trionfo di versi, nella giornata che l’Unesco le ha dedicato. Cortei di poeti sfilavano fra striscioni e volantini di rime e di strofe, con un “Albero della poesia” splendidamente esposto nel vecchio cinema Olimpia.
Ieri sera, poi, al “Querencia”, un gruppo di poetesse ha chiusa in bellezza, parlandoci dell’uomo e delle donne e del loro ardore, parlandoci anche di follia, ma cacciando indietro la violenza e la morte.
Naturalmente si è detto del “ricostruire” e si è compreso che lo si fa insieme e con amore.
L’Unesco Italia patrocinerà, a Torino, il Memoriale dei poeti della Shoah, per cantare la libertà e il valore della vita, contro ogni persecuzione, carcerazione, tortura e morte.
E a Torino, ieri, è stato operato alla testa il consigliere comunale Alberto Musy, ferito gravemente durante un’aggressione, a colpi di arma da fuoco, nel cortile di casa sua.
Un gesto insensato, che ci ricorda come la poesia può resistere, ma non è capace, se lasciata sola, di cambiare le cose del mondo.
Carlo Di Stanislao
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