Italiani sempre piu’ vecchi, grassi, meno fecondi (le donne fanno meno figli) e, di conseguenza, depressi. È il quadro a tinte fosche sulla salute del paese emerso stamattina alla presentazione del rapporto Osservasalute 2011 a Roma all’universita’ Cattolica. Il Rapporto e’ pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane che ha sede presso la Cattolica ed e’ coordinato dal professor Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di igiene della facolta’ di Medicina e Chirurgia. Ben 175 esperti hanno messo insieme i dati.
Continua a crescere la percentuale di popolazione che ha problemi con la bilancia: nel 2010, oltre un terzo di quella adulta (35,6%) e’ in sovrappeso, mentre 1 persona su 10 e’ obesa (10,3%). Confermato il gradiente Nord-Sud: le regioni meridionali presentano piu’ persone in sovrappeso (Molise 41,8%, Basilicata 41%) ed obese (Basilicata 12,7%, Puglia 12,3%). Gli uomini sono piu’ grassi: e’ in sovrappeso il 44,3% di loro rispetto al 27,6% delle donne ed obeso l’11,1% degli uomini contro il 9,6% delle donne. In Italia, nel periodo 2001-2010, e’ aumentata sia la percentuale di quanti sono in sovrappeso (33,9% vs 35,6%), sia quella degli obesi (8,5% vs 10,3%). Circa 40.000 ricoveri sono attribuiti ogni anno all’obesita’ e ai disturbi da iperalimentazione come diagnosi principale.Preoccupanti i dati sui bambini in sovrappeso o obesi: la prevalenza e’ pari, rispettivamente, al 23% e all’11% dei piccoli da 6 a 17 anni.
Seguono i dati del Rapporto:
La crisi mette in difficolta’ la dieta mediterranea: fa impennare i prezzi di frutta e verdura.
Per la prima volta dal 2005, si registra un calo del numero di porzioni consumate/giorno (4,8% vs 5,7%, dato che era rimasto grosso modo stabile fino al 2008).
La crisi genera anche malumore che spesso sfocia in depressione: l’uso di antidepressivi in Italia e’ cresciuto di oltre 4 volte in una decade (il consumo e’ passato da 8,18 dosi giornaliere per 1000 abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010). Anche quest’anno prosegue il trend di aumento che interessa, indistintamente, tutte le regioni e dura dal primo anno della rilevazione (2000). Le regioni del Centro-Nord, in particolare Toscana e Liguria, risultano avere consumi nettamente superiori rispetto a quelle del Sud. L’unica eccezione a questo quadro e’ rappresentata dalla Sardegna, i cui consumi si avvicinano a quelli delle regioni del Nord. C’e’ anche una notevole crescita della percentuale di soggetti che hanno ritenuto nell’anno di avere necessita’ di aiuto psichiatrico e/o psicologico: la richiesta di aiuto e’ aumentata del 10% negli ultimi 5 anni (studio Eurobarometer), soprattutto tra gli over-40, lavoratori manuali e disoccupati. Per quanto, poi, l’Italia si collochi tra i Paesi europei a minore rischio di suicidio, ed il tasso di mortalita’ per suicidio si sia ridotto nel tempo a partire dagli anni ’80, rispetto al minimo raggiunto nel 2006 (3.607 casi) nell’ultimo anno preso in considerazione in questa edizione del Rapporto si evidenzia una ripresa (3.799 casi).
In Italia “siamo ben lontani dalla vittoria nella lotta all’alcol”. La prevalenza dei consumatori a rischio e’ pari al 25% degli uomini e al 7,3% delle donne, senza differenze significative rispetto alla precedente rilevazione (nel 2008, il 25,4% degli uomini e il 7% delle donne). E nonostante le campagne anti-tabagismo, nel nostro Paese fuma ancora una persona su 4, per lopiu’ giovani di 25-34 anni.
In Italia, la mortalita’ per malattie ischemiche del cuore (in primis infarto e angina pectoris) rappresenta ancora la maggiore causa di morte (circa il 13% della mortalita’ generale ed il 33% del complesso delle malattie del sistema circolatorio), cosi come rappresenta una delle maggiori cause di morte in quasi tutti i Paesi industrializzati.
Scompare quella sia pur flebile speranza di crescita riscontrata nelle precedenti edizioni del Rapporto: il tasso di fecondita’ totale (Tft) e’ passato, infatti, da 1,42 del 2008 a 1,41 del 2009 e le prime stime sul 2010 sembrano confermare questo trend.
L’Italia e’ sempre piu’ vecchia e il futuro non promette inversioni di rotta: anche il Rapporto 2011 mostra la tendenza. Nel 2010 la popolazione in eta’ 65-74 anni rappresenta il 10,3% del totale, e quella dai 75 anni in su il 10%. Si confermano regione piu’ vecchia la Liguria (gli anziani di 65-74 anni sono il 13% della popolazione; gli over-75 il 13,9%), regione piu’ giovane la Campania (65-74 anni sono l’8,3% della popolazione; over-75 il 7,6%).
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