Intervista al pittore Carlo Cordua

L’arte, come il linguaggio, nasce per comunicare attraverso lo scambio e la storicizzazione di diverse informazioni. Essa è respiro ed espressione di vita, un mezzo per comprendere il movimento universale delle cose poiché esalta, in tutti i suoi più svariati aspetti, l’armonia del mondo che ci circonda. La realtà a volte appare complessa, ma le […]

L’arte, come il linguaggio, nasce per comunicare attraverso lo scambio e la storicizzazione di diverse informazioni. Essa è respiro ed espressione di vita, un mezzo per comprendere il movimento universale delle cose poiché esalta, in tutti i suoi più svariati aspetti, l’armonia del mondo che ci circonda. La realtà a volte appare complessa, ma le sue basi sono semplici e lineari ed è sempre possibile rintracciarle. Ha dunque lo scopo di far emergere dalla complessità la semplicità dell’essenza delle cose mettendo in evidenza tutta la sensibilità dell’animo umano. Carlo Cordua, artista di origini napoletane, ha legato la sua fortuna alla tecnica del pastello, nella quale è riconosciuto Maestro. Ha iniziato a dipingere fin da adolescente, concludendo il suo cammino di sviluppo e perfezionamento con la pittura cui dedica gran parte della suo tempo, con mostre che riscuotono un notevole successo, non solo in Italia ma anche all’estero. Di elevato spessore culturale ed umano la sua mostra, “Qualcosa in più della speranza“, organizzata dalla Regione Lombardia, in collaborazione con l’Associazione “Arte e Vita”, tenutasi nello Spazio Eventi del Grattacielo Pirelli, è stata dedicata ad un tema molto attuale e di primario interesse: la lotta contro l’AIDS. Diffondere la necessità di combatterla attraverso la prevenzione e l’informazione, rivolta soprattutto ai giovani, più esposti al rischio del contagio è da sempre uno degli impegni prioritari di questo artista famoso e stimato non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Diceva Einstein:” L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l’evoluzione”.

Nei suoi quadri dominati da paesaggi tra confini e realtà ricorrono molto spesso i colori chiari, la luce che illumina ed avvolge tutto. Quale sensazione avverte intento a dipingere nel suo studio aperto su un giardino fiorito di limoni ed aranci?
R: La luce è un elemento molto importante, perché è indice di purezza e speranza. Quando dipingo, sento il bisogno di isolarmi per guardare il mio mondo interiore, ascoltarlo nel silenzio più assoluto, per poterlo poi esprimere con i colori.

Cosa e quale impronta emotiva intende comunicare attraverso i suoi dipinti?
R. Non voglio trasmettere nulla di oggettivo, ognuno guardando un’opera è libero d‘ interpretare l’ emozione di quel momento, unita alla percezione di luce e di colore dell’istante in cui si guarda la tela. E’ come è una sorta di partecipazione tra la mia opera e lo spettatore. Tuttavia , spesso ciò che vediamo, dipende anche dalle esperienze che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo.

Da dove nasce e come si esprime la sua straordinaria capacità di fare pittura; qualcuno lo ha definito un paesaggista di notevole talento, sebbene il pastellista ha in sè una carica di sentimenti e poesia, in quale dei due ruoli ama identificarsi?
R. Da bambino ero attratto dai colori, tutto nasce da un’esigenza interiore. M’identifico nel pastello perchè è un contatto diretto tra me, la mia gestualità e la tela. Il pastello è quel “medium” che mi fa raccontare attraverso i colori, momenti tra sogno e fantasia.

In tutti i generi di pittura il colore dà vita alle tante immagini e grande suggestione in cui la luce sembra dissolversi, quasi a consumare ogni elemento raffigurante, è un suo stile o una precisa tecnica?
R. Non parlerei di genere o di stile, il colore diventa protagonista e può trasmettere suggestione. L’artista spesso è un illusionista, crea modificando o addirittura, esasperando la realtà. Un’opera può essere in grado di suscitare svariati stati d’animo o sensazioni che vanno ben oltre lo stile visivo. La tecnica è importante nel senso che l’artista deve sapere cosa adopera e curare lo stato di conservazione del dipinto negli anni futuri, affinchè esso rimanga inalterato nel tempo.

In uno dei suoi tanti quadri raffigurante due alberi che s’ intrecciano sul tronco, mi ha particolarmente colpito il gioco di colori e i riflessi di luce emanati dalla tela, quasi che l’animo ci si volesse rispecchiare e guardarvi dentro, fin dove fosse possibile. Quale messaggio era sua intenzione manifestare?
R. Mi diverte molto creare alberi in movimento e renderli misteriosi. Tutto è nato così quasi per caso, quando la mia amica giornalista Margherita Enrico che da anni collabora con il Nobel per la medicina Luc Montagnier (scopritore dell’AIDS), mi chiese se me la sentivo di rappresentarla con i miei dipinti. Ricordo che stavamo camminando nel parco di una villa di amici, caratterizzato da magnifici esemplari di alberi secolari. Mi fermai e in silenzio contemplai la meraviglia che avevo intorno e cioè gli alberi, simbolo della vita. Decisi di usarli come metafora e accettai subito la proposta. Pochi mesi dopo, alla Camera dei Deputati venne organizzata una mostra dove gli alberi usati come metafora, avevano il compito di promuovere una campagna nazionale sulla prevenzione dell’AIDS di enorme successo, tanto che il presidente Formigoni, la volle a Milano. La gente percepì il messaggio e capii che i miei alberi erano riusciti a parlare; fu un’esperienza bellissima!

Dal suo punto di vista quali sono i principali riferimenti su cui basa la pittura e la vita ed è vero, soprattutto, che la luce in momenti particolari, può destare ricordi e sentimenti?
R. Senza arte è come vivere senza respirare, si può? La luce è quella magia che risveglia tutti i nostri sogni, anche attraverso i ricordi e che ci permette di pensare al futuro .

Crede di essere soddisfatto di quanto fin d’ora realizzato e quali prospettive ipotizza per la sua carriera artistica?
R. Abbastanza, la mia carriera artistica è come una tela bianca che aspetta di essere colorata: tutto questo diventa per me uno stimolo incontrollabile.

Quanto influisce il richiamo culturale della sua terra,in un artista di origine napoletana e cosa suscita la realizzazione di un quadro, pensando alle sue origini?
R. Le confesso che è difficile rispondere a questa domanda. Mi sono sempre sentito cittadino del mondo, senza mai rinnegare le mie origini, utilizzando l’umorismo e la simbologia presente nei miei dipinti. Al di là dei nostri confini c’è un mondo artistico sterminato; ogni popolo ha la sua sensibilità artistica ed il suo modo di esprimerla, ma la base della comunicazione resta sempre la stessa. Il vero artista dovrebbe sapersi confrontare ed essere compreso in tutte le culture, comunicando con un linguaggio universale.

L’esposizione dei suoi quadri, in Italia e all’estero, ha contribuito a formarla in campo umano ed artistico?
R. Assolutamente si, il mio obiettivo è quello di percorrere la strada giusta per poter essere utile al prossimo. Da sempre qualsiasi oggetto artistico riveste una funzione precisa di carattere pratico o anche sociale, politico o religioso, ma l’obiettivo deve essere sempre e comunque quello di far prevalere particolari suggestioni ed interessi ed è quanto cerco di fare. Le confesso che ogni esposizione è sempre emozionante come se fosse la prima volta: è un mettere a nudo la propria anima in pubblico.
Grazie, Maestro.

Maria Elena Marinucci

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