Matrimoni forzati, non sono questioni di famiglia

Un’associazione che da 15 anni unisce donne italiane e straniere nella lotta alle discriminazioni culturali e di genere. È Trama di terre, con sede a Imola, che insieme ad ActionAid porta avanti il progetto biennale “Contrasto ai matrimoni forzati nella provincia di Bologna: agire sul locale con una prospettiva internazionale”. Nel 2011 Trama di terre […]

Un’associazione che da 15 anni unisce donne italiane e straniere nella lotta alle discriminazioni culturali e di genere. È Trama di terre, con sede a Imola, che insieme ad ActionAid porta avanti il progetto biennale “Contrasto ai matrimoni forzati nella provincia di Bologna: agire sul locale con una prospettiva internazionale”. Nel 2011 Trama di terre ha condotto una ricerca dal titolo “Per forza, non per amore”, da cui è emerso che in regione sono stati almeno 30, a partire dal 2009, i casi di tentata costrizione di ragazze al matrimonio. “Ma il nostro documento non ha avuto risposta” – commenta la presidente Tiziana dal Pra – “abbiamo chiesto di istituire un tavolo regionale per discutere del fenomeno, senza risultato. Adesso rilanciamo la proposta alle istituzioni. È ora di cambiare il pensiero generale, e smettere di considerare questi atti come questioni di famiglia. Come tutti i reati contro le donne, sono crimini ai danni delle persone”.

Dopo la pubblicazione dell’indagine, l’associazione vuole coinvolgere il mondo politico e alimentare la discussione sul fenomeno. “C’è troppa prudenza sul problema della limitazione delle libertà femminili – spiega Dal Pra – È visto come un argomento da evitare, perché delicato, soprattutto nel caso delle immigrate. La gente preferisce non parlarne per paura di passare per razzista, o per non dover affrontare le complicazioni delle differenze culturali e delle particolarità familiari. Si finisce per dire che sono affari loro, che prima o poi arriveranno da soli dove siamo noi”. Opposta è invece l’ottica di Trama di terre. “Dobbiamo avere il coraggio – afferma la presidente – di fare vivere alle ragazze migranti i diritti personali che noi abbiamo già conquistato, e che altrove costano tanto. Le carceri turche, pakistane e marocchine sono piene di ragazze che hanno rifiutato un matrimonio forzato. Bisogna prima di tutto capire da dove vengono, quali sono i loro codici di riferimento, poi lavorare perché abbiano giustizia qui e ora. Non si tratta di criminalizzare le culture d’origine, ma di porre al centro la tutela della donna”.

Promuovere quindi la conoscenza del problema, per favorire il dialogo tra i soggetti che si occupano di immigrate di seconda generazione. “È urgente iniziare dei percorsi di formazione per le scuole, per i consultori giovanili, per i tutti luoghi di aggregazione e istruzione frequentati da ragazzi migranti”. Secondo Dal Pra, c’è chi interviene sui casi specifici ma manca l’azione organizzata. “Ci sono insegnanti e altri addetti ai lavori che cercano di aiutare le ragazze – dichiara – ma a livello privato, in solitudine. Noi puntiamo a scalfire il riserbo che circonda questo tema. È una battaglia che la società deve fare propria”. È con questo spirito che domani, martedì 3 aprile, Trama di terre ripeterà il suo appello per un tavolo istituzionale e un piano regionale contro le nozze forzate, in occasione del convegno “Una scelta di diritto: se mi sposo è per amore”.

L’evento, organizzato con il sostegno di Vodafone Italia, si terrà dalle 9 alle 14 alla Sala Mozart della Fondazione Alma Mater in villa Gandolfi Pallavicini, via Martelli 22/24, a Bologna. Interverranno Dounia Ettaib, presidente di Donne arabe d’Italia, Giommaria Monti, autore di “Hina, questa è la mia vita. Storia di una figlia ribelle”, l’avvocato e docente Lorenzo Ascanio, il sicndaco di Novellara Raoul Daoli, la consigliera della Regione Anna Pariani, Ugo Pastore, procuratore della Repubblica al tribunale dei minorenni dell’Emilia Romagna, Gino Guglielmo Magnani della questura di Reggio Emilia e l’avvocato Barbara Spinelli, avvocata e autrice di “Femminicidio”.  Tiziana Dal Pra aprirà i lavori insieme a Rossana Scaricabarozzi di ActionAid e al sindaco di Bologna Virgionio Merola. “Riuniamo le autorità locali attorno al tavolo – spiega la presidente di Trama di terre – per iniziare ad assumerci una responsabilità collettiva riguardo ai matrimoni forzati”.

Ester Di Raimo

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