Nel 2010 quasi una famiglia su cinque (18,5%) era povera in senso relativo. Nel 2009 poco meno di una persona su 3 era a rischio di povertà o esclusione sociale, circa una su 5 era a rischio povertà dopo i trasferimenti sociali, quasi 1,5 persone su 10 vivevano in famiglie a bassa intensità lavorativa e, infine, una su 10 era in grave deprivazione materiale (fonte Istat). Sono i dati che emergono dalla ricerca “La povertà in Sardegna: dimensioni, caratteri e risposte” realizzata per il Csv Sardegna Solidale dalla Fondazione Zancan di Padova che viene presentata oggi a Cagliari. Tre le direttrici su cui si è concentrata l’analisi, approfondite in altrettanti rapporti: la conoscenza del fenomeno a livello regionale, l’azione istituzionale a contrasto, l’apporto del volontariato (vedi lancio successivo)
Dalle elaborazioni emerge che la situazione più critica si trova in provincia di Carbonia-Iglesias, dove si concentra il più alto tasso di disoccupazione in generale e giovanile in particolare. Altre criticità sono legate all’aspetto reddituale, soprattutto delle persone anziane, alla salute e alle relazioni familiari poco solide. In provincia di Sassari e, soprattutto, in quella di Oristano le criticità sono in termini di disoccupazione, diffusione della disabilità in età adulta, non autosufficienza e solitudine tra gli anziani. Positivo, invece, il rapporto tra avviamenti/cessazioni di imprese e il reddito medio. Per le province di Olbia-Tempio e dell’Ogliastra il profilo indica rispetto alla media nazionale, ma allo stesso tempo anche i punti di forza sono sotto la media. In posizione intermedia si collocano le province di Cagliari, Medio Campidano e Nuoro.
Per quanto riguarda le azioni di contrasto alla povertà da parte della regione, sono perlopiù orientante a erogare sostegno economico (19,4%) e a garantire un inserimento lavorativo (18,4%). I destinatari sono in misura maggiore famiglie e minori (23,5%) e povertà estreme (23,5%). Sono interessate in misura minore le situazione di emergenza (1,5%), le donne (2,9%), gli anziani (2,9%) e chi ha un disagio mentale (2,9%).
Il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, sottolinea l’importanza di queste informazioni per poter affrontare il fenomeno. “Ma la sola conoscenza non basta – avverte -. Se episodica e non ottenuta in modo continuativo, serve a dichiarare ma non a fare. È invece necessario che la conoscenza sia stabile nel tempo a servizio della programmazione e della valutazione delle politiche”. Da qui la proposta di proseguire questo investimento dando vita a un osservatorio permanente e indipendente sulla povertà e l’esclusione sociale in Sardegna: “Non è solo un auspicio – spiega Vecchiato -, visto che quanto presentato è uno studio di fattibilità per nuovi modi, più efficaci di affrontare il problema e valutare i risultati”.
Lascia un commento