Ricorre oggi, 21 aprile 2012, il 2765° Natale di Roma. Una serie di manifestazioni allieteranno questa importantissima ricorrenza – iniziando già venerdì con un seminario di studi e la presentazione di un volume sulla toponomastica dell’antica Roma – con una serie di artisti che si esibiranno a partire dalle 20.30 in via dei Fori Imperiali di fronte all’esedra dei Mercati di Traiano. Sono attori, cantanti, musicisti ed intrattenitori vari che si alterneranno ai microfoni per onorare il legame profondo con la città in cui sono nati, si sono realizzati artisticamente o che li ha adottati. Parliamo di Maurizio Battista, Luca Barbarossa, Mario Biondi, Enrico Montesano, Ennio Moricone, Paolo Bonolois, Lorella Cuccarini e l’intramontabile cantante romano, Lando Fiorini. Ci saranno anche i concerti delle bande militari – dell’Aeronautica Militare, della Marina Militare, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria – in Piazza S. Silvestro recentemente ristrutturata. La Banda della Polizia Locale di Roma Capitale, si esibirà alle 20.00 in Piazza del Campidoglio. A palazzo Braschi la mostra sui rapporti tra Cavour e Roma. A Fontana di Trevi l’esposizione fotografica del famoso paparazzo romano del Messaggero, Rino Barillari e le parate folkloristiche che evocano i fasti della Roma dei Cesari. La costruzione di un accampamento di legionari a villa Celimontana, la rappresentazione dell’atto di fondazione della città ed un corteo in costume con la presenza di gruppi stranieri concluderanno la giornata del compleanno della capitale d’Italia. Doveroso ricordare, a titolo informativo, che il giorno del Natale di Roma – cadente quest’anno all’interno della XIV Settimana della Cultura – (14 / 22 aprile 2012) i musei civici saranno aperti con ingresso gratuito. Praticamente conosciamo ormai quasi tutto delle origini di Roma, un mito che ci è stato tramandato come fosse una realtà inconfutabile, della storia di quei due gemelli, Romolo e Remo, frutto di uno stupro divino – del dio Marte su Rea Silvia – del loro abbandono in una cesta sulle rive del Tevere, del salvataggio dalle acque ed il successivo allattamento da parte della lupa. Poi i due fratelli vennero trovati ed adottati dal pastore Faustolo e da sua moglie Acca Laurentia. Ciò è quanto ci racconta, della nascita di Roma, la famosa leggenda risalente al V° secolo a.C. con un utilizzo , forse propagandistico dell’origine della città. La storia della capitale d’Italia non può prescindere da quella che è la preistoria laziale in generale e più in particolare dagli antichi popoli che per primi si stabilirono nel territorio compreso tra i colli Albani, il Tevere ed il mare, gli Aborigini, insidiatesi sul colle Palatino che fondarono la città di Valentia. Poi di Saturnia, dedicata al mitico semidivino re Saturno, fu edificata sul Campidoglio. Ma torniamo a Romolo e Remo i due gemelli secondo i quali il rispetto della primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo quindi bisognava affidarsi agli dei protettori del territorio mediante i migliori auspici per stabilire quale dei due doveva dare il nome alla nuova città. Decisero allora di affidarsi al volo degli uccelli, il nome alla città lo avrebbe dato chi ne avrebbe visti di più. Il fato favorì Romolo che prese un aratro e tracciò un solco sul Paladino, quale confine della città da lui stabilito in Roma. La nascita, purtroppo, determinò la fine del fratello, Remo, in quanto si era stabilito che nessuno doveva oltrepassare il solco senza il permesso del capo. Sembra che Remo lo superò con un salto dicendo :” guarda comè facile” Romolo accecato dall’ira lo uccise con la spada esclamando:” Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura e chiunque avesse offeso il nome di Roma”.Una volta fondata Roma, Romolo si creò il problema di come popolarla avendo portato con se i pastori ma senza donne. Organizzò allora una grande manifestazione invitando i Sabini con le loro mogli e figlie; ad un certo punto della festa, mentre tutto si svolgeva tra canti e balli, con un segnale convenuto i giovani romani rapirono le donne scacciando gli uomini con le armi. Successivamente Tito Stazio, re della tribù sabina dei Curiti, si recò a Roma per vendicarsi dell’affronto subìto e reclamare la restituzione delle donne. Entrati in città, con la collaborazione della giovane Tarpea, iniziarono a combattere contro i romani. Intervennero le donne che – nel frattempo si erano affezionate ai loro rapitori – per evitare ulteriori spargimenti di sangue invocarono l’armistizio. Allora i due poli si riappacificarono, divenendo uno solo, e Romolo regnò con Tito Stazio.
Nando Giammarini
E’ un invito a fare un viaggio nel passato e a scoprire lo spirito dell’antica Roma. Io ne ho approfittato per fare un giro con i miei nipotini al Colosseo, ai Fori Imperiali, e tutto il centro della capitale era pieno di patrizi elegantemente vestiti, plebei, legionari, mercanti, schiavi e gladiatori. Che emozione! Chissà se qualcuno/a della Lega abbia assistito a tanto splendore!